Le Esposizioni di Roma e di Torino nel 1911 descritte ed illustrate (Sonzogno Editori)

n======-:::: LI'. l'.SPOSIZIOMI DI 1?0/11-1 I'. DI TOl<INO Ml'.L 1911 ll Padiglione l.omb.1rdo alla ~loi tra Re,:ionalc (F~I. • Lnm,P•). Il Padiglione Lombardo a lla Mostra Regionale in Piazz a d'Armi. La Lombardia non pote\'a certamcme non essere Tal>" prcscruara, nell':me gloriosa de' suoi monumenti . all'Esposizione regionale di Roma. lnfaui, com'è noto, un Comitato. composto di speçiali delcgmi d'ognuna delle ono PTO\'incic lombarde, provvide alla erezione di un padiglione che riproduce mluni de' più l:mosi monumenti delle varie 1crre di Lombardia. L'architeuo A. Zoc<:hi ebbe l'incarico del progeno. e l'edificio è come si vede dalla fo1ograli:1che riponiamo. eseguita a met~ febbraio. imeramcmc costruito. In esso campeggia l'Arc11gario di 1\1011:a con torre. orologio, parléra copcr1a e scala csicrna; e armoninmi, fusi n questo singolare monumento della seconda mcr;\ del Xlll secolo, sono parre della celebre casa dei Missaglia, armaiuoli milanesi, con ornamentazioni policrome; un corrile dc! Castello di Ma/paga (Be:gamo); un por1ico del Castello di Pa11dino (Crem3); la casa dei Besm a Teglio (Sondrio); un chios1ro della las1osa Certosa di Pa\'ia; un cortile del Monte di Piet;'l di C,emo11a e la \"3~3 loggia della Bicocca . presso Milano. i\ queste singolari riproduzioni architenonichc \"erinero nggiunte , a scopo d~corntivo, copie di sculture varie esis1cr11i in vecchie ch iese e palani e c~st~lli e archi disscmi1rn1i nella regione lombarda. Ogni pro\'incia lombarda lrn p:o\•1•is10 pc!' proprio como a r iprodurre, nello spazio assegnaiolc, qualche proprio ambiente tipico p~r manires1uioni d'art~ o i::cr interesse storico. I ire locali assegnati a Milano riproducono la sacresii:i della chiesa della Passione colla \"0lrn dipinm dal Borgognone, una sala terrena del pa!azw Borrome:) (fi ne del 300) e una sala. d'un bnroçchlsmo fas1oso. delln villa di Senngo. Ln costruzione di qucsio padiglione, elle a molti e molli ri1•eler/t bellezze lombarde insospeuate, costa mezio milìon: all'incirca. T1111e le ouo pro1•incie concorsero a rormare questa somma. Il 18 febbraio, a Milano, nella sala della Deputa1,ionc Provinciale, il Comimto genenlc s ì rac:olse in seduia per apprendere dal vicepresidente. ing. Piola, tune le no1izieche po1cvano in1eressarlo. Si constatò elle per il 27 marzo tutto sar;\ pronto. Il Comitato Lombardo srnmpH;\ una guida-monografia . non solo perch~ i 1•isitatori della Mostra abbfano una gu ida sicura. ma allresi per rnceoglierv i lutti I tesori d'arte delle cinà lombarde, allìne di smen1ire la leggenda che la Lombardia sia pri\'a assolutamente di mooumenti d'arte. ~H ALLA MOSTRA DEL RITRATTO IN FIRENZE H~ L a figura e il gentile rom.anzo di un rivendicato alla gloria, Abbiamo gi;\ detto - e rip.:::luto con la parola di Ugo Ojcui - quale bel campo e qu:ilCl nuov,;i fulgore siano riS<•rvn!i nella J\10s1ra florentin~ alla figura di Giovanni Carnel'ali : il " Piccio ». - Simpatica e buona non meno che gloriosa figura, tard! rievocala nelle sue opere all'amrnhazionc re1•eremc dei cultori dell'ar1e! 11 "Piccio" - della cui arie insigne, dn Bergamo specialmente. la Mosrra del Rilrnno avrà superbi saggi - è uno degli :trtis!i pi\1 r,enialì c pili hneress.inti della S:i:ola Lombarda: egli fu in Italia l'antesignano dell'arte nuova, il \'Olgarizzatore della Scuola Romantica frnnccse,allaqualccglisiera11u1rito. Nacque a Monrcgrino. presso Luino. nel 1804: da pl>\"<'.ra gente . Ragano, era gar7.0n~ murmore. L:'l sua carriera artis:ica, la rh·elazione del suo talento. fu do11u1a ad uno sch~n:o. Egli si di\'Crtiva a s1:1ccare le chia1·i dal chiodo ov·erano auaccate, agli ingressi o nei corridoi. e al loro posto ne disegna\'3. al1re11amc - col carbone - con tanta e1·ide!lza di rilie1·0, che tuni ncrcs1avanoingannaticfacc1·anoanodis1accarle.prcndendolcper1·ere. Lo mandarono a Bergamo, all'AccHdemia Carrara, sono il Dioni: e fu li\ che l'inse una pensione, con alcuni nudi, il cui disei;.110 ( s i potè ammirarli, due anni fa. a Autoritmtto di Giov3nni C3rnc,·ali dello Il Piuù,. kurnuo del!:\ madre di ;\larghcrit~ ~brini. quella Mostra Lombarda che ne fu la posmma rh·eluione) i! di 1a1e potenza da poter stare a paro con quella degli :111tichi macscri. Poi. il Carnevali fu a Parigi, per qullct:c anno, col Trécourt, negli anni in cui florh·a la acclmn:11a Scuola Romantica francesCl , delln quale s 'innamorò, abbandon~ndo ogni tradiiione accademica. I~ quando ritornò a Bergamo - presto di1·cmando1•i ricercatissimo dal patriziato locale e da quello della "icina Cremona - vi si diede 111110 all'apostoln10 della nuova Scuola; combam110. schernito, anche.con l'epiteto s.irdonico di " genio incompreso ... - Lo fu dnv"ero! Era, del resto. un rnismuropo; un uromam icou, non solo nell'arte . E non per affettaz ione . po"ercuo! Tale IOll\'C1•arcso.nclfiorede!lagio1•entù . unodiqueidoloriehelagio\'inezzaspcnsieratadissipapres1oneipiù, ma che nei temper.imcnti rortemente sentimcn1ali sono " tragedie d'anima». Commo"cme. nella sua semplicità. è il pietoso ro• mpn1,o del povero « Piccio", Ei::li amava, riamato. una fanciulla di Tagliuno (1·illa,i::gio bergamasco): Margherita 1\\arini. l~i iornando un giorno al pa~sc . dopo lunga asscuzn, 11:110 assorto in dolci e gioiosi sogni - poichè l'Cniva nppun10 a combinare le 1101,1-c con la sua ,\hrj!herirn - s'incontrò in un funerale. E seppe che era lei, il suo amore. che se ne nnda\'a al campos.,mo! L'nvcv:1 uccisa la iisi. a diciasseue anni. Non pianse. Segui, muto, il corieo; vide, senza lacrime. calare nella fossa la sua pove ra morta; muto. chiuso nel suo dolore per sempre. Ed ogn i sera . poi. da Bergamo, parti1,a, a piedi. per Tagl iuno: sca1•alcava il cancello del eimi1ero, passava lunll,he ore presso la eau 1omba. Quando mori. celibe fedele - nel 1873. annegato nel Po per impro1•1•iso malore - gli si tro1•ò la chia1•e di un quartierino ammobiliato con decoro e con eleganza... Ent il nido che egli a\'eva preparato per la felici1à sua e della sua Margherita: egli IOa\·e1•aconsen•a10 inta\lo, fino all a morie. pagandone l'aNino. senza abitan·i .. . Era il suo nido dei sogni morti e del pianto fedele Non uno dCll,li ogge11 i. dei ninnoli, dei gioielli di cui aveva !ano do1•izios~ quelle ca~e s1anze, egl i toccò mai, nemmeno nei giorni, frequenli, della miseria: a costo didurcrinunzieepri\'azioni! L"opern an istiea del «Pìceio » è \'asta. mol1cplicc e multiforme: paeslggi che rivaleggiano con l'arie del Corot - boz1.cni, come quello degli Animo/i o/l'Qb/Jevcrntoio. cllCl sembrano vecchi e opere della Scuola Olnn - desc - opere. come una sua Madonna col putto, di purez1.aedismaglian1.aquanrocentcsche - s111ditecnici c!ie ricordano quelli degli a111ich i primi1ivi. adesso ritornati in \'Oll,a - una pleiade di quadri romantici - ma sopra1tutto una lolla di rimuri ed autoritraui. Sono qucsli. appumo. i capo!a"ori che hanno imposto all'a1ten1,ione ed alla coscienza del moderni s1udiosi In po~mma rivend icazione del Piccio; per la forza d'cspressicnc. pe r la vigoria pinorica, per la rreschezza e moderni!~ che ne sono la ca ranerisrica: ri1rn11i d'ogn i gene re , d'ogni età - flgure.e;iovanili. senili 1este rec!!- nanti e 1remule (oh con quale amorosa sapienza il pennello del maestro pare aver accarcua10 il r i1rat10 della madre di ,\\arll,herita Marini, della morra adorala!), austere sembian1.c ,•irili. dolci \•isi di fanciulle e di adolescenti. Ecco perchè, gius1amente, nella Mostra del Ritratto halìano a Firenze il" Piccio" av rà posto irande . e posto di principe nell'ammirazione degli in1endi1ori. =□□□ =========- :il 1 1 t:=~",tii': :!!n~:.:1:,!!~':t:1 t,\',~~c~~crÌ.1(~~:1~o•~~rll~ 11:ik a l':dauo Cari,:nnno (J'. -,,,,g. ò,O. ~{\~:!:1~nfJ~lli1~~~~rf b'[tJ;ii~:7!~:::~~f i~]~;~f!.':~~ i11 alto . " si ni,m,, la ko11in~ fi,:,,ra dell' Ero,;. n\"l"oha nel 1~1:gc1uhrio 'f!011d10 •. fi l,a no•1r-" r-ivls l 1> potrobbo dlr- • i un v o r-o " Clnom1>to,t r1>f'o por f' 1> m l,t li a " 1 a ur a vor • o lo sun c>aS: lnc, passano corno s pi o ndidc, vl 15 lon i lo mor1>vlgli c, o i t"asti. d e llo g randioso f'eeto dell'Arto o dol Lavoro. ti ff fi ii lit ft Gereruc: IJoni l'i(trD.

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