iiiiEssuN periodo della storia nostra offre un pit`1 mirabile esempio di fraterna concordia e un pil`1 grandioso spettacolo di generosi ardimenti e di intensa passione di quello che corre dalla pace di Villafranca al 18 marzo 1861, giorno nel quale avvenne la so1enne consacrazione del1'Unita Nazionale. La stupenda visione appare agli occhi della mente, nonche scolorita dal tempo, sempre pith viva in tutti i suoi contorni e nelle orme impresse da quei giganti del pensiero, della parola, dell'azione, che, rompendo ogni indugio e sfidando pericoli e minaccie, attuarono la grande impresa, maturata da secoli nella coscienza del popolo italiano. I,'opera, giova ricordarlo, si compie in poco pith di un anno. I,'annuncio della pace di Villafranca, che, dopo le sanguinose vittorie di S. Martino e di Solferino arresta la marcia trionfale degli eserciti confedera,ti, a un grido d'allarme che si ripercuote in ogni angolo delle terre italiane. Ad un momentaneo sconforto succede ben presto il risveglio della coscienza popolare. Tutte le citta italiane si ribellano al pensiero che i Principi fuggiaschi abbiano a riacquistare i perduti dominii. I Governi e le Assemblee mate dalla rivoluzione si affrettano a proclamare la deca,denza delle vecchie dinastie, a preparare le armi, a raccogliere la gioventti, ad attuare finalmente in forma solenne quel voto che il cuore delle popolazioni aveva gia da tempo pronunciato : cioe la completa annessione al Regno Italiano sotto il regime costituzionale di Vittorio Emanuele 11. La Toscana prima, 1e altre regioni poi consacrano il diritto plebiscitario e dai comizi prorompe la splendida manifestazione della volonta popolare. La Camera Subalpina accoglie nel suo seno i Deputati delle Provincie I,ombarde, Toscane, Modenesi, Parmensi, Bolognesi, e nella nuova Assemblea di ben 387 Deputati Vittorio Emanuele 11 saluta /¢cco/¢G. ¢.#£o7#o a sG a. /¢¢yesG"J¢#£¢. dad diyitto e dalle s¢eranze della Na~rione. Ma il moto popolare non si arresta. Gli avvenimenti incalzano e mentre la diplomazia disturbata dalli politica del non intervento va in traccia di nuovi disegni, 1a prodigiosa spedizione dei Mille salpa dallo scoglio di Quarto. Essa ha sotto gli ordini di Giuseppe Garibaldi afferrate le sponde dell'eroica Sicilia e di vittoria in vittoria procede sino alle rive delvolturno, ove a raggiunta dall'esercito italiano, che, muovendo dalle Marche e dall'Umbria, 1ia gloriosamente disperse le masnade straniere ; e la sulle rive di quel fiume, sulle quali si sono un giorno disputate le sorti di Roma, Garibaldi saluta Vittorio Emanuele 11 (( Primo Re d'Italia >>. 11 desiderio dei secoli, il pensiero dei nostri grandi, il sublime ideale per il quale fu versato il sangue pith generoso sui campi di battaglia e sui patiboli, il sogno di tutta la nostravitaera raggiunto, e il 18 £ebbraio 1861 un'Assemblea Nazionale di 443 Deputati si raccoglieva in Torino per sanzionare colla solennita dell'opera legislativa il grande avvenimento. E qui i ricordi si affollano, s'intrecciano, abbracciano i pii`i minuti particolari di una prima giornata trionfale vissuta nella concorde esultanza di tutto un popolo nella antica capitale del Piemonte, ove fra un alternarsi di vicende or liete or dolorose si erano maturati i grandi fasti della Patria. Torino era festante, in una delle pith belle sue giornate di cielo invernale, sereno, trasparente, purissimo, sul quale si disegnavano nitidi e spiccati i profili delle Alpi nostre. Le vie pavesate, convertita la piazza del Castello in un vasto giardino, coperta la piazza Carignano da un ampio velario a colori nazionali, e una folla che si mostra dappertutto lieta, sorridente, e accorsa da ogni parte del paese ad una, grande festa di I amiglia. L'inaugurazione della Legislatura non ha pith luogo nell'aula del Sena,to, troppo ristretta, rna bensi in un'aula prowisoria, in pochi mesi costrutta sotto la direzione dell'architetto Peyron a ridosso dello storico Palazzo Carignano. Sena,tori e Deputati sono ac`corsi in gran numero. Sono le pih notevoli illustrazioni delle lettere e della scienza, i patrioti pih insigni che hanno passata la vita fra le indicibili sofferenze delle prigioni e dell'esilio, uomini che hanno sparso il 1oro sangue sui campi di battaglia, tutti associati in una sola fede, appartenenti a tutte le provincie e a tutti gli ordini sociali, che vedono coronata dalla vittoria la grande impresa alla quale avevano dedicata la loro vita. E nelle vaste gallerie una fitta di popolo, commosso dalla solenne maesta di quell'Assemblea che per la prima volta si riuniva a rappresentare la patria libera ed indipendente. -I-
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