Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LE ESPOS!ZIONi DEL 1911 R I T R ,'\ T T o. sue to i pittori. Ma a noi che cosa importa quando, adoperati cori mano maes tra, riescono a- darc i effet ti che cl i solito la pittura non ci dà? Antonio Mancini è capace di ripetere in parecch i esemplari un identico terna (è no!o a molti il ritratto del suo servitore ora a t teggiato ad uno s tupido sorriso, ora con un enorme mazzo di fio ri in mano, ora nell'atto di aprire lo sportell o di una carrozza), è capace di mettere accanto a una caratterist ica e pensierosa figura di vecchio un prosaico fiasco d i vino. Questo può provare che il soggetto è per lui cosa de l tutto secondaria, cosa es tranea alla pittu ra, la quale deve vivere per energia propria, per un'energia che nessun tema If potrebbe, da solo, mai dare. An tonio Mancini è nato a Roma il 2 no\rembre 1852. A tredi ci ann i, però , si trasferì a Napoli con tutta la fam igl ia, e dopo aver, per qualche tempo, costretto dal bisogno, lavorato da indoratore, comin ciò . la sua educaz ione art istica a quell'Istituto di Belle Arti so tto la guida cli Domenico Morelli e dello scultore Lista, il valoroso maestro di Gemito e di D' Orsi, autore di molte opere d i merito fra cui il più bello dei leoni del monumento a Piazza de' Martiri a ·Napoli. Egli fu un ingegno precoce. Na to pittore, i suoi primi studi rappresentarono, p iù che la promessa, l'affermazione del suo straordinario temperamento. E cominci ò a trovare ammiratori non solo fra i compagni ma anche fra i maes tr i. Domenico More lli si fermava spesso, all'Accademia, a contemplare quanto produceva il prodigioso fanciullo . Una volta il More lli , passando dalla bottega di un rigattiere, fu colpito eia un piccolo quadro, una mezza figura, che riconobbe subito dipinta dal Mancini. Dopo esse rs i indugiato innanzi all 'opera, manifestando, con r ipetuti cenni dell a testa, la sua schie tta ammirazione, si recò all'Is tituto, e chiamato a sè uno dei più fidi discepoli , Io pregò di andare dal rigattiere a comperargli quel quadro. - Se ci andassi io - disse - potrei esse re riconosciuto e all ora pagherei troppo alto l'acqu isto. Il discepolo si affrettò a contentare il maestro, e, reca tosi sul posto, dopo avere astutamente osservate diverse opflre, posò gli occhi, con simulata indifferenza, sul piccolo quadro. - Quanto vuoi per levarti quest'impiccio? - Duemila lire. 11 g iovane, maravigliato, chiese al negoz iante se per caso non gli foss e dato cli volta il cervello. E quello, prontamente: - No, caro signore. Se foste passato un'ora fa, vi avrei rilasciato il quadro anche per dieci lire. Ma poc'anzi si è fermato qui don Domenico Morelli, ed è rimasto a lungo a contemplare, entusias ta , questa mezza figura . E, per me, ora, non vale meno di duemila lire. Quest'aneddoto dimostra, insieme, molte cose : prima di tutto, che un artista illustre e troppo noto nella propria città quando vuol conchiudere un affare deve guardarsi bene dal manifestare troppa apertamente la sua approvaz ione ; poi, che gli arti s ti giova ni, anche valorosi, sono co- ·s tre tt i, sul pr in cipio della loro carriera, a cedere opere di arte pe r pochi cente s imi: infine, che i ri gat ti e ri· i quali li sfamano, non banno essi s tess i la competenza pe r g iudicare del merito di un lavoro che, se comprano per ni ente, rivendono, di solito, per poco di più. E il Mancini, infatti, come vari altri giovani del suo tempo, pure essendo amm irato e protetto dagli s tessi maestr i clovè s tentare molto prima · di vendere a cond izioni non dirò va ntaggiose ma decen ti . Sottrattosi al giogo di quel rigattiere, egli lavorò a lungo per negoz i che lo re tribuiva no un po' meglio, e dal Giosi di Roma s i trova anco ra qualche suo lavoro giovanil e. Sono opere piene di grazia pittorica, senza essere nè affe tta te nè leziose. Già s i vede in esse quella s inceri tà , quel color ito sobrio, gustoso, quella fa ttu ra franca senza malizia e senza trucchi volgari, che, poi, dovevano meglio espli carsi nelle opere successive. L' Istituto di Belle Ar ti di Napoli possiede del Mancini una tes ta di fa nciullo, di profilo, che è un gioiello, e in casa R?tond? v_' è un quadro di modes te d1mens10m _ra_ffìgurante un prete, ?pera cara tten s~1ca in tutta la produzione moderna I tali ana. Tali lavori sono come il mattino gioioso della carriera ar ti s ti ca di questo pittore e forse sono le sue cose più belle. Tuttavia , ai tempi in cui vennero eseguite, il giovane autore, insofferente di ogni freno, deciso a far da sè con uno stile tutto propri o, troA U T O R I T R A T T O.

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