L' Esposizione di Torino: Giornale ufficiale illustrato dell'esposizione internazionale delle industrie e del lavoro 1911

Dove sorgera I'Esposizione eat .. `=_ I a accaduto spesso, indugiandomi in un mattino di primavera o in un pomeriggio d'autunno 0 in uii tramonto d'inverno lungo le rive del Po, sulla spalletta di un ponte, sul ciglio di uii argine, di chiedermi quale f ra le grandi citta europee abbia avuto da natura una sede pith pittoresca e felice di quella della citta nostra. E non ho trovato risposta alla mia domanda. Nessuna congiunge in cosi armonico cerchio la maesta del moiite nevicato,1'amenita della collina boscosa, 1a poesia delle acque dei fiumi serpeggianti nel piano. Se la rigida pianta romana a scacchiera non avesse costretto la fabbricazione della citta in uno schema innaturalmente geometrico, se le avesse coiicesso di atteggiarsi con 1'irregolarita e le asimmetrie degli organismi naturali, se le avesse permesso di fondersi con linee armoiiiose con la natura circostante, Torino sarebbe probabilmente la piti pittoresca citta del mondo. I,'opera degli uomini non seppe integrarsi nella bellezza dell'ambiente, rna questa rimase. Non so qual citta possa vantare una pith poetica scena di quella che aprono ai nostri occhi le rive del Po. I,e rive dell'Arno, della Senna, del Tevere, del Tamigi possono essere piti ricche di monumenti della storia e dell'arte, di fasto architettonico e di grandiosita industriale, rna le acque di quei fiumi non specchiano nel 1oro grembo cosi dolci linee di colli boscosi, ne si insinuano fra cosi magici sfondi. 0 che si guardi il fiume a monte della citta, dove, girato lo sprone di Moncalieri, si piega in curva poderosa per attraversare il piano, o che lo si contempli a valle dove la collina di Superga sembra chiuderlo in un placido lago di acque specchianti,1a scena a superba ed ha fascini di bellezza che mai non sazia, sia che nelle brume invernali il sole trasformi le acque e le rive in auree apparenze di sogno, sia che nei mattini di primavera il glauco tenero delle acque specchi la brulla collina chiazzata di alberi in fiore, sia che iiei pomeriggi d'autunno le masse arboree delle rive rendano immagine di favolose compagini d'oro. Se, conscia del futuro, 1a sollecitudine degli avi avesse procurato di salvare queste rive del fiume regale da,11'invasione edilizia e dalla contaminazione industriale, se avesse trasformato a giardino ambe le sponde, dal Ponte Regina Margherita al Ponte Isabella, Torino possederebbe un parco unico al mondo per bellezza naturale : rna sarebbe ingratitudine far colpa ai nostri progenitori di non aver concepito un pith vasto disegno, quando alla loro intemgenza dobbiamo pur sempre una creazione invidiata: il Parco del Valentino. Molti parchi famosi vantano le grandi citta europee : difficile a dire se la palma tocchi alle miti praterie disseminate di alberi giganteschi di Regent's Park, o ai boschetti del Bois de Boulogne, o alle distese del Prater di Vienna, o alla vastita del Thiergarten di Berlino, o alla magnificenza arborea dello Schlossgarten di Stuttgart, per non citarne che alcuni, rna il nostro Valentino, pith modesto di estensione, ha pur qualchecosa di suo che ognuno di quelli pud invidiargli : ed a 1'armonia delle proporzioni ed il concorso inimitabilmente armonioso delle masse arboree, del fiume che le lambe e delle colline che vi serve di sfondo. Se il iiome a antico, il parco a moderno. 11 nome lo si volle far risalire a quella Valentina Balbiano per la quale Renato Birago, presidente del Parlamento di Torino, fece costrurre nel 155o il primitivo castello del Valentino, che Emanuele Filiberto comper6 _- I L 7 _-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTUzNDA1OQ==