L' Esposizione di Torino: Giornale ufficiale illustrato dell'esposizione internazionale delle industrie e del lavoro 1911

I+'ESPOSIZIONE DI TORINO L'Armeria Reale di Torino jz5> Procedendo nel nosti-o c6mpito di illustrare le collezioni d' arte e quanto di nobile e di bello vanta Torino, onde questo nosti-o perio(`lico abbia ad essere non solo un commento della grande Esposizione del 1911, rna altresi una prova che male si appongono coloro che per troppo lungo tempo ritennero il Piemonte grande soltanto per valore di armi e per dovizie di politici accorgimenti, (( spigolata >>, cioe a scanalature e spigoli, del cardiiiale Ascanio Maria Sforza (secolo xv) ; quella di Emanuele Filiberto, di acciaio a bande brunite alternate da altre adorne, su fondo abbassato ad acqua forte, camosciato e messo a oro, ammirabile per 1'eleganza delle forme e per la finitezza dell'esecuzione, e che trova un riscontro nel ritratto dello stesso Emanuele Filiberto, dipinto dall'Argenta, Pot. Brogi. GAI,I,ERIA BEAUMONT ricordiamo oggi quella nostra Armeria Reale, con cui soltanto quella di Madrid a degna di rivaleggiare. Carlo Alberto ne fu 1'iniziatore intorno al 1833. Egli cominci6 col far raccogliere armi ed armature di Principi di Casa Savoia, cl.i capitani di ventura e di altri condottieri distintisi in Piemonte. In seguito le ricerche furono estese agli arsenali di Genova e di Tot.ino, e gil era iiotevole la collezione, quando 1'opportunita di poter acquistare le ricche raccolte del milanese Sanquirico e della famiglia Martinengo di Brescia rappresent6 una nuova fonte di doviziosi cimelii per 1'Armeria, oramai invidiata. Finalmente nuove compere in Illghilterra, in Germania, in Francia, in Isvizzera, diedero nuova messe copiosa, onde oggi 1'Armeria di Torino vanta tremila e pith capi, per la maggior parte di gi-andissimo valore storico ed archeo1ogico. E basterebbe citare Ira le armature di guerrieri a cavallo quella Cttch6~ Mossa e-Floris. esistente nella nostra Pinacoteca ; quella di Eugenio di Savoia, in assise di generale austriaco in velluto cremisi, con ricami di argento filato ; quella che appartenne a Valerio Corvino Zacchei, opera del Negroli, vissuto nella seconda meta del Cinquecento ; quella mera,vigliosa per feste e per correre la lancia, tutta ornata di fogliami, figure e animali benissimo composti, iiitagliati a bulino, e forbiti su fondi messi ad oro. Ma a che continuare 1'elenco ? Esso diventa arido e povero di fronte alla ricchezza delle cose; che vorrebbe descrivere. E non trattasi soltanto di armature nostrane. Che accanto a,lle armature mere dei Martinengo, e a quelle bianche, ecco le armature arabe e giapponesi, e quelle colossali per fanti, e quella alta ben due metri e di grandezza straordinaria, che appartenne a Don Diego Filippo Gusman, primo marchese di Leganes, capitano generale delle artiglierie di Spagna. -42-

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