Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

qualche anno a questa parte. Carlo Alberto Petrucci si rinnova· simpaticamente in un vigoroso e solido auto-ritratto Guardando nel rame, di calda intonazione g ialla. Corinna Modigliani presenta un gruppo di bambine che, sorvegliate dalla mamma , gettano briciole ai colombi: gruppo ben composto, di buon sentimento. Carlo Cazzaniga manda due Amiche, una pittrice nel suo studio mentre riceve visita: è un quadro armonioso di colore. Giuseppe Stella, giovane cli talento e buoni studi, che da pochi anni va facendosi apprezzare in Italia dopo aver avuto grandi successi nell'Amer ica del Nord, ha una Vecchz'a orante dal disegno preciso e dall'intensa colorazione. Ise Lebrecht, giovanissimo anch'egli, entra risolutamente fra i pittori che lavorano con serietà presentandoci Estate canora, ardito nudo cli donna dalle belle trasparenze di tinta, armonizzante piacevolmente col verde della campagna in mezzo a cui si leva, fresco e rigoglioso, come spiga matura. Giuseppe Dimaiuta ha un Poeta dialetLE ESPOSIZIONI DEL 19rt A. DI s C ·O V o Lo. - LA VOCE DEL CENTAURO. tale siciliano che per essere una delle prime sue opere non manca di fattura larga e sapiente e, sopratutto, di sincerità. Vittorio Grassi espone con un bel trittico, Ascensione, inneggiante alle memorie della classica Roma, trittico concepito e dipinto con matura coscienza. Piccola ma interessante la mostra ciel bianco e nero. Vi trovo una serie di meravigliosi disegni di Vincenzo Gemito, fra cui il superbo Autorùratto, un Ritratto di sacerdote dall'espressione vivissima, e due Acquaioli guizzanti nelle loro nervose figure sotto il segno del lapis. Buone e piene di sentimento le diverse acqueforti di Vico Viganò e le tre acquetinte di Carlo Alberto Petrucci. Delicati i due disegni a colore di Arturo Noci, e l'acquaforte I pi'ni di Guido Palamenghi Crispi. Interessanti i numerosi disegni a penna di Alberto Martini e le tre acquetinte di Giuseppe Graziosi. Espressivi e fini i tre ri333 tratti a punta a secco di Enrico Lionne e i Due studi di testa di Rinaldo Agazzi. La scultura italiana è rappresentata scarsamente. Noterò quel poco che c' è. In una sala speciale campeggia, innanzi tutto, il colossale gruppo i[! marmo di Giulio Monteverde In alto l'anima. E opera alla quale l'illustre scultore ha lavorato venti anni e vuole essere un inno all'idealità. Una donna dal purissimo corpo interamente nudo (l'idealità) cerca sollevare dal fango una rozza figura d'uomo (il materialismo) che è sopra una ruota alla cui base sono i simboli delle miserie terrene (una testa di cavallo in decomposizione, una civetta, ec·c.). E nell'espres sione della donna è tutta la purezza dello spirito, come in quella del!' uomo è tutta la volgarità sensuale di un'anima chiusa a ogni sentimento. Dopo Giulio Monteverde, Ernesto Biondi, con un altro gruppo colossale: Povere recluse. Lo scultore, che è anche uomo di cuore, ha voluto

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