I,'F,SPOSIZIONE DI TORINO 11 febbrile lavoro dell'ultimo mese EI, silenzio e iiellavoro. Cosi a sorta gioriio per 8iorno. Ram|)ollata dalle ime radici dello schietto e tenace spirito piemontese, combattente e vittoriosa colitro le ultime vestigia di una esigua e sterile opposizioiie coiiservatrice, provata dalle iiisidie di uno sciopero che poteva avere formidabili consegueiize, illesa da qualsiasi insulso s¢Z7oZczgc, essa appare gittata Ira i quattro ponti come dalla mano cli un artefice unico e possente. Anche le parole, anche il periodo, nel parlare delle sue bellezze, acquistano la quadrata e salda architettura de' suoi edifici. Come la v61ta e 1'architrave compiono la mer_avigliosa armonia di un salome, cosi il periodo tenta di dare il senso largo e pieno di cid che vuole esprimere. Queste brevi note, cronistoria di una effimera citta, recaiio per entro la loro gracile sostanza tutta la febbrile attivita c`1ie pervase ogni uomo, dal massimo ideatore di edifici all'umile operaio, nel condurre a termine tanta somma di lavoro. Bisogna averla seguita nel suo sviluppo questa nostra F,sposizione, per poterla veramente amare. Per poterla anche rimpiangere quando il tempo 1'avra cancellata con un colpo di ala. Io mi ricordo di un lontano giomo del dicembre. Incominciavo la mia quotidiana peregrinazione per tutti gli edifici. I,o squallore desolante del Parco si ripercuoteva con ull'ombra dolorosa anche dentro i padiglioni, muti, ove di tanto in tanto un colpo sordo di piccone o uno stridio di sega rompeva 1'ora taciturna risvegliando gli echi pigramente assopiti negli a,ngoli pid remoti. Questa era ]'Esposizione ? I,a citta della luce e del 1avoro e dell'arte che noi avevamo sognata ? 0 non forse era la grottesca imitazione di qualche Pompei abbandonata ? Forse il gesto di noi torinesi era stato troppo largo per il nostro orgoglio ? Invece, giorno per giorno, col ritornare del sole, col giungere della primavera, 1a citta si risvegliava a nuova vita. Da questo tenace silenzio, da questo simulato abbandono era germinata una nuova forza, una nuova energia. Ora, il rumore gaio del 1avoro riempiva gli echi, assordava i padiglioni, copriva le canzoni, tutto vestendo di se stesso, come il sangue ricco dei migliori globuli rossi veste di azzurro tenue le vene e f ortifica le membra di un corpo affaticato dalla genitura. Cosi, per volere bizza,rro di vicende, il Po si coronava di edifici. Primo, drizzava la sua ardita piramide il pala,zzo dell'Ungheria: e una maestranza di pittori, sotto la guida di Galbavy Testv6reck, 1o ornava di quei caratteristici disegni ungheresi, che rendono un senso mistjco, oscil1ante tra la pagoda, il tempio e la sala da ballo. Ma dall'altra sponda del Po, 1a Repubblica Argentiiia, il Brasile, il Belgio, 1a Francia dove gia le pareti e i soffitti si abbellano di ricche decorazioni, gli contrastarono lo sguardo del visitatore e lo incatenarono sulla bellezza delle loro costruzioni. Fuga d'arclii e di coloiine; gi-azia obliqua delle gradiiiate; arditezze di cupole; elegaiiza di pinmcoli; 1eggiadria deg]i orllati e degli stucchi: eci`o il sogno puro cli bellezza materiato da falaligi di oscuri operai, veliuti d'ogiii parte, sill cl.alla lolitam Anlerica ! ccco la visiollc iiidinlentii`abilc clie iioi rim|)iangeremo Sclll|)re, fin clle gli occhi gusteraiino la gioia di ai)1)rezzare uiia liiiea arlllollica il.i edificio. Clli gitt6 il 1)il`1 alto grido verso il cielo di questa 1)rimavera (1.all'azzurro immaeolato, fu il Castello clell'Acqua. I+e sue torri altissime giuiisero sill la ove sembrava ardita cosa il giungere. Ii, sospeso a bilico sul fiume, ora sembra cantare un tacito iiiiio di bellezza. Che gli si apre dinaiizi, preceduto dalle quattro vittorie, il ponte monumentale, ampio come ogni desiderio 1'lia voluto; ed in faccia l'ardita e siiella compagine del Palazzo delle Feste, ove le (1.ivine melodie dei Maestri e la melodiosa parola degli Oratori ci trarranno verso i puri cieli Ldell'ideale. B qui dove il coro muto della bellezza prorompe iiel suo pill magnifico accord,o.. Qui, dove il~senso della bellezza moll aiiliega ill un bottegaio sfoggio architettori.ico, rna par esulare, per pill idea1izzarsi, fill dall'umile capitelfo-,` dall'ultimo zoccolo, per toccare le vette del 1irismo, qui converraiino tratti dall'irresistibile fascino uomini di ogni nazionalita, di ogiii lingua, di diverso sentire. E tutti avranno uno il gesto ed una la parola. Poi il canto ha ancora una nota vigorosa net palazzo della Germania, e precisamente in quel salome imperiale che Guglielmo 11 curd in persona esercitando la sua molteplice versatilita sui piani e sugli schemi. Prorompe in tre o quattro accordi bizzarri dai padiglioni del Siam e della, Serbia e vigorosamente si chiude con que] nucleo di edifici che f ormano le Industrie manifatturiere al Pilonetto. Ma dall'altra sponda del fiume, da un altro nucleo di edifici, 11 soffitto del Salome d'Onore del Palazzo della Francia. - 26o -
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