Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

E poichè fama immortale diedero alle Marche, che g moltissimi d'ess i fu patria, i genii della musica, così ai fantasiosi, inesauribili suscitatori di armonie un'altra aula fu dedicata con copiosa raccolta di memorie onoranti la loro gloria. Lo spirito di Pergoles i, dolce arguto, come un pittore francese del settecento, qui trova sua dimora: di Ottaviano Perussi, inven tore dei caratte ri musicali mobili, di Luigi Sacconi, s torico del secolo decimosesto, di "Spontini ampio e dolente n el narrar la vicenda della vestale innamorata, di Mancini, di Vaccai, di Lauro Rossi, di Filippo Marchetti, di Gioachino Rossini, massimo fra tutti, che e ternò nel ·n ostro cuore melodie freschissime come dal fonte di roccia la pura vena d' arge nto. E son quadri -con effigi fedeli e simulacri s imboleggian ti l'occulta potenza dei suoni, e busti e storici documenti quelli che così esaltano la memoria de i sommi, di cui la terra picena fu tanto ricca. E tutto ciò sempre legato in sobri e e pur espressive decorazioni, tracciate ai limiti delle sale con concetti opportuni al rito di celebrazione cui la sala stessa è destinata. LE ESPOSIZIONI DEL r9r 1 Simile del resto l' idea, cne ha guidato gli organizzatori, che si accinsero a comporre la grande dimora degli artisti; quella dedicata agli arch itetti, agli scultori, ai pittori, al pio quattrocentesco Gentile da Fabriano, ai fratelli Salimbene, che diedero vita a concitate vision i di sacre molti tudini, al Bramante maestoso, a Raffaello, giovinezza di eroe divino che la luce eterna prodigò nell'opera sua indicibile, agli Zuccari, al Maratta, ad Ercole Rosa, che modellò granitich e figure di valoros i, e da ultimo, a Giuseppe Sacconi che delle civiltà elleniche e latine amò devotamente le glorie dell'architettura, rievocandole nel monumento che celebra il Re padre de lla Patria nell'anno del giubileo unanime. SALONE D'INGRESSO. - R1co rwo DEL GENERALE MmnEVEccmo DI FANO. La sala degli artis ti si corona di un soffitto, il quale è tratto dell' ex convento 'di Sa n Domenico cli Pesaro per opera dei giovani della scuola d'arte pz:-ofess ion;ile de ll a stessa città; e si compl e ta per un fregio pittorico a dischi bianchi ove campeggiano il penn ello e il compasso, strumenti di quotidiano lavoro per le rinnovanti$i fantasie dell'arte. La serie di questi ambienti si chiude con un'aula completamente dedicata ad eruditi ed urnani'sti. Una simil e esaltazione delle glorie marchigiane non risulta soltanto, giova qui riaffermarlo, da un assieme di sale nominal:mente . dedicate agli eroi dell'azione e de l pensiero, ma la lòro memoria si .onora in quel modo che solo può dar garanzia di stabile efficacia, e cioè con ·raccolte di cimeli e ·di ricordi, in genere, che compiutamente ne illuminano l'essenza interiore. Il palazzo Ducale cl' Urbino, uno fra i più significativi monumenti della regione, non poteva essere dimenticato e non lo fu. Nella Sala degli Angioli, l'archite tto Ciri11i, n e ha in molti dei particolari decorativi, curata la riproduzione fedele: il camino solenne a cuspide, r ecante fra du e faccie di ritagli marmorei finissimi, una teo - ria di angelelli che danzano in g iocondo coro, due bifore e due porte lun e ttate con ricami preziosi di ornamenti, e gli stucchi nella vòlta, simili a quelli che esistono nel salone degli arazzi, e, non ultimo certo per intensità di bellezza, lo studiolo del Duca, popolato di ori e di sculture in legno, dovute ad abilissimo artefice. Si aggiunga a tali varie dimore artistiche una saJ.a di ceramiche . interessantissime, una raccolta di mone te consolari, civiche, pontificie del signor Cattabeni di Macerata, una serie di schizzi a penna del senatore Vaccai, riproducenti luoghi caratteristici delle Marche, poco noti, tra;,formati e distrutti. Tale nel suo complesso di elementi storici ed artistici il padiglione marchigiano. Alla cui attuazione l'architetto Cirilli ha avuto insigni ed instancabili collaboratori: la scuola IL CORTILE (fot. Scavalli Veccia) . professionale di Fano ch e eseguì molte delle riproduzioni, il prof. Garofoli che si incaricò della patina.tura:e della colorazione dei soffitti di Ascoli e di Fano, il pittore Biagio Biage tti che concepì e condusse a comrimento le decorazioni interne dei saloni . E con questi altri animati di fervido entusiasmo. III. Mi parve dapprincipio cosa non indegna dell'opera, a questo forte maniero dar n·ome di monumento delle glorie marchigiane . Per il sentimento che sugge riva questa des ignazione, parrni, oltre che per le ragioni es tetiche donde gli organizzatori si ispirarono, l'edificio merita di essere precipuamente ammirato. Esso varrà, con l'esaltazione delle trascorse glorie, a incitare il paese sempre verso le speranze del tempo cui volgiamo ansios i gli sguardi. E in ciò sarà, non v' ha dubbio, il compimento dell'ideale degli artisti e dei volonterosi che assiduamente, con tanta fede, vi hanno lavorato. GIAN BrsTOLFI. L'ESPOSIZIONE DELLE TERME GIUDICATA DA UN GRANDE CRITICO TEDESCO. Il maggior critico d'arte che abbia attual mente la Germania, Fritz Stahl, rednce da una visita a :le Esposizioni romane, propone sulle colonne dell'autorevole Herliner Tag,blatt che l'Esposizione archeologica resti definitivamente e stabilmente quale " Museo del!' Impero Romano ,, . Fra tutte le Esposizioni romane di quest'anno, egli ·dice, l'Archeologica è la meno appa riscente ed è tuttavia la piè, meravigliosa. Multe Nazion i vi hanno contribuito con zelo con li beralità e con ac ume specia lmente l'Austria e la Grecia, mentre alt re {e spiacevolmente la Germania fra queste) non h ann o brillato per nessuna di queste tre virtù. In verità nel! ' Esposizione non si vedono che calchi di gesso e fotografie - e di opere la cui bellezza non è nemmeno lontanamente paragonabile con quanto di romano possiedono tutti i grandi Musei. E tutto ques to, inquadrato nelle nude mura delle Terme, dà ben poca gioia agli occhi . Ma . l'effetto meraviglioso di questa Esposizione non v iene da ciò che essa mostra esteriormente, ma da ciò che essa inspira: dal sentimento che essa ci dà dell' " Imperitun romanu1n u: della pili meravigliosa organizzazione umana che s i s ia mai data, sogno e mode llo di tutti i fondatori e reggitori di Imperi da allora ad oggi, e che fece romani tutti i paesi che toccò. Così essenzia lmente romani, che ancora dopo millenni ne restan le vestigia. li l.imes non segna ancor oggi i confini tedeschi? E tra il Be lgi o e l'Olanda non c'è una barri era che separa due differenti culture? Tutto cii;> era noto, continua lo Stahl, ma ora per la prima volta, in questa Esposizione, l' "Imperium romanum ., diventa una " cosa vi'sibile ,, : l'idea diventa forma. l I nostro sguardo può correre dal!' Inghilterra ai cÒnfini del Sahara, da lla Spagna al centro del!' Asia e mos trarci in tutto il mondo le vestigia di Roma. Questo l'Esposizione archeologica ci dà - così essa fa rivivere il mondo romano. Ed è fuor di dubbio che essa dovrebbe esser conservata, definitivamente orga nizzata.

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