11 rela,tore della Legge eat I,'ESPOSIZIONE DI TORINO La voce dei superstiti ©® 8® GE©RGEENE® Moy`b novautempe_ nel_I_' aprile dad I9o8 .. non mat i,n corpo decre¢ito sd serbb cos`o vegeto 1' i,uteuetto. Da annd le membya gh s' ercuno ¢yessoch6 tmt>ietyite, ghi occhi velch Per sempve, e ogvi tanto da' colh,del,I,a Lunigivana un' ot>era d: arte squisita vent,va ad attestare al nunerato stuolo degiv andcd che la mente fiorivagiv tullavia in freschezza di givoventvi. Fehcissimo ingegno , del quale furono Pard la t>yofonditd e la vivez%a. La varietd ¢iuttosto unica che singolare del,le a,ttitudini ¢erndse al Folografia Donnini. Clioh6 ut Augusta ». G. 8. GIORGINI Gio_ygivvi di vdpesctye eccallente i,n tutto ctb che facesse .. cos`& nella filosofia co7p_e nell,a _meccarica, cos`¢ nell economi,a ¢ubbhca e nel diyitto, come peella ¢o£_sea laitna. Q%edl;istesso %omo, che a' temt>i del maaln_at_p i,nventb al pesatore, dette alr Italta la t>idi bdrla e I edele versione dell,e odd d:Orazio e avvaloyb, nella I,etteya a Qulndno Sella, le teovi,che munzoniane sulla__lingua, con luci,da abbondanza di argome%taziovi. Profess?re nel.I'|!'n_iyersitd di Siepa a 24 anni,, insegnb i,n quel~ r Ateneo e in que_l di Pj3a 1)_idi tardi, di,yi,tto civile, commerciale, t>e-male, cangpico.., me]mbro dedla Camera eleth,va Per non molit aunt, l,asci,b n?gl.i at4 ¢a.nylame_ntali__docunend di Prchca espertenza e di sa¢ien%a civ.i!e. Pa.,.i.riotta fi_n d:all? givgvinezza ¢rima, ot)orb nat givoprvi did Pericch p df|le tve¢idaziovi, calandosi tjoi nat givorvi del[e fortune ;- e la st_oyia djy4, _qu?ndo t>otyd faysi storia genulna del nostro RIsorgivmeuto, c_he mol,tt degiv atti, onde sd comt)ieyono gh agognch destwi della Tosc_afla, furono suggeriti dal senno e dal consigtio suo. Si PQ|} runmayicare che di lui ¢oco yimanga a t>aragone del#iulall.£t.to _e ¢ella do_t|vim ; in? xpon 6 da !neravigivarne chi sat)¢ia e consi,derd rindole stta.11 senso criti,co Pyevalse a oghi ultra facoltd in lil ; aritsta deljcat_o e er.udi_to.¢_vofondo, due quahtd che di vado si accopt]iano, tale splendeva in I,ui I:imagivne della bellez%a, cos`o i,uteya aveva la conos_cenz? 4egh esemp|ari immortah, cos`¢, come ho detto, Pronto ed aculo I,o .s¢irito cyiitco, che egh disperando di yaggivungere le alte%ze s%¢yeme, stjm? vano_ avviaysi a mate iiiiivnord Pal clivi arduri dell arte. -Q%ella c,fee fat gyedpeta inerzia d: acctdioso, f% iineddtata ri,sol%zi,one di frlosofo ; ul quale,_ di s6 diffidando, si a¢Paga nel:I:amare e nelrunmj,vare.. amare che 6 amindyare col c%o'ye, ammi,rare che 6 amare con I:i,utel:I,etto. C_os`o ci,a che .dett_e: e versi latin e itahari e francesi e Prose stub.ende ¢e! gravitd di contenulo ed elegante limt>ddezza di foyma, non fpe!opo che_¢assalem¢i .. rna ¢ur yammari,cando ch:egh non ct desse di ¢id. 6_ da es¢yimeye i,l voto che gh scvihi del Giorgivni, adunch con qmoyevo!p. cura, vadgno .fya g_lj jtqhiavi ed altyove a dimost;rave quch fossero r:ingegapo e r_4vimo di lil, meritevole di rna gloria chi-Pot6 co'nseguj.re e che, nell,a ¢ers%asa stoicitd di un alti,ssimo i)ensiero, non volle. I. NIjLR"RTI. della gloriosa giornata parlanentare e# Pochi sopravvivono tva coloro che edbero l:insdgne onoye di ap¢artenere alrAssemblea Legivslativa, in cut sd disousse e votb la legge Per la Proclunaalone del Regno d: Italia. Desiderost di tributare un degno omaggivo de superstiti, %oi abbiamo yivolto I,oyo la Preghiera di dcttarct una breve Pagina di yievocazi,oni, di dmpressiovi Persondi s% q%al meravighoso i)eviodo. La ¢arola di coloro che hanno Presen%iato i fchdict avvendmendd, onde balzb rltaha assuuta a Nazi,one, suonerd cara a tutti, i verb ¢atyioti, e not siamo heti d¢ ornare fin dal ¢vdmo n%mero le ¢agivne del nostyo givoynale cot rdcordi di Emilio Vi,sconti,-Venosta, dd Gi,use¢Pe Man/reds e di Aunt,1)ale Mavazio. EMILI0 VISCONTI-VENOSTA, che nella VIII I+egisla,tura (18 febbraio 1861-7 settembre 1865) rappresentava il Collegio di Tirano, ci scrive: Ai superstiti, assai pochi oramai, del Primo Parlamento Ita1iano, quando essi volgono il pensiero ai giorni delle sue sedute inaugurali, pare di essere richiamati ad un sogno. Due anni prima l'Italia era ancora oppressa e divisa. Quale meraviglioso succedersi di eventi ! I,'alleanza colla Francia; Magenta, Solferino, Sam Martino; e, all'annuncio di Villafranca, il fermo e ordinato volere dell'Emilia e della Toscana; poi la ^1eggendaria impresa liberatrice di Garibaldi e la sp.6dizione delle Marche e dell'Umbria, in cui si era riassunto quello che fu il prineipio tutelare del nostro Risorgimento; 1'Italia fatta col concorso di tutte le forze che la rivoluzione poteva dare, rna conservando alla Monarchia e al suo Governo la direzione del movimento iiazionale. Ed ora convenuti a Torino salutavamo la terra dove, per dieci anni, si era innalzato il faro delle nosti-e speranze e si era rifugiata la vita dell' Italia. Ci affollavamo nella aula del Palazzo Carignano sconosciuti, in gran parte, tra noi, rna sapendoci congiunti nella stessa commozione profonda. Gli elettori, riaffermando i loro plebisciti, avevano chiamato a rappresentarli co1oro che, nei giorni delle prove, avevano tenuto vivo e guidato il sentimento italiano. I ricordi del pa,triottismo avevano dettato i nomi dei candidati. I nuovi eletti cercavano collo sguardo gli uomini i cui nomi erano il compendio di tutta urL; stor|aL. Colt F°t°8yaf ia D'Alessa%dri. Clich6 t` Augusta ». erano gli oratori di EMII,IO VISCONTI-VENoSTA quelparlamentosubalpino che aveva fatto della liberta piemontese 1'ammaestramento dell'Italia e lo strumento della comune liberazione. Coi capitani dei nostri soldati e dei nostri volontari i rappresentanti della resistenza lombarda ; sugli stessi banchi 1'eletta schiera di ingegni che la Toscana aveva mandato, degna delle sue tradizioni ; i promotori, i capi autorevoli della rivoluzione dell'Emilia e della Toscana ; e, circondati da una simpatia, riverente, i pill insigni uomini del Mezzogiorno, illustrati dagli esilii e dalle carceri. A questa Assemblea il Re, che da Novara ci aveva condotti alle presenti fortune, faceva udire la sua parola di soldato e di italiano e il Conte di Cavour presentava la legge colla quale il Regno d'Italia era proclamato. I,'Italia era riunita, rna non compiuta. Venezia rimaneva in mano dell'Austria, custodita da una formidabile potenza militare. Su Roma pesava 1'arduoproblema del potere temporale. Nessuno di noi sapeva allora come le due questioni sarebbero state risolute. Ma ci animava una indiscussa fiducia nell'avvenire. Ci affidavamo nel pensiero che 1'Italia aveva cavour. E. VlscoNTI-VENOSTA. -6-
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