Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

tE ESPOSIZIONI DEL r9rr ROMA. Esposizione Etnografica, - L'INTERO GRUPPO NAPOLETANO. - UN ANGOLO DI SANTA LucrA (fot. Argus}; Capodimonte e Santa Lucia. L'intento della Commissione per il padiglione della Campania e della Calabria non è stato quello di riprodurre in un unico edificio l'arte di varie epoche, fiorita nei diversi luoghi delle due estese regioni: ma l'altro di ricostruire uno di quei luoghi cli delizie disseminati nelle belle e sconosciute ville partenopee. Si è voluto, in• somma, rievocare il settecento napoletano e la sua grazia un po' molle, un po' leziosetta, qualche volta stucchevole, sempre frivola, di quella frivolezza agghindata, compassata di cui era formata tutta la vita di quell'epoca. Forse, perchè si avesse una visione completa di ciò che sia stato sinora l'arte della Campania e della Calabria; perchè si potesse conoscere di quale magnificenza e di quali ricchezze potessero andare orgogliose queste due gemme italiane, avrebbe servito meglio allo scopo il seguire l'esempio delle altre regioni, del Veneto, della Lombardia, dell'Emilia. Sarebbe, così, stato p0ssibile conoscere un · po' meglio molte cose che di Napoli e delle Calabrie sono ignorate; e avrebbe, forse, un simile padiglione incitato gli italiani a studiare le manifestazioni artistiche svoltesi in quei due lembi d'Italia, di cui (pare impossibile ma è la verità) molte cose ancora rimangono da svelare. Che cosa avrebbe potuto essere un padiglione con tali intenti costruito, lo dice il nome ·dei valenti . commissari, a capo dei quali è il Tesorone, un uomo caro a tutti coloro che si occupano d'arte; e del cui numero fanno parte artisti di gusto finissimo, quali il De Sanctis, il Volpe, lo scultore J erace. Certo, se il bel sogno di rendere stabili i padiglioni e di ricostruirli in muratura potrà attuarsi, Napoli e le Calabrie si presenteranno diversamente, con ben altre ricchezze, con altri splendori, con nuove magnificenze; e saranno così co·n tenti i napoletani, che fanno ora un po' il broncio, venendo a Piazza d'Armi; e saranno contenti i calabresi, che si vedono ora esclusi di fatto da questa festa dell'Italia tutta. · Ma, in ogni modo, anche come è adesso il padiglione della Campania può dirsi una riu- (NAPOLI A PIAZZA D'ARMI.) scita ricostruzione artistica, chè anzi, appunto per questo ' fatto di essere un edificio improntato ad un solo stile ben definito, è fra le cose che meglio rispondono allo scopo che si voleva raggiungere, e rievoca in modo meraviglioso l'epoca a cui gli ideatori si vollero ispirare. Merito questo che si deve, senza <lubbio, tributare alla valente, concorde, armonica cooperazione di tutte le persone che furono poste a capo di quest'impresa, e che seppero dividersi fra loro il compito in modo che esso fosse nobilmente assolto, e che l'effetto raggiunto fosse degno del loro nome e del loro gusto artistico. Edificato su un'area di circa mille e duecento metri quadrati, il padiglione è formato di tre grandi sale, che s'aprono su un vasto e magnifico salone centrale. Esso è opera degli architetti Cuzzi e Guerra, i quali hanno saputo creare, come si voleva, un piccolo giojello del genere. Le belle e grandi arcate sostenute da alte colonne, i graziosi terrazzi, la tinta chiara dell'esterno dànno a tutta la costruzione qualcosa di gaio, di festevole, di giocondo. Intorno i giardinetti ben pettinati, le ajuole allineate con cura, i fiori scelti meticolosamente e disposti con sapienza, completano il quadro, che è, senza dubbio suggestivo. Ma l'interno è ancora più lieto, è ancora più gajo, sa meglio rievocare lontane visioni. Le tre sale - nelle quali si diffonde una dolcissima luce giallognola filtrante dalle ampie vetrate, coperte da lunghe tende - sono vuote di mobili; ma su i soffitti e lungo le pareti si rincorrono i puttini e le allegorie della musica e della danza, e nel salone centrale le belle sedie dell'epoca si allineano intorno allo spazio riservato ai musicanti. Perchè la Napoli che si è voluto qui rievocare è la gioconda Napoli dall'anima musicale, è la città dai mille canti, dalle dolci canzoni, dai motivi appassionati. Doveva essere questo luogo destinato a concerti di musica classica napoletana, e avrebbero dovuto · qui risuonare ì vecchi e i nuovi sospiri delle canzonette che nascono a Napoli e corrono ad allietare il mondo, da quella antichissima " Fenesta che lucive e mo' non luce ,, , la cui origine si perde nella leggendaria notte dei tempi, e che commuove ancora con il suo ritmo melanconico, alla più moderna Funiculì Funiculà, alle altre mille modernissime e già ripetute da innumerevoli bocche. Per ragioni, che qui non è il caso di esporre, sinora questo bel programma non è stato attuato che una sola volta, il giorno dell'inaugurazione; ma è da augurarsi che esso possa venire espletato in questi ultimi tempi. Così, almeno, il padiglione potrà servire al suo scopo, e potrà degnamente rievocare le visioni del bel settecento incipriato e leggero. E a Napoli questo secolo galante e falso, frivolo e bigotto, giocondo e libertino fu veramente il secolo del bel canto e della mu-· sica appassionata. Vecchie ville sparse nei dintorni della città del golfo lunato; parchi abbandonati e solitari, come magnifico, pur nella sua devastazione, quello di Portici; sontuosi e ricchi e ancora pieni di vita luoghi di ritrovo e di riposo, come quello di Capodimonte, hanno di questi gaj padiglioni dove solevano riunirsi a lunghe veglie musicali le civettuole padrone di casa e i loro nobili ospiti; e mentre le note molli e seduttrici si diffondevano per la sala, continuavano a intrecciarsi gli sguardi sapienti e appassionati. Fuori l'aria era dolce, e dagli alberi veniva su la frescura della notte, e dai fiori, scelti con cura e con cura disposti nelle ajuole, salivano mille vari profumi, che si fondevano in un sol profumo.... Napoli era lontana, e le vicende politiche, che del resto appassionavano poco quègli animi di nobili gaudenti, erano state dimenticate da che la rumorosa postigliona aveva condotto gli ospiti in villa. Sì, ha una strana virtù rievocatrice questo padiglione pur così nudo, pur così silenzioso. Esso pare costruito più pei napoletani che per gli altri. Esso pare fatto apposta per far sorgere la nostalgia nell'animo nostro, par farci desiderare con maggiore veemenza la bella città che sorride al nostro cuore di figli. Basta porsi in un cantuccio, accosto ad uno di questi terrazzini fioriti, perchè a poco a poco si perda la

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