Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

366 I:...E ESPOSIZIONI DEL r9rr TORINO. LA COMMEMORAZIONE FORENSE DEL CINQUANTENARIO D'ITALIA. -LA SEDUTA INAUGURALE NEL SALONE DELLE FESTE ALLA PRESENZA DEL R E (fot. Forl)ari). Torino... La commemorazione forense del Cinquantenario d'Italia celebrata alla presenza del Re. Tori no, 3 settcmbre. L'ampio ed elegante salone delle feste del\' Esposizione è letteralmente gremito in ogni categoria di posti da avvocati convenuti da ogni parte d'Italia, magistr,;ti, ufficiali e signore. Sono presenti i ministri Finocchiaro-Aprile e Calissano, il sottosegretario di Stato per le P. T. on. Battaglieri; i senatori Frola, Villa, Teofilo Rossi, Badini, Bruno, Tassi, Lupacchioli: i deputati Panie, Daneo, Compans, Pozzo, Pavia: il comandante del corpo d'armata di Torino Corradini, il procuratore generale cav. Bacchialoni, il primo presidente della Corte d'Appello comm. Taglietti, ecc., ecc. Il R.e, - I primi discorsi. Il Re è gi unto in automobile chiusa alle ro precise da Racconigi, accompagnato dal maggiore Camicia: la sua entrata nel salone è accolta con una immensa ovazione, tutti sono in piedi. Il Re stringe la mimo al comandante del corpo d'armata e poi dai senatori Bruno e Villa viene accompagnato al suo palco dove prende posto con altre autorità. Ha la parola per primo il sindaco conte sen. Rossi, il quale ringr;1zia il Re e il ministro Finocchiaro d'aver voluto onorare della loro presenza la festa; ringrazia inoltre il sen . Scialoja che accettò di essere l'oratore ufficiale della giornata. Si alza poi il ministro Finocchiaro portando il saluto del Governo : dic,e che il convegno odierno promosso dalla Curia torinese ha trovato approvazione e consenso in tutto • il Regno. " Gli Italiani - soggiunse - non dimenticano che, in tempi non lieti, giuristi di ogni parte della P enisola qui convennero a respirare aure di libertà; e ciò rende più significativo vedere raccolti in questa città tutte le Curie del Regno per soler::1izzare i loro ricordi. È questa la migliore e più degna premessa al Congresso giuridico fo rense che si terrà in Roma nel prossimo ottobre, dal quale ci attendiamo l'impulso efficace e vigoroso per le riforme ·legislative che il Paese reclama ed attende. ,, Subito dopo prende la parola il sen . Franco Bruno, il quale parla a nome della Curia torinese e in ultimo, accolto da vivi applausi, si alza il sen. Scialoja. IL DISCOR.SO DEL SENATOR.E SCIALOJA, L'oratore, in rapporto al tema assegnatogli dagli i niziatori della commemorazione, risale subito col pensiero ai maggiori giuristi del secolo decimottavo, che promossero le idee più liberali, o con gli scritti, o con l'opera, o pih certamente ancora, col martirio. "Senza le loro dottrine ..:_ dice - e i loro esempi difficilmente si sarebbe generato in Italia un numero sì grande di cultori del diritto, che cooperarono in tutti i modi al rinnovamento della patria. ,, E continua_: " L'avere da prima affermato con energia e poi divulgato sempre pih il concetto del diritto d'Italia, fu uno dei meriti principali dei giuristi del Risorgimento. ,, Il potere temporale dei Papi. Ricordando poi l'opera legislativa prestata da Pasquale Stanislao Mancini e da Terenzio Mamiani, l'oratore dice: " Un punto ~el nostro Paese fu sempre dei pih difficili e complicati, che pareva dover ancor a impedire la costituzione unitaria e a l tempo stesso l'indipendenza e la libertà d'Italia: il potere temporale dei Papi. , Da pih secoli il Machiavelli aveva già formulato in termini mira- . bilmente precisi questo punto: " ... _. la Chiesa ha tenuto e tiene questa nostra provincia (intendeva l ' Italia) divisa. E veramente alcuna provincia non fu mai unita e felice se non la viene tutta ali' ubbidienza di una repubblica o d'un Principe, com'è avvenuto alla Francia e alla Spagna. E la cagione che l'Italia non sia in quel medesimo termine, nè ab' ia anch'essa una repubblica o un Principe che la go. e. ni, è solamente la Chiesa: poichè avendovi abitato e tenuto imperio temporale, non è stata sì potente, nè di tal Yirtù che l'abbia potuto occupare il r esto d'Italia e farsene principe. E non è stata d'altra parte sì debole che, per paura di non perdere il dominio delle cose temporali, non abbia potuto convocare un potente che la difenda contro a qcello che in Itali a fosse diventato potente.,, In queste parole del profondo politico fiorentino sono ac0 cennate in parte le difficoltà di nat, ,ra interna e i pericoli esterni che il potere temporale opponeva ad ogrii tentati,·o d'unità d'Italia. Se poi all'aspirazione unitaria si aggiunge quella alla libertà. e ali' indipendenza dallo straniero, il potere temporale del Papa si presenta ancora come un duplice ostacolo, dinanzi a l quale dovevano infrangersi e s' infransero le prime illusioni dei neo-guelfi libe a li .' " L'esperienza infatti provò l'impossibilità di togliere il carattere teocratico a l Governo di un principe che a l disopra della sua qualità di sovrano di , ,n r~gno pone quella di capo di una religione · universale; e d'altra parte dimostrò pure che il principe capo di _religione siffatta non può curare escl usivamente gl' interessi del proprio Stato e deve questi subordinare a quelli della religione, cui sono ascritti i sudditi degli Stati stranieri. I primi tentativi di Pio IX si erano spezzati contro questi scogli; contemplando i fatti con la storica serenità, che oggi ci è permessa, noi dobbiamo riconoscere che H Pontefice do, . yeva necessariamente tradire il principe. Non abbiam_o forse veduto, anche in tempi più _recenti, come _la forza delle cose abbia impedita qnella ,conciliazione che la ·volontà di un Papa dotto e intelligente e quella di un forte ministro italiano avevano preparata e -; per quanto era in essi - quasi conclusa. " "Libera Chiesa in libero Stato,,. " Bisognava dunque prepararsi ad abbattere il temporale imperio dei • Papi, rispettandone il potere spirituale. Arduo problema, pel quale evidentemente era _necessario il concorso di fatti internazionali, che non potevano dipendere unicamente da noi ; ma ai quali noi dovevamo tenerci sempre pronti; ed era necessaria una tale predisposizione dello Stato, per cui quella divisione del temporale dallo spirituale, che si voleva conseguire in Roma, fosse già attuata n ello Stato medesimo. Ora l'opera precorritrice degli uomini politici e dei giu risti piemontesi · fu tale che in pochi anni il Piemonte anche nelle sue relazioni con la Chiesa si trovò innanzi a tutti gli altri Stati d'Italia. L'azione politica e gi uridica del Piemonte si esplicò secondo la norma che Camilla Cavour - seguendo concetti da lui appresi, come or ci fu dimostrato, primitivamente in !svizzera e che erano svolti ali' Università torinese da Amedeo Melegari - riassunse poi nella celebre formula: "libera Chiesa in libero Stato,,. Riferite poi tutte le leg-gi derivate da questo principio (abolizione del fòro ecclesiastico , aboli zione delle decime ecclesiastiche e simili, soppressione degli ordini religiosi, pene contro gli abusi dei ministri del culto, ecc.), l'oratore rileva come già nel I 860 il Piemonte fosse pronto ad affrontare colle sue leggi interne la grave quest ione dell'abolizione del potere temporale. , L'ultima parte della sua ampia rassegna è destinata alla ·codificazione commerciale ed alla procedura ci vile nonchè alla legislazione relativa àl diritto, e alla procedura penale. Una vera ovazione saluta l 'oratore, il quale riceve le congratulazidni del Re, dei ministri e dei molti personaggi presenti. Indi il Re, seguito dai ministri e dalle autorità, risale in automobile: quando esce dal palazzo la folla che si addensa nei dintorni applaude lungamente e grida: " Viva il Re! ,, Il Sovrano ringrazia e saluta commosso, indi si·allontana rapidamente alla volta di Racconigi,

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