Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

Quale grande ingegno non ha i suoi difetti? E i difetti di Mancini si riducono a due soli: quello di non vedere, all'infuori del proprio lavoro e di quanto gli somiglia, quasì mai nulla di bello, e quello di pianger sempre sulla sua miseria, che un tempo è stata certamente autentica, ma che oggi non esiste più. Così, di fronte a un quadro di un divisioni.sta, pronun- · eia il suo giudizio uscendo in questa caratteriscica espressione del qialetto partenopeo: (Proprietà Otto ~essinger.) Antonio Mancini è inavvicinabile soltanto nel suo studio (dove, del resto, non c'è nulla da vedere, perché i suoi quadri o vengono trafugati da qualche modella prima che siano compiuti, o partono, diretti al committente, non appena ultimati). Quando lavora non conosce nessuno. Bussano alla porta. - Chi è? - grugna il maestro, già irritato, dal di dentro. LE ESPOSIZIONI DEL 19II - I mmosche I I mmosche I (le mosche ! le mosche!). · E avanti ai quadri, dal colore tenuissimo per la sua fluidità, di un noto pittore romano: - Chistò dà 'na pennellata e se ne fui"e .... (questo dà una pennellata e scappa). Ma non è facile che Antonio . Mancini si abbandoni a tali confidenze. Se non lo conoscete molto bene, egli si guarda dal manifestare il proprio pensiero sull'opera di qualunque collega. s u o· N A T R I e E. Sono io, professore.... Ah! Il professore non c'è .... Ma se è la sua voce.... Non c'è, vi dico. È occupato col modello. E se l' importuno visitatore non se la batte subito, rischia di sentirsi snocciolare tutta una litania di madonne e di santi. Una volta un collega gli disse: - Domani ti condurrò a studio tre signore americane. Ci riceverai? E avendo il pittore promesso di sì, l'indomani ebbe luogo la visita. Il Mancini accolse gli ospiti Vi dice, invece, crollando il capo e smozzicando le parole: · -:-- Sì, sta bene.... molto bene.... E vero che queste parole gli escono con grande stento dalla gola; ma insomma, vogliono essere concilia_tive. E se voi, poco soddisfatti, insistete per tirargli qualche cosa di più, si stringe nelle spalle, poi, come se levasse un grave peso dallo stomaco: - Dopo tutto - conchiude con un lungo sospiro - io non ci capisco niente! (Fot. Lancellotti.) con molta cortesia: s"olo chiese un momento di permesso per passar nell'altra stanza a prendere non so che cosa. Ma i quattro visitatori ebbero un bell'attendere: egli non tornò più. Si era nascosto - come il collega potette appurare poi - in un recondito camerino ! Per chi riesce ad ottenere tanto, è molto interessan te vedere Antonio Mancini al lavoro. Egli colloca la tela da dipingere all'estremità della sua lunga stanza da studio e siede su un ampio divano che si trova all'estremità opposta. La sua attenzione è concentrata nello sforzo di

RkJQdWJsaXNoZXIy MTUzNDA1OQ==