L' Esposizione di Torino: Giornale ufficiale illustrato dell'esposizione internazionale delle industrie e del lavoro 1911

I+'ESPOSIZIONE DI TORINO 11 Castello del Valentinot*' ed 11 Castello del Valentino, Ira le costruzioni che esistono in Piemonte, si pud, artisticamente parlando, ritenere come una delle pid belle. E quantunque improntata al carattere dei castelli e palazzi di Francia, per assecondare forse la volonta di chi ne ordinava la costruzione, ricorda perfettamente nei suoi particolari gli artisti italiani che la eseguirono. Situato sulla sponda siriistra del Po, in qual meraviglioso parco del Va,1entino, ove sorgera la grande Esposizione del 1911, esso a frutto della munificenza di Madama Reale Maria Cristina, 1a quale, regnando Vittorio Amedeo I, suo marito, ne fece cominCarlo Emanuele Ill tent6 di trasformarlo nel Ceramico di Atene ; ed infine il Castello, esultante un giorno per magnificenza di carroselli, di giostre, di tornei e di pubbliche feste, noto anche per esservisi tenuta la conferenza per la sospensione d'armi tra Francia e Spagna, e per esservisi conchiuso nel 1645 il trattato per lo sgombro da Torino delle ai-mate francesi, venne maiiomesso all'epoca dell'occupazione francese, guaste le pitture, e strappate le ricche tappezzerie che lo ornavano ; per cui, come disse il Cibrario, ova non mostya Pad che una t>alhda ombya dell antica maghifroenza,. 11 generale Tourdan, amministratore generale del Piemonte, vi REAI, CASTEI,I,O DElt VAI,ENTINO (da un disegno del Gioffredo). ciare la fabbrica nel 1633, servendosi delle costruzioni che ivi esistevano, ed utilizzandole forse in parte. Operai francesi e delle valli di I,anzo, 1o edificarono sotto la direzione di Antonio Bobba. Ebbe parte importante nell'esecuzione della principesca dimora, e principalmente nei finimenti esterni della medesima, il conte Amedeo di Castellamonte, che disegn6 il palazzo reale per la reggente Maria Cristina. Ma del primitivo grandioso concetto, attribuito dal Casalis a Giovenale Boetto e da altri (con maggiore fondamento) ad un architetto francese, non fu per6 eseguita allora se lion la fronte verso il fiume, e i due padiglioni prospicieiiti il Corso del Valentino. Dal 164o vi ebbe dimora la Corte. Fu poi quasi dimenticato dopo che gli importaiiti lavori eseguiti in Torino fecero del palazzo detto di Sam Giovaimi la consueta abitazione dei Sovrani sino alla morte di Amedeo I. (*) Le illustrazioni di questo articolo sono riprodotte dall'opera (ora di proprieta della Ditta Gerardo Molfese che ce ne ha cortesemente autorizzati) : Stuechi ed affyeschd del Reale Castello del Valent¢no - Librcr±oI Cht+rvct-Grc\ssi. stabili, con decreto del 28 frimaio, anno 90 (28 dicembre I8ol), una Scuola Veterinaria, attuando cosi un vivo desiderio gil manifestato dai re di Sardegna durante il 1oro regno. Al ritorno di Vittorio Emanuele I nei suoi Stati, furono praticati i pith urgenti restauri del Castello, indispensabili a renderlo abitabile. Di tali lavori venne incaricato 1'architetto Fassina. Essifuronoper6ridottiabenpocacosa,Iionconsentendoloitempi, di gran lunga diversi da quelli dei primi regnanti di Casa Savoia. Diversi e successivi usi, e principalmente quello di alloggiarvi soldatesche, finirono per rovinarlo completamente, 1asciando in esso traccie indelebili di distruzione delle opere d'arte c`1ie vi erano racchiuse. Nel 1857 fu dato incarico all'architetto Tonta ed al pittore Ferri di studiare un progetto, col quale le opere da eseguirsi, coo7¢ czzje7cz7¢do a./ c¢y¢#eye de//'ed¢.¢zG.a, tt fossero coordinate ad un piano (( generale di compiuto restanro, degno di uno dei nostri migliori (( edifizi nazionali, e tale che all'uopo vi potesse essere raccolta tt una galleria di quadri, ovvero altre moiiumentali opere d'arte JJ. -6o-

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