Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LE ESPOSIZIONI DEL r9II Alchimia e Medicina alla Mostra retrospettiva di Castel Sant'Angelo. A voler fermare uno per uno sulla carta tutti gli spunti storici o aneddotici che può suggerire alla fantasia del visitatore appena mediocremente colto una rapida corsa attraverso le Mostre retrospettive di Castel Sant'Angelo, ci sarebbe da scrivere dei volumi. Hanno torto coloro che arricciano il naso innanzi a codeste raccolte un po' eterogenee e un po' campionarie, a base di ricostruzioni e di jac simile. Hanno torto pure avendo ragione: poichè non conviene mai peccare di escl usivi smo, e non è saggio rifiutare il meno anche quando sia onestissimo· desiderare il più. Certo, nè la ricostruzione della farmacia nè quella del laboratorio alchimistico secenteschi tentate in Castello possono avere interesse o importanza per gli eruditi. Ma al mondo non ci sono soltanto gli eruditi: ci sono anchf; gli altri, tutti gli altri, i quali hanno pure i loro diritti · intellettuali, e sono diritti inoppugnabili, tanto più inoppugnabili quanto più risultano modesti. Ora per questi altri, quella farmacia e quel laboratorio valgono bene un trattato ùijolt'o sulla storia della medicina o dell'alchimia! accattoni. Bisogn<J, proprio dire che la Chiesa sia governata da •Dio in persona: poichè ho conosciuto io quattro papi di cui neppur uno aveva senso comune! ,, Curiosissimi sono, tornando all'alchimia, i panegirici · che ne fa Giambattista Birelli, medico di casa Medici nel secolo XVII. " L'alchimia - dice - è quell'arte che arreca al mondo ricch.ezze infinite e che è stata chiamata: amor di sapienza, allegrezza dei cuori umani, splendor dell'angelica scienza: spiracolo, sorella della filosofia e madre della medicina, invidia dei filo :;ofi, mercurio: " Da diverse cose fate 2, 3 e 3, I - I con 3, cioè 4, 3, 21 r. - Da quattro a tre vi è uno, da tre a quattro vi è uno, dunque uno e uno e tre e quattro; da tre a uno vi è due, da due a tre vi è uno, dunque uno fa uno. Io • tutto vi ho detto.... ,, Se ques ta non è cabala.... E la medicina! L' ineffabile medicina del 'Soo e del '600 che spiegava le convulsioni isteriche come effe tti di luna congiungente e dettava libri quali L'antidoto dell'amore, del medico Aubery, con un ampio discorso contenente la natura e i motivi di quello, ~oi rùnedi' più singolari per p1·eL'alchimia, per esempio. Una piccola fucina oscura, presa a mezzo dal forno _di fusione · e dal camino, ingombra di lambicchi, di storte, di provini, di campane, di cucurbite, di matracci, di mortai, di vasi di vetro e di ceramica con mercurio, vetriolo, zolfo: ecco già l'atmosfera stori ca costituita, l'inventario dell'arte abbozzato. Ai muri, un gufo reale ed un' iguana imbalsamati, un gatto mummiffcato, dei crani di mammiferi: sui tavoli, sui leggii, grossi volumi che paiono o sono cabalistici. Nella seconda metà del secolo XVII esisteva veramente in Castel Sant'Angelo un locale di questo genere. Era il laboratorio · di Francesco Borri, milanese, uno degli alchimisti più noti dell'epoca, il quale vi s tette venticinque anni prigioniero dell' Inquisizione. Egli era già stato condannato a morte in contumacia verso il 1654, per avere ostentato rapporti occulti con la divinità: ma era riuscito a scappare in Germania dove aveva trovato da insegnar l'alchimia ai principi dei varii Stati. Si sa quale speciale interesse rendesse i sovrani d'allora teneri verso gli alchimisti. Speravano tutti nella famosa scoperta della pietra filosòfale per trasformare i metalli in oro; e quando non vi speravano più, si rassegnavano .... a non trasformarli, coniando semplicemente monete false, come fecero Enrico VI, Edoardo III ed Edoardo IV d'Inghilterra. In Amburgo, il Borri iniziò alle scienze occulte anche la regina Cristina di Svezia, probabilmente poco dopo la costei abdicazione. Nulla di più facile eh' essi si sieno poi riveduti a Roma e che la regina sia andata a visitarlo in Castello. L'alchimista doveva divertire abbastanza quella donna terribile la quale si annoiava tanto che inventò l'Arcadia e scrisse della Città Eterna: "Qui non v' hanno che statue, obelischi e palazzi, ma punti uomini. Non si veggono che gaglioffi, scellerati, buffoni, pazzi, insolenti, birbe, RrcOSTRUZIONE DI UN TINELLO (secolo XVII) (fot. A. Vasari). tesoro incomparabile, specchio d'allegrezza, fuga d'ogni mestizia, compagna della virtù. ,, E la magia "non altro se non investigazione delle cose naturali a noi ignote; e di detta magia ve ne sono di due sorta: una è nefandissima e trae ispirazione diretta dal Diavolo, fattore di tutti i mali; l'altra invece è naturale, è quella perla tanto preziosa, quel tenero tesoro tanto inestimabile che tutti meritamente riveriscono e onorano quale perfetta filosofia.... ,, Magia nera, magia bianca. Ques t' ultima, probabilmente, quella colt ivata, nei secoli di maggior fiore, da papa Giovanni XX!I e da San Tomaso d'Aquino; ispiratrice di ricette sibilline come quella per la congelazione del LABORATORIO DI FARMACIA (r6oo). servarsi e g;uarù•e dalle passioni· amorose I I due locali di farmacia, bottega e laboratorio, ricostrmtt in Castello a fianco della fucina del Borri, fanno ripensare alle lunghe contese svoltesi fra medici e farmacisti per giungere al riconoscimento di quella supremazia che fino al secolo XVllI i secondi contestavano ai primi. In Francia, nel r553, vide la luce in proposito una poderosa opera polemica: la Declarati'on des abuz et tromperi'es que font les apoti'caires. Era una carica a fondo contro gli invadenti fratelli spuri dei figli ·di Galeno. " Dov'è la città o il villaggio che non rigurgiti di farmacisti e di barbieri i quali fanno i med ici e con le loro impudenti promesse ingannano i poveri infermi e si arricchiscono a spese di una scienza che non hanno mai studiato? ,, Lo scrittore scagliavasi specialmente contro i prezzi esorbitanti richi es ti dagli speziali per la vendita dei semplici. " Trovo esser contro Dio e la ragione che s'abbia a vender sì caro ciò che Dio ne largisce liberalmente! Non dico che i farmacisti non debbano ripagarsi della fatica del cercare le erbe e strappar le radici e prepararle e cuocerle: ma non della virtù loro, la quale ·nasce con esse erbe.,, Avrebbe voluto, l' egregio uomo, che si vendessero i medicinali press' a poco a prezzi di costo. "Non è crudele furfanteria estorcere rS o 20 soldi per una ricetta ordinata da un medico, ove non entreranno che due o tre radici, come accia, finocchio e cicoria? ,, Ecco invece una delle utopie umanitarie che sono rimaste più utopistiche anche a dispetto della rivoluzione francese: malgrado trattisi, in sostanza, di una delle più facilmente traducibili in realtà, pur nella forma estrema ciel serviz io di Stato, voglio dire di farmacie esercite dal Governo in concorrenza con le farmacie private. Ma nel Cinquecento e nel Seicento la medicina, nonostante. tutte le sue puerilità e i suoi pregiudizi, nonostante le velleità astrologiche dei suoi cultori più dotti, come quel Tadino citato nei Promessi Sposi, il quale vedeva " l'annunzio e la ragione insieme dei guai " della peste ,, in una cometa apparsa· l'anno 1628 e in una congiunzione di Saturno con Giove ,,, era ancora considerata dai medici come un apostolato più che come un mestiere. Il Corlieu, in una Briève ùistructt'on poiw tous les Estats, pubblicata nel

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