del us ioni pro vate da l Beethoven a pr opos ito delle citate trattat ive per un con t ra tto vagheggi ato col T ea t ro di Vien na. La sin fon ia in do minore fu esegu ita pe r la prima volt a nel Teat ro Ali del' W ien di Vienn a, ins ieme colla Pastorale, il 2 2 dicembre 1808 e pubblic ata coi t ip i Breit kopf e Hiirtel di Li ps ia nel 1809, pu re contempora nea mente alla Pastorale. Lo st rume nta le è fra i più compl eti adoperat i dal Beethoven ad eccezione della nona sin fonia. Infa tt i, oltre alla massa degli ar chi, comp rende i timpan i, due t rombe, due corni, due flau ti , un o ttavi no, due oboè, du e clarini, due fagotti , un cont ra fagotto e tre t romboni . L' ispiraz ione fond ament ale dell a sin fonia in do minore è gr an - diosa: è la lott a dell' uom o contro il de st ino. Q ui il geni o de l Beethoven si man ifesta nell a s ua int ere zza : è il suo inti mo peno siero che vi si rileva, osse rva il Berlioz ; ed i suo i do lo ri, le sue collere, le sue fanta sti cher ie, le sue visioni i suoi entusiasmi glie ne forniscono la mater ia. . Il primo tempo è con sa cra to alla dipi ntu ra dei se ntimenti diso rdinari ch e scon vol gon o una g rand'a nima in pr eda alla disperazione, - « È cosi che il des ti no picch ia alla nost ra po rta n, diss e il Beethove n a proposito de lle note r ibattut e dell' eso rdio quasi sel vaggi o. L'uomo, do po un breve ist ante di s tupore, accetta la sfida ; e la lotta si svo lg e. Ora è un deli rare frenet ico che si tr aduce in g rida smaniose, o ra è un accasciamento profon do che si camb ia in accen ti di rimpianto e semb ra commise r ar e sè stesso. Ma l ' uomo t ~ova sem pre nuo ve fo rze per re ag ire e per ri ven dicare la pro pria libertà , « Ahimè! vince re il des ti no è impossibi le, ma dolce e subl ime è. la rassegn azione I n semb ra sig nifica re, secondo lo Schur è, la divina melodia del seco ndo t emp o, grave e commovente insieme. '.II. tema proposto da pp rima da i violoncelli e dalle viol e su un PIZZICato dei bas si n, sono par ole del Berl ioz, « è seguito da una frase dei legni che r itorn a sem pr e ide nt ica e nell'id en tica to nali tà d~. c~po a fo ndo a ma lg rado delle mod ificazio ni del primo tem a. L InSistenza della medesima fras e a r itornare nella sua semplicità ~osi malinconica pr oduce a poco a poco sull'uditore un'impressi one Ineffabile, certo la più s ingol are in qu esto ge nere di r ico rdi n . .ll te rzo ed il qu arto tempo forma no un pezzo solo. Ne llo sch erzo SPIra .un soffio s inistro che fa rabbrividire : è un a spe cie di tr egenda che ricor da il Broc ken de l Goethe. Il Berli oz ne par agon a l'e ffett o allo sgua rdo magn et ico di cert i individ ui. Le tinte del « piano n «; del « mezzo forte n vi do minano. Il tri o è costit uito da una tìgurazio ne dei bas si ese guita con t ut ta la for za dell 'a rco . Ma il tern ~ dello scherzo ri appare in pizzicato, il sil en zio a grado sottent ra nell orchestra, ap pen a poche note de i vio lini ed alcuni bro n tolii
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