Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

~ . ------- 386 LE ESPOSIZIONI DEL 191 r La Mostra del Risorgimento. In alcune grandi sale del Monumento a Vittorio Emanuele fu inaugurata, qualche giorno fa, la "Mostra del Risorgimento,,. Ferdinando Martini e Vittorio Fiorini, che già da parecchi anni con altri valentuomini . lavorano a •preparare il grande II Museo del Risorgimento italiano ,, vollero che la celebrazione del primo Cinquantenario dell' unità fosse occasione dì esporre al pubblico un saggio, ordinato ed organico, dì ciò che sarà quel Museo, il quale raccoglierà i documenti per la storia della nostra Epopea nazionale. Questo primo nucleo di documenti e di cimelii fu limitato a Roma e all'ex Stato pontificio; e ne è venuta una magnifica Mostra, nella quale si passano tre o quattro ore non solo con piacere, ma con interesse e con emozione. Perchè, in verità, di tutto il grande movimento che condusse l'Italia al suo riscatto, Roma fu sempre la mèta ideale, il fine ultimo a cui tutti i desiderii miravano, in cui tutte le aspirazioni convergevano: così che la Mostn1 aperta nel Monumento a Vittorio Emanuele, se pure più specificamente concerne Roma, è in realtà un V<';ro e proprio commento di tutta la storia italiana, dagli ultimi anni del secolo XVIII al XX settembre 1870. Vittorio Fiorini, che ne fu amoroso e dottissimo raccoglitore e illustratore, volle ordinarla in modo che apparisse sempre, nei varii gruppi di documenti l'idea della decadenza del Potere temporale dei Papi: o sia timidamente ·vagheggiata in conventicole segrete, o più coraggiosamente proclamata per le stampe e negli atti ufficiali, o eroicamente confessata nelle congiure nelle rivolte nelle battaglie. Il periòdo della prima Repubblica romana e specialmente quello dell'Ambasciata di Giuseppe Bonaparte (1797-98) è curiosamente illustrato specialmente da autografi e da proclami: degno di nota è il fatto che, in quei tempi, sia a Roma che in Romagna tra i " patriotti ,, avversi al governo dei preti sono frequenti e numerosi i preti:· L'epoca napoleonica è sopra tutto interessante per copiosissime raccolte di stampe e di giornali: v' è una ricca iconografia dal " Re di Roma,,, e tutta l'epica lotta tra l'Imperatore e Pio VII è lumeggiata eia una serie cli stampe in cui il viaggio e la prigionia ciel Papa sono descritti e seguiti quasi giorno per giorno. I foschi anni dal '21 al '3r, le congiure legalere gli esili i i patiboli, sono ampiamente illustrati: il primo documento che si riferisce a Pio IX, sebbene non abbia vera importanza politica, è per la storia dell'uomo così interessante, che mi piace riprodurlo, tanto più, che per quanto io ne so, è ancora inedito. Si tratta d'una lettera che il conte Giovanni M. Mastai Ferretti scriveva il 3o marzo 1816 alla contessa Giacinta Marchetti Milzettì: e la lettera è questa: " Carissima amica, "Dall'ottimo dottor Barbieri ho avuto la vostra carissima, dove ho letto i vostri dolci rimproveri, non però da me totalmente meritati; mentre, se pur vi sovviene, sono stato ultimo a scrivervi. Ciò non giustifica il mio silenzio troppo lungo, di cui non dispero aver da voi ottenuto il perdono. Ora vengo a darvi una notizia che molto vi riuscirà stravagante, e il di cui risultato forse non approvate. Il mio abbito è totalmente cangiato; il mio sistema cli vita è ciel tutto diverso, e vestito clericalmente spero - , cli _compiere la carriera ecclesiastica. Ho seria- ; mente riflettuto prima di convincermi a un tal : passo, e seguitando il consiglio cli serie e auto- . revoli persone mi sono assolutamente deciso. Io non so quale impressione farà su cli voi una tal cosa, e temo di non meritarmi la vostra approvazione: assicuratevi però che tale stato è forse il più adatto alla mia ipocondrica serietà. ,, Curiosa lettera, non · è vero? Ma più curiosa è l'insistenza del giovane ecclesiastico nel tentar di persuadere la signora della bontà della sua risoluzione. Venti giorni dopo, infatti, e cioè il 20 aprile egli le serive ancora: " Carissima a1nica, " Era da me cosa immaginata che avrebbe dovuto recarvi somma meraviglia la mia metamorfosi. Crescerà forse ancora la vostra meraviglia quando saprete che le mie intenzioni sono di percorrere la carriera ecclesiastica; e per questo col cangiar dell'abbito ho cangiato anche il sistema, giacchè ho intrapreso una condotta più conveniente alla serietà della strada che devo correre. Mi lusingo che v'investirete delle mie ragioni, e che a sangue freddo non potrete a meno d'approvarle e di lodarmi sinceramente. La mia salute mi ha fatto più chiaramente conoscere che in questo mondo non vi è felicità e che questo è il luogo dove l'uomo deve prepararsela. Mille saluti ai vostri e credetemi " Aff,mo obb,mo Amico " GIOVANNNI MASTAI ,,. Dalle quali lettere taluno potrebbe forse argomentare che se la contessa avesse continuato più efficacemente a meravigliarsi .... o a protestare, alcune pagine della storia contemporanea italiana sarebbero state diverse.... Era un bellissimo giovane il conte Giovanni Maria Mastai Ferretti, come dicono i suoi antichi ritratti, dei quali v' è, nella mostra, una copiosissima raccolta; e gli occhi dell'abatino avevano una vivacità d'espressione affatto diversa da quella degli occhi del Pontefice.... V'è poi il testo dell'indulto " clatum Romae apud Sanctam Mariam Majorcm die XVI Julii anni MDCCCXLVI Pontificatus nostri anno I; ,, nel quale si amnistiavano i condannati e gli imputati politici "purchè firmassero una dichiarazione sul proprio onore di non voler abusare di questa grazia e di voler adempier.e in ogni tempo ai doveri di buon suddito ,, ; e v' è una lettera autografa di Massimo D'Azeglio, ciel '471 iri cui è detto che Pio IX " era uomo di ·coscienza illibata, ma non sorretta da un'intelligenza secura di sè stessa,,; il quale giudizio mi pare acutissimo, e spiega tante cose che parvero poi quasi inesplicabili. Gli entusiasmi del '46 sono ricca, mente documentati da canti da inni dalle "coccarde italiane ,, disegnate dal Vescovo cli Cagli, monsignor Lajani, da un discorso di Vincenzo Gioberti detto al popolo romano il 28 maggio 18461 del quale è interessante riferire questo brano: " Pio IX ha dato principio alla indipendenza italiana.... (Qui qualcuno interruppe: la finirà?) la finirà, la finirà, la finirà senza dubbio: io non vedo principe in Italia che possa paragouarsi al divino Pio IX.... ,,; e da una serie di stampe, in una delle quali, per esempio, di dubbio gusto artistico ma di chiara significazione politica, Pio IX si rivolge al Padre Eterno, che sta fra le nuvole, e additandogli l'Italia inginocchiata ai suoi piedi gli dice: " Libertà va cercando eh' è sì cara - Come sa chi per lei vita rifiuta! ,, Che avrebbe detto il Poeta se avesse saputo che quei suoi versi erano serviti alla glorificazione di un Papa, e di quale Papa! Non era infatti passato un anno, e un'aspra lettera di Marco Minghetti - che troviamo in autografo - ci avverte che i tempi - oh quanto! - erano mutati. "La Santità vostra, scrive il Minghetti al Papa il 29 aprile 18481 dopo la famosa allocuzione, ha parlato come un Pontefice ai suoi Cardinali; ma la Santità vostra ha ancora dei Ministri che si sono dichiarati responsabili.... ,, e continua dando le ragioni delle dimissioni del Ministero.... Anche di Mazzini v' è una ricchissima iconografia, compreso un curiosissimo ritratto in cui il cranio del grand' uomo è aperto per mettere allo scoperto la circonvoluzioni cerebrali, le quali, secondo la scritta, dimostrano che nel cervello di Mazzini predominavano 1.0 il carattere liberale 2. 0 il giudizio della sapienza di vina (?) 3.0 il patriottismo. Erano i tempi in cui le teorie di Gall correvano ed entusiasmavano il mondo: bisognava bene che anche Mazzini ne fosse vittima, mostrando allo scoperto la massa cerebrale .... quando l'uomo era ancora vegeto e sano. E di Mazzini v' è una copiosissima corrispondenza, che in gran parte non è ancora pubblicata: interessantissima è una sua lettera al Gioberti in cui le idee e le concezioni politiche e religiose del filosofo sono severamente confutate con la solita meravigliosa potenza dialettica e con quello splendore di stile, che fanno del Mazzini, anche letterariamente, uno dei nostri maggiori scrittori : egli . dichiara però che intende perfettamente la reazione manifestatasi a pro' del Cristianesimo e che la ritiene anzi necessaria ed utile anche nei riguardi politici. E vien poi il ciclo di Garibaldi: h breve vita · della Repubblica romana è illustrata_ quasi ora per ora, da una lettera ciel Generale in cui si scrive alla Commissione di guerra " Bisogna mandar in tempo le scarpe per i soldati, ma per Iddio non come le altre che si devono gettare ad ogni marcia,,, fino al Decreto fondamentale della Costituente, col suo articolo 1. 0 così magniloquente nella sua semplicità: " 11 Papato è decaduto cli fatto e di diritto dal Governo Temporale dello Stato romano ,,. Ma a proposito di stile, sentite questo proclama dei triumviri (Armellini, Mazzini e Saffi): " Romani! L'onore è salvo! Dio e i nostri fucili diranno il resto. Energia ed ordine! Siate degni dei vostri padri! Non una voce che gridi nuove allarmanti. Non un colpo di fucile sparato nell'interno della città. Ogni colpo sia pel nemico; ogni grido VIVA LA REPUBBLICA! E più crescevano i pericoli e si facevano ·gravi i tempi, più lo stile risentiva dell'eccitazione patriottica. In un altro proclama del rn maggio ì849 v'è ·questo periodo: " Romani! I vostri padri si ritrassero dal Campidoglio, respinsero i ripetuti assalti dei Galli e li costrinsero a fuggire. Il generale Oudinot, grazie al cielo, non è più temibile di Brenno! ,, ,Chi oserebbe, leggendo queste parole e pensando all'animo eroico con cui furono scritte, far della critica storica intorno alla leggenda della cacciata dei Galli (che se ne andarono per forza d'oro e non di armi), o notare che il paragone fra Brenno e il generale Oudinot era di cattivo augurio per la Repubblica romana? Ci sono dei momenti in cui anche la rettorica è un'arma.... E ci son poi le " caricature ,, politiche. Meriterebbero veramente uno studio - e un articolo - a parte: e ho in animo di farlo. Quante cose dicono, e che folla di avvenimenti evoca, per esempio, quel " Giuoco d'equilibrio ,,, in cui sul filo d'un coltello si vedono Napoleone III, Cavour, l'Imperatore d'Austria, Vittorio Emanuele e Pio IX! E quei due cacciatori, Cavour e Napoleone, che vanno a caccia dell'aquila.... a due teste! E quel Garibaldi che spara ai corvi, vestiti da gesuiti, e quel Vittorio Emanuele che compie " il ratto delle Sabine ,, portandosi via Roma dalle braccia del Papa! E finisco con una curiosa osservazione. Tutti ricordano i baffi a punta di Napoleone llI e i ·due baffoni, pur essi accartocciati, di Vittorio Emanuele II. Ebbene e l'uno e l'altro (lo mostra la loro iconografia) ebbero fino a un certo punto della loro vita due modesti baffi spioventi: e fu solo quando l'uno e l'altro salirono al trono che adottarono quella singolare e caratteristica pazzia del loro " onor del mento! ,, ARTURO CAL:ZA. È uscito L'ORA DI TRIPOLI, di Enrico Corradini. Lire 3t50. r. Proletariato, Emigrazione, Tripoli. - II. L'esempio di Tunisi (Politica d'associazione). - m. L'esempio di Tunisi (Le miniere). - 1v. Tripoli. - v. La coltivazione del deserto. - VI. Leggendo una relazione consolare. - vn. Lungo la costa cirenaica (Bengasi). - - vur. Lungo la costa _cirenaica (Derna e le coloni e italiane. - IX. La penetrazione pacifica degli altri. - x. Storia turca d' un viaggio italiano. - xr. Sull'altipiano cirenaico (Da Derna a Cirene). .-:- xn. Sull'altipiano cirenaico (Da Cirene a Bengasi). - xm. _A tutti è utile l'occupazione di Tripoli. DffiIGERE COMMISSIONI E VAGLIA AI . FRATELLI TREVES1 EDITORI, IN MILANO, VIA PALERMO, 12 j E GALLERIA VITTOR!O EMANUELE1 64-66-68.

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