LE ESPOSIZIONI DEL 1911 R O M A. A L L' E S P O S I Z I O N E E T N O G R A F I C A. IL CHIOSTRO DI SAN Grov ANNI DEGLI EREMITI (fot. Molinari). ficato verso la fine del secolo•·XV da Giorgio di Challant. L'ingresso ricorda quello del non meno celebre maniero di Issogno e sulle pareti ricorrono stemmi gentilizi, fra i quali lo scudo dei signori di Challant dal metto: Dieu est tout, et le monde n'est rùn. L'aspetto claustrale, serio, quasi triste, è reso meno severo dai ricchi sol: fitti a cassettoni al primo piano, e dalle ghirlande di fiori e dai puttini in terracotta. Ma da questo luogo solenne ed austero io ho potuto passare come per incanto in un piccolo nido di grazia, quali i gabinetti di Isabella d'Este nell'appartamento del Paradiso, tutti di porpora e d'oro, e riposarmi nella ricchezza civettuola della saletta della villa Borromeo in Senago. Sono questi piccoli gioielli riprodotti mirabilmente in quell'elegante padiglione lombardo progettato dall'ingegner Zacchi, che ha voluto riunire in un solo vasto edificio le linee principali delle più caratteristiche cosiruzioni · lombarde. Ecco qui Milano con la sagrestia della chiesa di Santa Maria della Passione, con la corona ferrea, insegna dei re italiani, con la curiosa figurazione dell'impero, simboleggiato in una chioccia d'oro e nei suoi .pulcini. Ed ecco la ricca città con i suoi primi pittori che sul,irono anche essi l'influsso di nuove idee che· mosse dal colonese Wilhelm e passò attraverso tutta l'Italia. Gli strani, caratteristici affreschi di Casa Borromeo, <1ui riprodotti, ci fanno vedere che cosa fosse la pittura lombarda prima del Foppa e del Bramante. Ma tutta la Lombardia è qui riunita intorno all'Arengario Monzese, edificio costruì to nel secolo XllI, che .forma come la parte centrale del padiglione, in cui sono il sorriso e la serenità quattrocenteschi e cinquecenteschi della Casa dell'Arciprete di Bergamo; della Casa del Besta in Teglia, del Chiostrino della Certosa di Pavia. Accanto alla sala del palazzo Colleoni in Bergamo con la Stufa Valtellina, è Pavia con la cappella del Collegio Branda Castiglioni, e Brescia con le decorazioni pittoriche di Lattanzio Gàmbara. Vicino alla ricchezza lombarda, la canora grazia napoletana con il suo settecento un po' leziosetto, spensierato e gajo, tutto trine e fiori, dolce e molle financo nelle costruzioni delle ville e dei palazzi. Il padiglione napoletano dai colori chiari, con i suoi puttini, con le sue ajuole ben disposte, con la sua gloria di fiori, è tale da farvi rievocare la bella regina del golfo, il cui canto, sotto l'apparente allegria, ha una nota malinconica ed appassionata. Pieno di luce, ricco di rilievi e pitture di stile settecentesco, esso nella sua piccolezza è una festa per gli occhi, e vorrà essere un piccolo tempio di musica napoletana. Come il padiglione napoletano è giojoso, cosi è austero nella sua costruzione medievale, quello delle Puglie. Vi sono qui adunati i giojelli d'arte che le Puglie posseggono e che gli italiani ignorano, quali la chiesa di San Nicola e il Castello di Bari, il Duomo di Bitonto, la Cattedrale di Conversano, quella di Andria, il Castello di Gioja. Ma la Sicilia ci fa sognare fra il profumo delle zagare e degli aranci in fiore. Questa costruzione - dovuta al Basile - di stile normannosiculo, ci riporta in Oriente. È qui il caratteristico vestibolo del palazzo della Zisa, sono qui le decorazioni policrome di maiolica e di mosaico, son qui le merlettature dell'arte araba. E l'aria, la luce, la gajezza entrano, circolano d'ogni parte e allietano l'intero padiglione, dando un aspetto gajo a questa bizzarra costruzione di tufo, in cui il sesto acuto trionfa e su cui si elevano le caratteristiche cupolette orientali. Ma una voce amica ci chi'ama dal ricco padiglione delle Marche. Ecco qui i ricordi di Raffaello e di Leopardi, ecco qui la musica dolce di Rossii:ii. La bella Sala deglz' Angeli' col suo immenso camino sembra dover accogliere ancora i lieti ed arguti conversari di Ariosto e del Tiziano, di Bramante e di Paolo Uccello, di Giuliano dei Medici, del Bembo, del Bibbiena. E qui accosto si apre il piccolo studio del duca d'Urbino, tutto intarsi raffiguranti le scienze e le arti, e con il soffitto a ricchissimi cassettoni bianco e oro. E non è, forse, questa rigogliosa raccolta di palmizi, un cantuccio di quella riviera ligure, creata per la gioja degli uomini? Con la riproduzione della celebre Porta Soprana di Genova, con la costruzione di sapore ogivale, l'architetto Borzani ha voluto darci una delle più effìc~ci rappresenta_zioni dell'arte ligure. Come la Torre dell'Elefante e il frammento del Castello di Cagliari, e il ricordo del chiostro di San Dome~ nico e quello del Duomo d'Oristano riescono a dare un caratteristico edificio sardo. L'antico motto quattrocentesco, Fz'orenza fior che sempre rinnovella, incornicia un lato dell'elegante padiglione toscano. Risplende qui e trionfa il più puro Rinascimento. Ed ecco i ricordi di Palazzo Vecchio e della Laurenziana, ecco il pulpito esterno della Cattedrale di Prato, ecco la scalea del palazzo Cotroni di Lucca e la Sala del Popolo con gli emblemi dei Comuni toscani, e la pisana lampada a cui la leggenda unisce il nome · di Galileo. Ed ecco Siena con i ricordi 1 del Palazzo Bonsignori, del palazzo del Diavolo, di quello del Capitano con il suo motto gentile: Cor magis tz'bz" Sena pandit. Ma tra la ricchezza della Toscana e delle Marche, della Lombardia e del Piemonte, l' Um~ • bria verde, l'Umbria sogno di poeti e culla di artisti, eleva la sua costruzione trecentesca ispirata da quel palazzo municipale di Penigia che Giacomo di Servadio e Giovannello di Benevento innalzarono dal 1293 al 1297. È qui, a completare l'edificio, la storica torre detta di Madonna Dialdana; vi sono il grifo e il ·]eone a ricordare l'antica grandezza: v'è in ogni parte il ricordo della grazia umbra. Per molto tempo i commissari furono incerti se scegliere questo .palazzo municipale di Perugia, oppure quello non meno bello di Todi, la gentile cittadina che si vanta di fra Jacopone ed è culla di belle donne. Poi parve che il primo fosse più caratteristico; e Perugia vinse. . I
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