L' Esposizione di Torino: Giornale ufficiale illustrato dell'esposizione internazionale delle industrie e del lavoro 1911

I,'ESP`OSIZIONF, DI TORINO ` desiderio di stordimento e di riso, cosi caratterjstici nella generazi.on_e p,i`h giovine tanto da erompere, con magnifica esiiltanza, anche dalle piti 'c'e nuova invenzione all'orizzonte, di cui lion si trarra profitto. Ma il signor Pourtauborde fu alquanto riservato su questo punto. Evi- (Tentemeiite egli medita qualche cosa - per e- },empio una certa ttmaison `mistcrieuse » - die 1'indiscrezione gioriial].- stica sc`iupereb1)e. E verameri_- te, ove si per].si umili feste popolari rionali. E, naturalmente, non festa della piazza. I poveri `cavallini di legno variopinto, con certe nari frementi atte alla lor volta a far fremere di. sgomento anche •, ` ` \ un Castore e un Polluce, sono ora sostituiti da cavalli i quali hanno DAI, C^o`tco AI, SENEGAI,: 11 passaggio dalla capanna all'edificio con decorazioni esterne nelle lignee vene i quarti di nobilta di mo dellatori abili, che prendono le cose sul serio. La giostra, a peggio di un m¢roor anx, aJo%e#cs (e parlo Seliza malizia). I+a moda,1o c/z?,.c` rie hanno f atto una cosa loro. Dorature, specchietti, ornamenti di ogni foggia, che ta1ora rivelano una innegabile ai progres,cji compiuti iri` questi ultimi tempi ar]Lche perizia ed un certo gusto, gettano iiitorr].o bagliori, tra il grave :Liet:]ns];aec€LL d±]nveprLtimveansttLo=:::°::r]du]a]ntr:PsTL°Fue:t:::LLa::asL;:: fL::: ::rbtaaredfL]:fre8rannaLLLT]:CvcehnLfL:S=i m[;SsS:±;::'cee]etgtL:LoCLtna;ne €i::g]a:£°v:::: blichepiazzeintempo di carnovale, o di feste cittadine, non a troppo azza,rdato. Ricordate a. che si riducevano le faeyowcsse7o di un tempo ? Delle povere e pittoresche baracche di saltimbanchi, de1izia di qualche` Fromeiit`i`n` i.inbevuto di orientalismo. o di qualche Quadrone; 1cL femme a la barbe, o, se mancava la barba, almeno la donna calinone o la donna gigante; qualche fe. nomelio vivente, contro cui lo §`tomaco •`altre Pizie im- `prowisate, che sui deschetti \malfermi e tre- |Jidanti. -quasi `quanto il cuore delle ragazze, ` che veiiivano ad iiidagare la loro fortuna in amore -scrutavano con serieta uguale a quella tle' Calcanti messi in burletta dai Meylach, dagli Halewy, dai Offenbach, 1a buona o 1'avAvvlcl^\`A`-I)ocl AI+ SIA}I: L'ii punto di contatto fra la civilta Africana e 1'Asiatica il dondolio ; conviene provare la sensazione gustosissima dell'essere portati in alto e precipitati in basso come se si fosse trepidanti a bordo di una nave fra i caval1oni in tempesta; tutte le delizie del mal di mare; tutti i piccoli . b'riv`idi.. della `. paura; tut_te let dolc`ezze della vertigine debbono essere esperimentate. Se poi ulia suecessione di brevi Z%?G- "e/s offende gli occhi giustamente si rivoltava, sonnambule, che dal buio al|a |uce tanto meg|io I La g]ovineznze: er::idafcep::S:gis: dall'alto del.loro altare predicevano, spesso attraverso lunghi tubi nella gentile temerarieta -simpatica. Un abbraccio rapido, forse di latta, 1'avvenire ai buoni ospiti della campagna, e, con queste, due guancie che si sfiorano, mentre il babbo e la mamma graDAI, SIAM AI. GIAppoNE: ..... il passaggio quasi inavvertito Ira due forme di architettura versa sorte su un lurido mazzo di carte. Poi, tra il cadenzare monotono, melancoiiico o stridente degli organetti, 1e giostre. Oh ! di queste sari (per conto mio direi tt pur troppo ! ))) grande 1'abbondanza alla 1)rgssima Esposizione ! Ma che farci ? I,e giostre sono orama,i in vttga: son come uria forma d`i malattia endemica necessaria in ogni vemente sorve91iart_o alla base della giostra ga - 1eotta. . . Ed ecco come la giostra pu6 aggiu`r_I_gere un tenue e giocondo filo alla trama della vita. Colle giostre i serragli. Ohime! anche qui il progresso a evidente ! Neanche pill 1'ombra di un uomo selvaggio, di un antropofago roteante minaccioso gli occhi, mentre una terribile chiostra di denti pareva attendere la vittima ! A quanto pare la professione non era delle pill lucrose, e a Porta Palazzo altri mestieri ora rendono di pith. Cosi almeno mi diceva un povero diavolo, che dopo avere per pii`i anni fatta la, professione di antropofago genuiiio delle isole Fidij se - 250 -

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