Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LÈ ÉSPOSIZIONI DEL 191i ro7 N E I p A E s I D E L L' A s I A. La Vita Orientale e la Grande Kermesse all'Esposizione di Torino. Viviamo in pieno tempo d'imperio proletario.; . è naturale quindi che in qualunque manifestazione dell'attività sociale, provenga da ritrovati scientifici, da genialità d'arti, da portenti indus triali, il proletariato abbia il suo posto, se non il suo gran posto. E forse non a torto, se a questa attività grandi risorse di aiuto apporta il lavoro delle menti talvolta umili, delle braccia quasi sempre. Quale campo migliore dunque di un' Esposizione ove si affermi questa necessaria e turbolenta grande parte della società? Una tale riflessione ha certo dovuto penetrare nella mente del signor Ernest .Pourtauborde, oriundo dei Pirenei, se, dopo aver viaggiato il mondo senza tregua, si fa concessionario. di grandi trovate per divertimenti popolari nelle Esposizioni. · Già, nel 1900 all'Esposizione di Parigi, .egli ideò quella sorprendente evocazione del. Cambodge e dell'Algeria, che ottennero un vero successo. Ora, a Torino, egli volle ampliare, r enderle più at traenti ancora e più divertenti, le evocazioni orientali, delle quali finora è insuperato maestro. E con bel coraggio che saprebbe di audacia se non fosse grande fiducia nel proprio valore, si è fatto concessionario generale di tutto il vasto e non facile còmpito di trovare allettamenti nuovi, con nuove forme, per rallegrare, render vario, di: lettevole, istruttivo anche, e fin dove è possibile, l'avvenimento italico dell'Esposizione di.Torino. Il vasto terreno che a .lui affidò il Comitato, sulle due rive del Po, egli lo riserbò: quello sulla parte sin~stra ad una grande "kermesse ,, dove la vita si svolgerà vertiginosa, fra bars, caffè, giostre, serragli, altalene, una specie di quelle fiere annuali dei rioni milanesi, ma in grande, ma . con novità che rimarranno impresse 7 i LA PAGODA CINESE E . IL TEATRO INDOCINESE. nel!' immaginazione dei visitatori, come la ","ruota allegra ,, , una novità· assoluta, dernier cri·, che se spaventava nei tempi in cui la tortura era di moda, questa della " kermesse ,, lascerà il buon umore per tutta la vità; quello sulla parte destra ad una varia, pittoresca, interessantissima evocazione degli usi, dei costumi, .dell' industrie, dell'arte, dei divertimenti, delle religioni, dei popoli orie_ntali. L'Egitto, la Tunisia, l'Algeria, il Madagascar, il Congo, il Senegal, il Niger, la Colonia Eritrea, la Cina, il Siam, il Giappòne e l'Indo-Cina vi saranno evocati con mirabile e impressionante fedeltà. Poichè non saranno soltanto offerti ai visitatori dei semplici . panorami, coi soliti palmizi, le consuete pagode, le melanconiche capannucce protette da stracci fet icci. Al contrario, il visitatore si troverà, illudendosi di aver già_ fatto il grande viaggio per mare e per terra, nel Giappone, in Cina, nel Siam come in Persia, nella vita strana o tù- . multuosa, caratteristica o melanconica, misera o religiosa o guerriera di quei popoli; p~trà assistere ai loro lavori, rendersi conto dei loro costumi fam igliari, intervenire ai loro uffici religiosi, conoscere i loro svaghi, ascoltare la loro lingua stridula o armoniosa, le loro strane musiche, i loro balli. Visitare i loro mercati, i loro negozi, le loro officine e rendersi conto dei prodotti del loro suolo, delle loro industrie, del loro regresso come del loro progresso. E più che all'occhio e all'immaginazione dello spettatore, parlerà alla sua mente tutta quella vita dell'antica civiltà, e gli sarà oltre che di svago soggetto di studio; quelle casette basse dalle architetture esili, quei porticati a colonnine tisiche, quelle cupole a campane di zuc- · chero, i brevi angiporti, le tristi e fredde chiese, le bottegucce senza luce; quanti pensieri diversi non susciteranno? Se quella isolata e non perfettamente riuscita riproduzione del Cairo ali' Esposizione· del 1906 di Milano, ebbe la virtù' di rendersi, fra le novi tà, la novità principale, divenendo mèta delle migliaia di visitatori, non è esagerato arguire che una delle massime attrattive dell'Esposizione di Torino sarà la geniale,. accurata e varia evocazione orientale del signqr Pourtauborde, . perchè sarà in piccole proporzioni tutto un morido a noi ]ontano, a noi di verso per costumi, per usi, meno che nell'esistenza, in tutto. · L'area che il signor Pourtauborde occupa per le sue evocazioni occidentali e orientali, è di circa cinquemila metri quadrati, e di per se stessa può definirsi un'originale Esposizione nell' Espo-:- sizione torinese; Ce n'è per gl' intellettuali e ce n'è p~r- il popolo, che nella vasta "kermesse. ,, ' occidentale ha da divertirsi, farsi prendere dalle vertigini più bizzarre, se vuole, e per pochis• sima spesa. Parigi rammenta ancora con compiacimento il grande successo che colà ebbe, per opera del medesimo ideatore, il Cambodge e l'Algeria; Torino e gli altri visitatori italiani non dimenticheranno di certo la soddisfazione provata di aver visitato e studiato l'Oriente in• cantatore, senza pericoli di lunghi viaggi e con piccolissima spesa. O. G. B.

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