L' Esposizione di Torino: Giornale ufficiale illustrato dell'esposizione internazionale delle industrie e del lavoro 1911

L'ESPOSIZIONE DI TORINO L'ultima attesa ul, cielo soffuso della luce calda del tramonto,1a collina profilavasi verdognola, nella timida letizia dei primi boccioli di foglioline tenere, e, sul verde, tutto cosparso di casucce e di palazzine, delineavasi bianca la lunga distesa di edifici sulle due rive del Po, tranquillo, maestoso, silente. Poi nella lontananza, avvolta in luna nebbia leggera, ove l'azzurrino pareva ve1arsi ancora di un sottilissimo velo dorato, emergeva Superga ;-mentre, 'piti a sinistra, la Mole Antonelliana vegliava grave sulla citta, in cui cominciava a discendere l'ombra crepuscolare. E nella grande quiete che si diffondeva intorno, pith simile ad un'apoteosi della giornata che fu, che non ad un'elegia, quell'armonia di colori d'un rossiccio dorato nel cielo, verdeggiante nei toni della collina e candidi nella lunga e maestosa fila degli edifici, mi raffigurava alla mente un'altra magnifica armonia di colori uguali: il verde, il rosso e il bianco del vessillo sotto cui vennero confondendosi in unita tutte le forze sparse d'Italia, donde -ultina glorificazione di essa - 1'attuale Esposizione di Torino. Qua e la un'ultima chiostra di travi, destinata a cadere tra poche ore, mi ricordava 1'infittire di antenne, di pali, di impalcature di pochi mesi innanzi; e nel rapido trasformarsi delle scheletriche forme in edifici superbi e ricchi di fregi io vedevo come un simbolo de]1a rapida fortuna d'Italia, fieramente campeggiante qui, fra una corona di genti straniere, venute a rendere omaggio, in una r:ortese e meravigliosa tenzone di gagliarde e di I econde ener8ie. Cosi, nel rincorrersi parallelo, a traverso i meandri del pensiero, di memorie patrie e di ricordi de' luoghi, ieri ancora sparsi di prati verdeggianti, di straduccie solitarie, di casupDle annerite e cadenti ed oggi esaltanti nella serena purezza del tramonto la letizia del popolo, pii`i bella, pith maestosa, pith significativa mi sembrera questa impresa, che a tutta prima pa,rve quasi temeraria, ed ora mostra i segni della vittoria nelle venti cupole raggianti, negli agili minareti, nella lunga teoria di candidi edifici rispecchiantisi nelle acque del fiume. E anch'esso, il buono e lento e grave Eridano, ora pare attardarsi per raccogliere nel suo seno il tremolio dei riflessi, per portarli con se lontano, verso le terre bagnate dall'Adriatico, come un saluto, come un augurio. t) a t> Eppure questa esposizione ebbe anch'essa, come la terza Italia nelle sue I ortunose vicende, i suoi momenti di tristezza I ra le molte e meritate gioie del successo. Alla forte quercia, di cui i rami erano 1'energia della volonta di pochi, la fiducia nel successo finale, 1a calma meditazione ed il prudente consiglio, s'abbarbic6 talora l'edera del dubbio : in qualche momento, sotto la corteccia, s'annid6 persino, inavvertito dai pith, il tarlo dello sconforto. Ma furono momenti, donde 1'anima parve sortire pith serena e pith ritemprata alla lotta. Intanto si diffondeva intorno, quasi per naturale ordine di cose, quel grande soffio di simpatia, che si sprigiona per naturale ordine di cose, quel grande soffio di simpatia, che si sprigiona sempre ed ovunque dalle nobili iniziative, se agli uomini che ad esse consecrarono la loro energia inspirano giusta fiducia. Ed ecco le nazioni pith grandi assicurare il 1oro concorso e disegnarsi fra le maggiori potenze una gara, interessante, degna di essere ricordata con orgoglio, rna cagione di non lievi cure per gli ordinatori della mostra, per avere aree 1'una pid spaziosa dell'altra. Ora, se non i questo un segno di fiduc`ia, lion saprei che di pii`i si voglia. 11 Comitato cerc6 di accontentare tuttj, per quanto almemo gli fu possibile. Ma quanto pith vasta sarebbe questa gia vastissima mostra, ove certe domande di spazio fossero state fatte sin da principio i E tra le vicende fortunose deve proprio tenele uii piccolo posto il rigore inconsueto, imprevedibile, della lunga stagione invernale, che rallent6 1'opera dei lavoratori, che infieri contro i lavori di stucco, che s'accani (invano) a variegare di macchie d'umido i muri. E lo sciopero, quando le cose oramai procedevano di bene in meglio; lo sciopero, che fu una dura lezione per certi agitatori, non lo si ha a contare per nulla ? Torino aveva promesso che per il giorno fissato tutto sarebbe stato pronto. E doveva esserlo. Di fronte agli ostacoli imprevedibili, pochi , pochissimi giorni di ritardo nell'apertura di qualche padiglione non rappresentano se non 1'impero della fatalita su tutte le pith accorte previsioni umane. Onde ancora una volta .si pud dire che la parola fu scrupolosamente mantenuta. .. '.1t cent¥:£n=i]i°nnt:=j]€ueoccecnt:;=ti:a€`'8ue::ioqu£:d:£ant;uda'g;1:oa'£:]]Ceujc]:::: Linguaggio eloquente nella semplicita, rna atto pith di ogni altro a significare la somma di sforzi, che dovette coronare 1'ardita e nobile iniziativa. Oggi, aggirandosi per la bianca, monumentale citta, possiamo misurare in tutta la sua ampiezza il risultato meraviglioso di questo complesso di energie. E forse anche pid grande esso ci sembra per 1'unita, in cui queste energie si sono composte. Si direbbe anzi che il predominio assoluto del barocco nello stile degli edifici, mentre giova a rendeie pid imponente la massa d'insieme, rappresenti anche, nell'unita architettonica, quell'unita d'intendimenti, di aspi[azioni, cui i dovuto in grande parte il risultato cui si perVenne. Le rive del Po sembravano assai atte ad una ripetizione di quella (( Via delle Nazioni )j che vedemmo rendere gaia la melanconica Senna. Ma perche ricopiare gli altri ? Forse che il panorama intorno non era gia cosi accidentato e vario e ridente e movimentato da richiedere una grande varieta di sti]i negli edifici? Anzi, io direi che a appunto la, dove pith grave, pith monumentale nella sobrieta, e quasi pii`i ieratica appare la linea degli edifici, che 1'aspetto degli edifici acquista in nobilta ed in grandiosita. Cosi i padiglioni graziosi, eleganti, che - come quelli della Serbia, della Turchia, del Siam - si ispirano allo stile caratteristico delle rispettive nazioni, ci appaiono si come una nota varia e simpatica di colore; rna il senso del pittoresco, che emana dalle variopinte pareti, dalle cupolette, dagli intagli del tetto a pagoda, ci sembra semplicemente un motto arguto in un discorso, tutto improntato a dignitosa compostezza. Faccio un'eccezione per 1'edificio dell'Ungheria. L'aspetto cosi originale e caratteristico di questa costruzione, campata fieramente sulla riva sinjstra del Po, e quasi isolata, tra l'ombra di magnifici gruppi d'alberi, fa di questo edificio qualche cosa a parte, e 1'occhio, fermandovisi so|}ra, prova come un senso di riposo. A lungo esso infatti dovette indugiarsi tra il candore di colonnati, di frontoni, di mensole, di ghirlande, di timpani accartocciati, di cui la ricchezza or'namentale e la varieta finivano coll'assumere un aspetto quasi di vita esuberante. Ed ecco profilarsi; nude, maestose, severe, e bizzarre ad un tempo le cuspidi a piramide dell'Ungheria. Esse sembrano un richiamo all'epoca eroica; a quell'epoca che parla a noi un linguaggio grave e solenne dall'alto de]1e sei figure di guerrieri, in atteggjamento ieratico, i ferrei pugni sull'elsa delle pesanti spade,1'elmo dorato luccicante al sole: rigidi e severi a guardia della porta principale d'ingresso. E attorno, unica nota movimentata, corre intorno all'edificio un lungo fregio a figura, d'un carattere volutamente ingenuo e primitivo; richiamo ad espressioni d'arte, fiorita nel tempo in cui la terra ungherese vide Giovanni Hunyadi e I,uigi I il Grande. - 308 -

RkJQdWJsaXNoZXIy MTUzNDA1OQ==