Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LE ÈSPOS!Z!ON! DÈL 19ti 389 ROMA. Esposizione_Etnografica. - LA FONTE DEL GIGANTE A SANTA Luc1A (fot-. A rgus). , nozione del luogo e i sogni e le v1s1oni più dolci salgano alla fantasia. Ecco, noi siamo a Capodimonte, in un lembo di paradiso terrestre, e dalle grandi arcate giunge fino a noi l'odore acuto del bosco, e il grido dei fç1.giani, e il canto degli uccelli. Dietro quegli alberi, non si vede, ma dietro quegli alberi v'è il mare azzurro e infinito, bello e irrequieto, pieno di -fascini e di inganni come il cuore di una bella donna. E non basta ancora; altre visioni passano davanti ai nostri occhi, altri sogni ci cullano, altri ricordi salgono al nostro animo. E noi ci lasciamo andare, tutti presi da una grande, infinita, incomprensibile dolcezza. Dai silenzi di Capodimonte al chiasso, all'allegria, alla vita spensierata di Santa Lucia il passo è breve. Un intrigo di vicoletti, una serie di botteguccie, alcuni venditori ambulanti, e sopratutto i posteggi·atori~ gli ammirati, bravi po-. steggiatori, che vanno ancora:· cantando sotto le finestre degli eleganti alberghi di via Caracciolo; ed ecco la vecchia Napoli scòmparsa, la Napoli della tradizione e.... della leggenda. · V'è tutto in questo angolo così frequentato, così rumoroso, di Piazza d'Armi: e voi potete · illudervi di essere fra i buoni luàani'; potete immaginare, non guardando il lontano San Pietro, di essere nella terra benedetta del sole e del canto. Eppure qualche cosa manca, eppure di _qua)che cosa voi sentite la nostalgia; e non sapete spiegarvi subito che cosa sia ciò che vi punge. Ma è il mare, il mare con il suo profumo e la sua bellezza, il mare di Santa Lucia con le sue barche e con le sue mille seduzioni, il mare azzurro che solleva l'onda dei vostri ricordi. Santa Lucia, luntana e benede tta, è nu 1nartirio si mme vi ene a 1nmente ! Quanta suspire dint'a na varchetta, quanta gt1ardate senza dircc ni ente ! Frutte 'e mare adduruse, é vera 'e mare, mare, gutio d'a luna ca spunta va, luna, lanterna de li marinare, ca dint'o specchio 'e l'acqua se mmirava.... Ma le malinconie si dissipano subito. Dal suo deschetto vi chiama la voce del pizzaiuolo, che mentre dà grandi manate su le sue succulenti focacci e per allargarle bene, prima cli mandarle al forno, ve he canta le lodi, e vi dice che su di esse scorre " , a lava , e l'uogli'o ,, addirittura una lava d'olio, e che sono morbide come "'e bri'oscee, ,, o vi consi-glia " magnatevelle c'o fun- , gi'ti'ello; 11 e finalmente, a mo' di chiusa, lancia il suo grido: " 'o pizzajuolo cauro I 11 E la folla, ah la folla! Bisogna vederla, specialmente nei giorni di festa, accalcarsi intorno alla piccola bottega. Sono cento, sono duecento, sono mille voci che gridano, che chiam·ano, che -invocano la succolenta pietanza, e allungano le braccia " desiose II e allungano le bocche . più " desiose,, ancora. E_sono capaci di star lì ore intere per attendere il loro turno, dandosi l'aria di gente che sta lì per criticare, o per curiosità e non già perchè sale una certa acquolina in bocca. - Ah Righe' saranno poi bone ste pizze? - Che t'ho da dì; ma me pare che vedo'n 'intruglio.... - Accicoria quanta è bona. Ah regazzì me ne fai n'antra.... doppia. - Ostregheta! El pare un budin ! - Do you like it? - Yes, very much. Il che non vuol dire che la pizza possa farvi dimenticare le guarratelle. Le guarratel/e sono il teatro ambulante idolatrato dai ragazzi di una volta, perchè quelli d'oggi gli preferiscono il cinematografo. Perciò le guarratelle sono del tutto scomparse da Napoli, dove ne ho visto girare qualcuna, ancora pochi anni or sono. Le commedie, sempre piene di buffonerie, hanno a protagonista Pulcinella, il finto semplicione, in continua lite col compare a cui finisce immancabilmente per regalare una buona dose di bastonate, . e qualche volta una sciabolata che trapassa l'infelice da parte a parte. Tutto questo condito con quell'arguzia un po' scurrile che è proprio della maschera napoletana, e che fa smascellare dalle risa grandi e piccini. Proprio così. I grandi specialmente si dilettano un mondo a vedere le astuzie innumerevoli di quel pupazzo vestito di bianco con il viso di due colori. Poichè le guarratelle consistono in uno sgabuzzino formato da quattro assi di legno, chiuse da una tenda. Lì dentro si nasconde l'uomo, e agita i suoi pupi, e modula diversamente la voce, e inventa le sue spiritosaggini. V'è in tutto questo, mi pare, un po' della vecchia commedia dell'arte; ma al pubblico questo non importa, e continua a ridere e a gridare. Forse v'è anche chi preferisce veder la faccia del pulcinella dipinta sul vecchio muro d'una casa all'angolo del vicolo. E la ràgione si capisce subito, quando s'è detto che quel pulcinella, seduto su una botte, serve da insegna a " nu maccarunaro ,, e propriamente. all' Osteri'a della Fortuna, dove si mangiano certi spaghetti che devono essere molto buoni a giudicare dall'avidità con cui li divorano i numerosi avventori. Sarebbe questa una riproduzione di quelle vecchie bettole, ormai sparite, in cui si vendevano dei piatti di maccheroni per due e tre soldi, ·e che perciò venivano chiamati "doje ,, e " tre ,,. Gli stranieri godevano un mondo a vedere gli scugni'zzi' mangiare con le mani, non precisamente pulite, " 'o doje ,, da essi pagato, e gli scugni'zz i· alle volte ve ne facevano delle scorpacciate. Ora, per fortuna, tutto questo è scomparso, ma le car- . toline illustrate ne vanno ancora propalando ai quattro punti cardinali il non lieto ricordo. . Ma lasciamo andare. Indulgenza ci vuole. Sembra averne tanta, con quel suo viso asciutto e bonario, anche il San Gennaro della Marina, qui riprodotto "Facàa gi'alluta,, come lo chiamano i suoi parenti (e,· pare impossibile, ne ha ancora tanti!), attende invano qui che qualcuno gli infiori la mensoletta o accendi la lampada. Cuncettella e Mariuccia affacciate al loro balcone, da cui pendono i melloni le "nzerte d'aglio,, o le " ceppe ,, di pomodori, stanno tutte orecchi ad ascoltare la nuova canzone sospirata da un posteggiatore dagli occhi nerissimi e dal sorriso " ammartenato ,, ; ovvero si affaticano a chiamàre il franfelliccaro, che vende le sue caramelle " c'o senso,,. Nella sua bottega il parrucchiere sta tutto intento a radere la centesima barba della giornata; mentre sua moglie "'a signora ,, guarda, facendo la calzetta, il barattolo delle sanguisughe. Più in là, di contro alla Fontana degli' ostri'cari~ un acquajuolo. vende " a' surbetta e Pasca, ,, una specie di gelato .... popolare; e dietro il vecchio e glorioso arco di Sant' Eligio, il cantastorie canta di Rinaldo e di Maganza, di Orlando e di Goffredo.... E la fçilla, che si rinnova, fa sentire la sua risata, ch_e si propaga da un capo all'altro di questa Santa Lucia .... .ALFREI;>O LABBATI. i I l I ,, I I I ,j

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