66 LE ESPOSIZIONl D.EL 1911 . INAUGURAZIONE DELLA /\'\OSTRA DEL RITR A TT O A F IRENZ E. RITRATTO DI ALESSANDRO DAL BORRO, GIÀ. ATTRIBUITO AL VELASQUEZ (del Kaiser Friedrich Museum di Ber lino, esposto alla Mostra del Ritratto Italiano a Firenze). L'r r marzo fu sol~nnemente inaugurata a Firenze la Mostra del Ritratto Italiano, della cui organizzazione ha detto ampiamente, nel fascicolo 4.0 , Giulio Caprin. L'antico e tenebroso Palazzo della Signoria che · raccogl ie - meraviglioso scrigno Mediceo - la Mostra del Ritratto Italiano, si risvegliò nel mattino burrascoso del marzo fiorentino in un tumulto di vita e le vecchie pietre parvero scosse da un fremito di gioia e di mondanità. L'immensa sala dei Duecento così ricca di stucchi e d i arazzi presentava a ll 'entrata del Duca di Genova, dei Sindaci e de lle autorità un quadro di regale imponenza ed eleganza. Certo nessuno dei cosidetti saloni di festeggianunti delle mostre . imminenti di Torino e di Roma potrà uguagliare per splendore e per sfarzo la storica sala del Palazzo Vecchio mentre s'inaugurava la Mostra del Ritratto, prima delle tre èsposizioni con le quali le tre capitali festeggiano il Cinquantenario del Regno d'Italia. Oltre al Duca di Genova. erario · pre~enlì i ministri Fani e Credaro, !'on. Di Scalea, sotto segretario di Siate, gli onorevoli Martini e Daneo,. il prefetto conte Cioia, il generale Della Noce comandante ,il corpo di armata, il generale Viganò, i senatori Villari, Mazzoni e Arrivabene, Ugo Ojel ti e gli altri componenti la Commissione esecutiva, e i sindaci delle tre capitali si trovarono per la prima volta fraternamente uniti a Firenze: Ernesto Nathan, alto , ossuto e calvo; il senatore Teofilo Rossi, basso, tarchiato e ben chiomato, e il giovine sindaco d i Firenze, marchese Fi lippo Corsini, simpatica figura di gentiluomo alquanto intimidito da questa prima cerimonia ufficiale del suo recentissirno sindacato. Fu a lui che toccò per il primo la parola, e segu irono Nathan e Rossi. Furono discorsi brevi pronunziati con di - versi accenti, tutti intonati alla solidarietà e a l vicendevole amore delle tre città che celebrano il cinquantenario de lla Nazione. Prese · poi la parola · Corrado Ricci: e il suo fu un magis t rale discorso degno davvero della circostanza. Fece una rapida corsa attraverso la st0ria dell'ar te italiana; in meno di tre quarti d'ora egli la rievocò con imagini smaglianti e con felic i citazioni, co;, nn senso di c'riticà acu'.o ed arguto che avvinse g li ud itori , " Dalle grandi raccolte iconografiche degli Uffizi e della Mostra odierna sgorgano - concluse · il Ricci - si in~ calzano, si accavallano ricordi · d' ambasce e di felicità; · di trionfi e di cadute, di gioie e d i tormenti, ch e fu.: rono veri. " Passa dinanzi a noi una turba di figure e di anime. Sembra che invochino di non morire e che domandino meglio lo scempio delle pos tume censure, che la scu ra eternità dell'oblio. Minacciano o pregano, guatano fredde o sorridono. È i l mondo barocco pieno d'i nattesi contrasti; dal patrizio fatuo all'austero scienziato; dal magistrato rav: vol to n·e lle toghe e ne l sussiego, a lla dama r avvolta nelle trine e nell a frivolezza: è l' Jmpero con le sue celebri donne· " dai grand i occhi fata li ., " circonfuse d'arcana vol uttà ,,; e il ro1nanticis1no con le sue angosce piene di speranza e· con le sue ·speranze piene di angoscia . " Tutti sono sepolti da tempo: tutti sono disfatti in ciò che fo realtà e verità: tutti vivono ancora - e vivranno - per la potenza eroicizzante della storia, per la virtù maliarda dell'arte. " Fragorosi applausi accolgono la fine del brillantissimo discorso de l direttore delle Belle Art i, che in nome del Governo apre Ìa mostra. Poi Ugo Ojetti, il geniale or ganizzatore della mostra, guidò il Duca e le autorità attraverso le sale. Ojetti appariva raggiante de l suo successo d'arte e di .... puntua lità . Puntualità, perché ad onta di difficoltà d'ogni gene re che parvero · a tutta prima pqr re un ostacolo insormontabile all 'attuazione de l bell issimo progetto, la mostra fu inaugurata in completo assetto nella data prefissa de ll 'r 1 marzo, e nello stes;o giorno anche il catalogo - in un numero limitato ma sufficiente di copie, - potè essere distribuito ai critici . Ora la parola è a l pubblico che vogl iamo sperare accorra numeroso a visi tare la mostra che è i l frutto di ben discipli nate energie e di un amòre sincero ·per l 'arte. Ag0giungiamo d ue parole ' su lle accoglienze cortesi di Fi1'enze genti le ed ospitale ai numerosi amici de ll 'arte che da ogni parte d'Italia ivi convennero per l 'inaugurazione. la Leonardo da Vine,; il più intellettuale dei clubs ita liani, offrì un concerto e un ricevimento semi-ufficiale nella sua bella sede di via Strozzi; il sindaco di Firenze una colazione di 3o coperti a l Comitato e· alle autorità; il Casino Borghese un grande ball o nelle sue splendide sale dorate. E nelle ore pomeridiane il sole ruppe le nuvo le e inondò la città di fiotti di pura luce, mentr e il vento recava il saluto profumato dei coll i di Firenze ·'e · di 'Settignano. Riproduciamo qui accanto una delle pii1 belle opere de ll'esposizione. ~ Il personaggio di indiscutibile floridezza raffigurato in questo -energico ritratto è il marchese Alessandro Dal Borro, patrizio aretino vissuto· nella .Prima metà 'del 1600, soldato famoso ai suoi tempi nelle guerre di German ia, d'Oriente e d'Ita lia . Il pittore lo ha rappresentato in atto di calpestare un vess: llo a strisce bianche e rosse disseminato di api d'oro: è il vessi llo dei Barber ini che il Da l Borro sconfisse nella persona del Papa Urbano VII I, nella guerra combattuta da Parma alleata a Venezia e alla Toscana contro il Pontefice per il possesso de l Ducato di Castro. Certo chiunque rappresenti - in ogni caso un t ipo d i burbanza soldatesca - è sempre un ritratto di espressione straordinariamente forte e immediata . Quest'opera d'arte fu per l ungo tempo attribuita a Velasquez e àncora gliela attribuisce con qualche riserbo il Kaiser F,-iedrich Museu,n di Berl ino che ha la for tuna di possederlo - un tempo fu dei Passerin i di Cor tona . . Ora i l potente ritratto è ritornato - temporaneamente p,ur troppo - in Italia: è riapparso poco lontano da lla sua terra natale, à Firenze nella Mostra del Ritratto che ~ome è noto, ha luogo tra il marzo e i l luglio del 19r r. E questa un convegno di i llustri ritratti e d i' illustri personaggi italiani dalla fine del secolo XVI a ll'anno 1861, di cui Firenze appunto con la Mostra del ritratto commemorerà il cinquantenario. A Palazzo Vecchio si vo lgerà l' interesse dei dotti e di quanti amano l'arte, specialmente nelle forme meno note: e il ritratto itali ano dei seco li XVII e XVIII è ancora semisconosciuto. L'importaza de ll a Mostra è stata riconosciuta dalle più cospicue Gallerie straniere e nazionali. Molte attribuzioni incerte potranno essere, nel confronto diretto, finalmente determinate. Appunto ·per ciò i l Museo Germanico si priva per qualche mese del suo cospicuo Alessandro Dal Borro , perché si spera di poterne scoprire la paternità in uno di d ue maestri che saranno anche rappresentati alla Mostra, il Sacchi roman o· o il Renieri · veneziano: un Sacchi verrà da Strasburgo ed un a ltro dalla Collezione privata del Pri ncipe Giovannelli d i Venezia. Che un'opera attribuita a Velasquez possa poi essere ascritta a l Sacchi o al Renier i dimostra qua li ritrattisti sieno questi due pittori i cui nomi, fuor che tra g li eruditi , suonano come quell i di due ignoti. Ma anche molti a ltri nomi che oggi non dicono niente saranno messi in valore dall a Mos t ra: ritratt isti le cui opere sono disperse in raccolte lontane e poco accessibili avranno rinverdita la loro fama. Un territorio quasi ignoto de ll 'arte italiana sarà indicato ai visitatori, i qua li dovranno rettificare il giudizio comune che l'arte .de l Seicento e del.Set - tecento sia tuttst un'arte senza vita; ci fu una forma ch e l'accademismo non riuscì a mortificare, il r itratto. Nessuno oserà chiamar accademia la sicura audacia di ch i ba dipinto· il Dal Borro. Nei prossimi fascicoli pubblicheremo le più belle tele che ornano le sale del Palazzo Vecchio,
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