L' Esposizione di Torino: Giornale ufficiale illustrato dell'esposizione internazionale delle industrie e del lavoro 1911

I,'ESPOSIZIONE DI TORINO (( Un Re e un Regno d'Italia non sono cose - egli diceva - nei patrii fasti straordinarie, e se al Regno e al Re d'Italia che oggi si creano non si attribuisce una speciale significazione, noi, o Signori, non potremmo ad altro aspirare che al titolo di spolveratori di vecchie pergamene>>. E dopo di aver ricordato che Re d'Italia erano stati gli Ostrogoti, i Visigoti, i Goti, i Longobardi, i Franchi soggiungeva : ttll nostro Regno avra questo di nuovo : che esso si stendera non sopra una parziale aggregazione di provincie, rna abbracciera tutto il suolo d'Italia, dal Monviso all'Etna, dalle Alpi all'Adriatico ; il nostro Re avra questo digrande, che invece di emanare dalla forza, sari 1'espressione del diritto che emana dalla SovranitaNazionale... >t. Vittorio Emanuele 11 non poteva rappresentare una domestica tradizione di conquista, rna il principio del voto nazionale; e a coloro che avrebbero voluto togliere al none di Vittorio la denominazione di ttll>>, ttvittorio Emanuele chiamavasi gia -egli esclamava - Vittorio Emanuele 11 quando, dall'alto del suo soglio, consolava i dolori d'Italia e stendeva la destra per difenderla. Era Vittorio Emanuele 11 che correva a Palestro, e sgominava la potenza Fotograf ia Byogo. Clich6 « Mossa, e Floris ». TORINo - I,o scalone del Palazzo Madama, gia Sede del Senato del Regno. austriaca ; era Vittorio Emanuele 11 che scagliavasi cinque volte all'assalto a S. Martino e decideva le sorti di una battagliache consacrava la vittoria della liberta italiana ; e come potrebbe spogliarsi di un none cosi glorioso ? )). Egli proponeva perci6 che alla formola del Governo venisse sostirfuittL cTnes,I ck+Ia... Vdttori,o Emanuale 11 6 ¢roclunato dal ¢o¢olo i,taldano, ¢ey s6 e sttod successori,, ¢yimo Re d:Itaha. Nel dettar questo articolo di legge - egli diceva - si a posto mente a tre cose: A conciliare nel none del Re i suoi riguardi di famiglia coi diritti della nazione; A stabilire a chiare note la legittimita della Monarchia proveniente dalla sovranita del popolo; A togliere 1'iniziativa al Ministero per restituirla al Par1amento. Non memo eloquente e non memo abile del suo avversario fu il Cor[le di Cavour.. « Io mi unisco ¢ienunente all,e aloquenti ¢avole del ralatoye del,la Commi,ssione, quando egiv ¢yoalama la Parte che tutti gli itatiani hanno avuta nel gran dramma del nostro risoygivmento, rna nd sia ¢ur lecito dl di,rlo e ¢yoclunarlo con ¢rofonda convinzi,one : Negh ultind avveni,menti 1' dnizi,a,tiva ftt t>yesa dad Governo .. flu il Governo che Prose 1' i,niziativa dell,a cun¢agna di Crimea,. fu il Governo del Re che ¢rese, I; dnizdativa di I)voclunare il di,vi,tto d'Itali,a nel Congresso di Parigiv; fu il Goveyno del Re che ¢rese 1' iniziativa deb gyandd atit del I.859, in viytde deb quah 1' Itaha si a cosittui,ta. Il,Governo crede che nell,e attttali circostanze sia s%o doveye di, ¢yender riniziativa delle gyandi im¢yese, d'infoymarsii al sendmend della Nazione, di ¢enetyarsd de' s%od desideri, de' s%oi voti,, de' suod divi,th,, ed esseye il i)yimo a ¢voclamarld al cos¢etto delrEuropa». Applausi fragorosi accolgono le parole del Conte di Cavour. « Una considerazi,one speciale -egli a;gginrlge -induce il Governo. La ¢roclamazione dad Regno d' Italda surd aGcoltq dn Italta con g'yida di givoia e di entttsi,asmo e non tyove'yd ch? i)ochi o¢¢ositoyi, givacch6 io ho abbastan%a fede nell,a nobiltd del c%ore unaito Per rdtenere che anche fya coloyo che appartengono a quella mtnoran%a che in Italia t>ersegue ¢ensderi contrari,, ve ne ha molti nel di ctti cuore I,e frbye i,tall,ane yisuoneranno i,nvolondari,uneute quando surd fatta questa ¢yoclamazione. Ma ciiedete voi che questo grande atto sayd accolto con tanto fa,wye da tutto il yesto delTEuro¢a ? Non sa¢ete voi che il fatto che state I)er com¢iere a uno deb bid griandi che rdcordi I,a storda di tutti i tempi ? Cyedete voi che un ¢opolo, un gran ¢o¢olo che sorge quasi istantaneo, che sorge quando Pochi anhi ¢rima sd metteva in dubbio la su,a esistenza -rna che dico in dubbio ? quando la si negava yectsamente dal vetevani del,la di¢lomazia euro¢ea - cyedete voi che sia %n fatto che tutlo il mondo accolga con i avove ed apt>lattsi? Imf)oytava qulndi che q%esto voto si com¢iesse con tutta la soleunitd, con tutta l,a maturitd Possibile e non t>otesse di,ysi dl yisultato di uno sfogci dell,e ¢assdovi ¢o¢olari, rna bensb un alto maturo Pro¢osto da chi 6 dn ceyto modo cttstode deb ¢yincttjii governchvd, emanato ed ap¢landito da quad Coy¢o che ya¢t>yeseuta t>idi s¢ectalmente i ¢yinci¢ii conservatoyi e ¢oscia ¢yoclamato e consac`rato dalla Assemblea che va¢¢resenta fedelmente il concetto del,l: entttsiasmo Po- ¢olare, dell,o slanct,o Patyiowhco». Questa necessita d'ordine morale e politico fu da tutti potentemente sentita. Tutti in quel momento coinpresero che sopra ogni :uaezsito£::esf|£efnonrem:ef%Tf¥taop:eavz:;enr:]~:Eel::1;::gcho£:::r::£nnde£]]:ahffeerfi Conte di Cavour rivolge all'avver`§`ario di non impedire che un voto di entusiasmo chiuda uiia disc:ussione, che doveva essere la pith eloquente delle risposte alle accuse ed alle insidie dei nostri nemici al di la delle Alpi, Brofferio risponde che in omaggio alla patria concordia s'interdice qualunque risposta, e la Camera vota all'unanimita la legge. Questo voto -che segnava il pith grande avvenimento della storia italiana -aveva luogo nella seduta della Camera delli 14 marzo 1861, e 13 giorni dopo lo stesso Consesso proclamava Roma capitale del nuovo Regno. Noii si era soltanto fatta rivivere una grande Nazione, rna si era - come affermava il Conte di Cavour - /¢#¢ cos¢ ¢ide grande, ¢idi sul)hme ancora, la dd c%i infouenza era incalcolabi,le. E Poco pit di un anno ci separa dai giorni nei quali ricorre il cinquantesimo anniversario di questi fasti, che 1'anima italiana ricorda con affetto religioso, e in questi 5o anni di vita nazionale non tutte le giornate furono egualmente liete e gloriose; rna anche fra le pit dure avversita che ci hanno colpito, il sentimento della patria libera ed una e il proposito di farla prospera e grande colla virtd del 1avoro e della scienza non si sono mai smentiti. I+'Italia si prepara alla grande Commemorazione Cinquantenaria colla pih alta e nobile ambizione di rivelare a se medesima e alle Nazioni sorelle, che volle partecipi alle sue gioie, di quali benefici copiosi frutti sia stata feconda la liberta politica che essa ha saputo conquistare e come essa sia degna di star a fianco dei popoli pith operosi e civili. Roma e Torino, 1e due citta sulle quali in modo speciale si riflettono i ricordi dei fasti gloriosi del 1861, invitano il popolo italiano ad una solenne rassegna di tutto cid che lo studio ed il 1avoro di questi cinquant'anni hanno prodotto nel campo dell'arte, dell'industria e dell'economia sociale. Ai ricordi della sua Costituzione Nazionale 1'Italia associa la visione delle nuove e non memo ardite conquiste del 1avoro, onde essa pud far suo il canto glorioso del poeta catanese, di Mario Rapisardi : Intrecciate alle chiome allori e rose; giorno di nozze e di vittoria a questo. Apri, o lavoro, le officine immense onde fluisca l'abbondanza ; slancia sugli indocili fiumi, all'Alpe in cima, entro al cor della terra, al mare in dorso i mostri tuoi ch'hanno di ferro il corpo e l'anima d'elettro ; i campi solca dell'aria irremeati, agli astri aspira : di tue virtti semina il mondo, e l'orme del pensiero dell'uom per tutto imprimi ! Nei tempi tuoi d'acciaio e di cristallo (oh torri, oh guglie fiammeggianti al sole, alcun dio mai non ebbe are si belle!) convenir vedo al tuo fraterno invito, in gara di gentili opere, tutta la famiglia dell'uomo ; suggellata in generoso indissolubil nodo vedo l'umana fratellanza : misto col rumor lieto di campestri ingegni dei civili trionfi odo la voce e fra tripudi da satolli cori ampio, solenne della pace il canto. T. VII`I`A. -3-

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