L'ESPOSIZIONE DI TORINO -era Nicol6 Machiavelli, che con critica acuta affermava: tt £¢ Chiesa ha tenuto e itene l'Itaha divisa»., -elcL Vie+orio A:+flex.. che attraversando la Campagna Romana dettava il notissimo sonetto allar« I,.#o/¢ a."s¢/wb7'e 7eg¢.o7»), augurandole tempi diversi. Cllch6 « fLugustarl. 11+ MONUMENTO A GARIBAI+DI SUI+ GIANICOI+O Cia maturavano le idee, gia ribollivano i tempi, 1'aurora del risorgimento era vicina, ed ecco 1'episodio, 1uminoso di gra,ndezza epica, della Repubblica Romana del 1849, a cui Giuseppe Mazzini accorre, incitato da un biglietto di Goffredo Mameli, che diceva con laconismo effica,cissimo : Ro77G¢-I?e¢"bzJZG.c¢-Ve7w.Ze. E appunto per Roma, cade mortalmente ferito Goffredo Mameli, il giovane bello e baldo, a cui splendeva in fronte la sacra aureola di poeta ; cadeva per quella Roma ove, com'egli aveva cantato : Ove del mondo i, Cesari El)1]evo un db l'im¢ero. E i, Sacerdoti, tennero Schi,avo I,'anman ¢ensiero, Ov' 6 sepolto S¢artaco E maledetto Dante Ondeggerd fiammante I;insegna dell'amor ! ..... E I,uciano Manara, a Villa Spada, mentre sta,va alla finestra per ordinare 1'ultima carica dei suoi, pareva quasi invidioso della morte che toglieva agli amici lo straziante spettacolo di Roma in agonia. Ad un suo amico egli disse : « rna dunque per me la palla non a fusa, ? )j. Si chin6 per accertarsi che il suo ordine era stato eseguito ; in quella la desiderata palla lo colpi in pieno petto. Manara e Roma caddero insieme ! 11 2 1uglio 1849, 1'assemblea Romana dichiar6 che ogni ulteriore resistenza era inutile. 11 domani, il generale Oudinot, ristabiliva il Govemo del Papa ..... Quella Repubblica Romana, era stata dunque quasi un sogno di menti inebriate, che sfumava tristamente per lasciar luogo alla cupa furiosa reazione teocratica ? Ma era il sogno previggente del mattino; d'allora il potere temporale fu scosso dalle fondamenta, nella volonta italiana la sua ultima ora era suonata ; nell' opinione pubblica europea,, quel dominio era ormai condannato. Volgendo oggi lo sguardo alla grande statua equestre di Garibaldi al Gianicolo, piantata lassh a guardare la citta eterna dal suo pith meraviglioso belvedere, minaccia poderosa contro chiunque pensasse a rievocare un passato che non pu6 tornare, Garibaldi sembra il Dio della Guerra animoso e forte, rna un biondo e dolce Iddio ehe la guerra porta soltanto agli oppressori, e che colla guerra mira a sollevare i derelitti e tergere le lacrime degli sventurati. E par di vederlo il fulvo guerriero ~ che scriveva a.]hora a.IlaL rrL8.die .. un'ora della nostra vi,ta in Roma vale un secolo CZG. u¢.Z¢./ -galoppare collo sguardo brillante, colla spada fiammeggiante, sereno nel pith folto della mischia, invulnerabile come 91i eroi della mitologia, indicare che dal 1849, dall'anno epico della difesa di Roma il cammino era segllato. Difatti l'uomo che da se stesso confessa,vasi cos¢¢.y¢£oye co% 26 %¢.J¢.o%¢. cZ'¢.JczZ¢.cz%¢., Camillo Cavour, non tardava a mettere in cima a tutti i suoi pensieri la necessita ineluttabile che Roma diventasse capita.1e dell'Italia ,unita`, e il 23 aprile 1859 diceva nel Parlamento Subalpino : (( I+a nostra stella polare, direttrice del liostro pensiero, a di fare che la Citta etema, sulla quale venticinque secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la capitale del Regno Italico ,,. Onde a lui bene spettava di compiere il pith meraviglioso ardimento politico che mai in nessun Parlamento siasi compiuto, proclamando in cospetto del mondo Roma capitale d'Italia il 27 di marzo del 1861, quando ancora il Papa vi teneva dominio sorretto dalle armi straniere. a questo il fatto capitale della storia italiana, di cui le Esposizioni di Roma e di Torino del 1911 vogliono fissare la celebrazione cinquantenaria. Poiche di la, dalla presa di possesso ideale f atta dal Gran Ministro, cominciano ineluttabili le tappe per il possesso mate11, MONUMENTO AI FRATEI,I,I CAIROI,I riale della c`apitale italiana. Dolorose tappe e pur grandiose : Aspromonte, Villa Glori, Monterotondo, Mentana. Guardate 1'epica semplicita del racconto in questa lettera di Giovanni Cairoli, rimasto - 130 -
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