Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

Canzoni napoletane e gondole veneziane. Ma accanto · alla magnificenza, alla ricchezza artistica cieli' Italia, ecco la vita, ecco le usanze, ecco i costumi. Tutto il popolo è qui a compi e re la sua giornata industre, a cantare, a muoversi, a dar la nota caratteristica. Mentre l' Esposizione regionale ci canta le glorie della nostra penisola, quella etnografica propriamente detta, ce ne fa vedère i costumi caratteristici, la popolazione mult iforme e varia, le indus trie speciali in azione. Così, per la prima volta, ci è possibilè studiare da vicino, senza scomodarci troppo, tutto ciò che individualizza il popolo delle varie regioni d'Italia: e possiamo vedere quali sono i sùoi lavori, quali le sue credenze, quali, magari, le Sue superstizioni e i suoi difetti, quali le sue virtù innumerevoli, quali i suoi giuochi preferiti. Ecco qui, raccolto in una sala, tutto ciò che s.i riferisce alla storia del costume italiano, ecco le maschere argute, e i giojelli, e gli utensili, e tutto quanto riguarda la religione. Ma il popolo ci richiama. Che cosa è ques to canto dolce e mes to, questa serenata deliziosa che commuove con la sua musica molle? " Si sta voce te scete int' 'a nuttata. ,, Ah! Napoli, la serena incantatrice,. la regina della bellezza, la gioconda, la gaja e la pur melan - conica Napoli, è qui con i suoi chiassetti brevi, con il suo vecchio e glorioso arco di Sant' Eligio, con la bella fontana " degli Ostricari ,,, con le case alte dai balconi fioriti. 11 piz zajuolo si affatica a lavorare intorno alla saporosa sua torta, che migliaia di visitatori reclamano e di - vorano con gusto; 'O maccarunaro solleva dalla pentola enorme i suoi "vermicielli,, e li condisce col rosso pomodoro per formarne tanti " doje ,, e tanti " tre ,,, vàle a dire tante pietanze da due o tre soldi, ma che qui costano di più.... molto di più. E 'O fi>anfellicaro grida la sua dolce merce zuccherina, e pulcinella si affanna a bastonare il compare che gli ha fatto qualche cattivo servizio riscuotendo il plauso dei grandi e dei piccini che si affollano intorno alle " guarrattelle ,,, le vecchie e scomparse guarrattel!e, così care alla nostra lontana infanzia; men tre un luciano vende le sue ostriche e, in un canto, un vecchio cantastorie ci parla di Rinaldo e di quell'infame Gano di Maganza. È questo senza dubbio, l'angolo più affollato, più vivo, più ricercato di tutta la Mostra; ma in gran parte, per fortuna, la Napoli che esso rappresenta non esiste più. La bella città è sempre gaja, .è •sempre pit,toresca, ma ha_ eliminat9 tante cose che più che · giovàrle,· lé nuocevano. Ed ecco qui intorno a fare c;oroha, Sorrento con i supi legni lavorati, e. l'abbandonata, la nobile, la gloriosa· Calabria, madre di eroi e di pensatori, con la sua industria del bergamotto. · Per andare a Venezia da Napoli è ne<:essario fermarsi ad ammirare i merletti aquilani. In una casa, il cui originale rimonta al XV secolo, tre donne lavorano intorno ad un enor:ne tombolo di 2500 fuselli, mentre nel poco discosto palazzetto di Giovanni de Sardi di Sulmona alcune belle fanciulle, in ricchi ed eleganti costumi abruzzesi, preparano quei famosi confetti, delizia di ogni palato. Un poco più lontano l'antica casa, che fu dimora dei conti Cantelmo, la Taverna ducale di Popoli, dovrebbe essere uno spaccio di vino.... ma finora nessuno se n' è accorto ancora. Così quelle curiose costruzioni a pan di zucchero che sono le case coloniche pugliese chiamate " trulli ,, dovrebbero accogliere dei contadini intenti ai loro lavori di vimini, e sono, invece, rifugio della.... Croce Rossa. Ma ecco· una: dolce voce che· chiama ·con passione " Anzolo ,.; ecco un frusciare di .remo, ecco una gondola strisciante su un rio. Venezia, sacra agli aqianti ed agli artisti, si affaccia qui con la sua grazia un po' se.vera e un po' tri s te. Un uomo silenzioso sta a ·guardare sulla soglia d'un caffè, seduto dav_anti 'ad un tavolino, la sua tazza: ricolma. Non è forse don Marzio intento · a ruminare le sue rilaldicenze? Fuggiamo via, inol' triamoci sotto le fondamenta, strisciamo accanto al palazzetto Von Axel, giriamo dietro al campiello. Ma che cosa è questo rumore? Ah, non mi sbaglio, è lo schioccare di tin bacio. Anche qui, anche qui?.... Cantava bene Riccardo Selvatiço: Venezia_mia, .ti xe la gran _rufiana Che ti pa tuta JJer far far pecai !... , LIQUORE STR'EGA DITTA G. ALBE R TI. - BENEVENTO Esposizione Internazionale - Milano 1906 Esposizione Universale - Bruxelles 1910 FUORI CONCORSO i"'\Ei"'\BRO DELLA GIURIA LE ESPOSIZIONI DEL 1911 Villaggi alpini e cantucci dell'Italia Centrale. Rifugiamoci in Lombardia dove si pensa ·solo a lavorare. Sentite quel rumore secco dall'aspo? Ecco qui Lucia Mondella intenta a lavorar la seta, e poco scosto, se non mi sbaglio, ecco Agnese, nel suo classico costume con la conocchia e il fuso. Agnese, Lucia? Dio mio che confusione non producono nella mia mente questi luoghi così amati, attraverso le letture del Manzoni! Ma no, le due donne si chiamano, credo, Angiolina e Giuseppina, e, piuttosto che ascoltar i consigli di fra Cristoforo, sono r egolarmente iscritte alla Camera del lavoro. Intanto gli uomini riuniti nella fabbrica d'armi di Gardone si affaticano a preparar fucili per l'ones ta gioja dei cacciatori. Ed accanto ad un'officina ecco una chiesetta.... valdostana. Siamo già in Piemonte e non ce n' eravamo accorti! La chiesa è piccola, ma ha la sua facciata ricca di affreschi, diremo così, primitivi: ha il suo bravo altare, i suoi santi di legno scolpito. Gran bella cosa la fede! Pensare che queste rozze sculture, opera dei montanari, sono capaci di risvegliare en tusiasmi in qu ei cuori ingenui! Un po' di ristoro lo trovi amo nella latteria sociale di Courmayeur, dove una bella ragazza vi offre del latte di vacche alpine, e del vino di vigne.... romane. Intanto le sue amiche, raccolte nella casetta colonica di Sarre, lavoravano certi curiosi e grossolani merletti a tombolo, o stanno a disporre in ordine quel durissimo pane di segale, che viene cotto una volta all'anno, alla vigilia di Natale, e che deve servire per tutti i dodici mesi . Belle ragazze, senza dubbio, ma più belli i ricchi costumi, quasi tutti ancora usati in quei paesi. Ricco ed elegante sovra tutti il costeum di Gressoney, rosso ed oro, di un effetto sorprendente, ci · richiama ad un mondo fantastico. Un po' più dive rse, ma non meno caratteristiche nel loro abbigliamento, sono a poca distanza, le grazios e ciociare del gruppo laziale. Come Viterbo sia vicinissimo al Piemonte è un miracolo che ;1011 sono ancora riuscito a spieganni. Ma questa e le altre simili sorprese sono riserbate ai visitatori della Mostra Etnografica. Viterbo, città ancora oggi tutta medioevale, con i suoi vicoli stretti e mal selciati, con le sue case antiche, con il suo palazzo dei Papi, sembra, a chi la visiti, opera di un abile scenografo che voglia illuderci con la visione di un'epoca . sçomparsa. Ma _qui nel palazzetto di Pescia le ciociare della scuola romana lavorano i loro merletti ·e parlano di Sartorio o di Angiolo Zanelli, per i quali hanno posato; nella loro bottega gli scalpellini parlano di un processo famoso, e sotto il _suo pagliajo un contadino legge I).On _so che giornale incendiario. Forse meglio ci richiamano alla gforiosa nostra epoc;i passata i majolicari faentini, che cercano ricopiare le antiche ma_joliche vanto della loro terra, · e oggi industria fiorentissima. La graziosa bottega, tutta contornata di · piastrelle, è quasi nascosta 'dalla severa Porta Ravegnana, che vide un'epoca di te·rrore e di sangue. Ma le tristi visioni scompajono nella graziosa casa colonica bolognese, dove i · cardatori lavorano assiduamente, mentre tutto intorno la canape cresce rigogliosa: e la pace ci arriderà ancora nella casetta di Ascoli Piceno, dove si attende all'allevamento de i bachi da seta. Visioni su visioni si succedòno. Ecco un luogo glorioso, per l'uomo che ospitò, e caro agli italiani, caro a tutti coloro che sanno intender e il senso delle cose gentili. Tra alcuni pini, è nascosta la piccola capanna ove Garibaldi, dopo l'eroica difesa di Roma, passò la notte al capezzale di Anita morente. E poco lontano dal · luogo ove Garibaldi soffrì è la piccola stalla dove nacque Francesco di Assisi. Anche in questo suo gruppo etnografico l'Umbria, la dolce terra dell'arte e della bellezza, ha voluto porre il suggello della sua grazia. Svelto e simpatico s~ stende innanzi al Monte Frumentario l'artistico loggiato dei maestri Comacini; mentre l'acqua canora gorgoglia da tre masche roni di quel Fonte Marcellino dovuto a Paolo IV. Bella, fresca, limpida l'acqua; ma i numerosi visitatori preferiscono fermarsi nel casale maremmano di Capalbio - curiosa costruzione con la torre quadrangolare mezzo diroccata - dove si può gustare un cert6 vino arrubinato dei colli toscani. E le signore che sogliono essere la disperazione dei mariti avari (e questa esposizione come sa essere tentatrice!), si affollano ad ammirare i famosi cappelli di paglia e.... , purtroppo, ad acquistarli. Sicilia forte e Sardegna silenziosa. Ma curiosità maggiore destano gli isolani, i siciliani e i sardagnoli, gli uni alti, forti, fieri, gli altri piccoli, sorridenti, e non meno pieni di orgoglio e fierezza. I loro gruppi quasi si uniscono, eppure, i loro caratteri sono così profondamente differenti, e così dissimili i loro costumi! Molto comprensivo è questo gruppo siciliano. Dal palermitano edificio della piccola Cuba, alla curiosa via di Randazzo, dalla fabbrica di majoliche di Caltagirone, alla fabbrica dei famosi carretti, dal piccolo angolo dove due belle fanciulle, dalle mani cli fata, intessono con l'ago meravigliosi ricami, al chiostro di San Giovanni degli Eremiti con la sua gelateria, al teatro dei pupi, dove si può vedere come Rinaldo uccide Mandriano e si· gode poi· Garantina, tutta la Sicilia è qui, tutta l'isola del sole è rappresentata nella sua pittoresca vita. Più ricco, senza dubbio, è il gruppo sardo; e giustamente il Comitato volle che tale fosse. La Sardegna è pochissimo conosciuta in Italia, e quel poco che se ne sa, è stato di solito appreso dai libri di Grazia Deledda. Ma qui possiamo conoscerla bene , non gaia, ma silenziosa, quasi triste, fin nei canti dei suoi pastori, sin nella musica dei suoi pifferai. E quasi tetro questo paese di Fonni con le sue vie oscure e le sue case affumicate e nere; sono tristi queste oscure casette di Tempio, dove l'aria non circola, dove la luce ma nca, più simili a prigioni, che a dimore di uomini liberi; e solo, forse, la bella casa di Fordongianus, con l'elegante portico di colonne, ha un aspetto lie to. Ma i sardagnoli non pensano a tutto ques to: essi qui lavorano ai loro cestini, impastano il loro pane - che è salato anche me taforicamente - vendono i loro dolci e la loro vernazza, un vino speciale limpido e biondo, vanno ad attingere acqua al caratteristico pozzo, e portano a spasso i bambini sui piccoli somarelli. Che cosa importa ad essi dell'esposizione? Affaticati nelle loro faccende non si curano cli nulla, sorridono appena, parlano pochissimo. Solo una giovane donna intenta a tessere l'orbace, il fortissimo e ruvido panne, chiacchiera con piacere, narrando le gesta del vecchio padre, che è qui con la sua medaglia guadagnata in Crimea. Le sue parole mi risuonano ancora nell' orecchio mentre mi allontano con gli occhi pieni di tante visioni, e dal gruppo napoletano tutto illuminato e gajo mi raggiunge il sospiro di un canto dolce e nostalgico. E sogno il mio mare e ne aspiro l'odore salmastro.... A.L. (Dal sècolo XX.) I grandi gruppi decorati'li del Ponte Umberto I A 'ron;cNo. Torino, intenta non solo a svolgere la sua poten zia lità industri a le ed economica, ma a conservare ed accrescere le s ue ammirate bellezze edilizi e e naturali, ha inaugurati il 2 0 settembre - alla presenza del Re, con discorso del suo sindaco, senatore T eofi lo Rossi, e al cospetto di un a immensa folla plaudente - i grandiosi gruppi s tatua ri adornanti il ponte monumentale Umberto I sul Po. Vittorio Eman uele lii, per la terza volta, veniva salutata dalla popolazione torinese in quel punto del vecchio fiume, in cui si apre la grande arteria ci ttadina, che è il corso intitol ato al nome g lorioso di Vittorio Emanuele II; poichè 1iella medesima ricorrenza nazion ale, cioè il 20 settembre del 1903, il Re assistè a ll a posa della prima pietra , e quattro anni dopo, nel m_aggio 1907, a lla presenza pure del giovane Sovrano, il . nupvo e grand ioso ponte venne so lennemente· inaugurato. Ma a lla genia le opera degli architetti fiorentini Micheli e Ristori mancavano a nco;.a i gruppi colossali, stati affida · i, in seguito a concorso , agli scultori professori Cesare Reduzzi e Luigi Contratti, e destinati a completare l'ornamento del ponte, decorandone le ·due testate. Ed · ecco che, a lla distanza di altri ' quattro anni, com piute le colossali decoraz.ioni dai due d1iari artisti - uno dei quali, il Reduzzi, purtroppo, non ha potuto, vedere l'opera sua trad otta nel bronzo - Torino ha visto elevarsi i quattro gruppi grandios i. Simboleggiano il "Valore,, e la " Pi età ,, le quattro sta- , tue plasmate eia Lui g i Contratti; i gruppi modellati da Cesare Reduzzi raffigurano la " Protezione dell'arte ,, e la "Protezione dell'industria ,, . Tutte otto le stat ue colossali , con maestria ed amore plasmate, splendenti nel bronzo armonizzano in ogni loro parte con la grandiosità del ponte dedicato alla memoria di Umberto I.

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