Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

• tichi stati Sardi, erasi accresciuto, pel fatto delle rivoluzioni del 1848-49 e conseguenti emigrazioni in Piemonte, dei nomi più chiari d'Italia - come il conte Luigi Sanvitale, l'avv. Ferdinando Maestri, l'abate Aporti, l'avvocato Gallini, il conte Vitaliano Borromeo, il conte Ga6rio Casati, il conte Francesco Arese. Poi le annessioni del 1859 e del 1860 avevano portato nella Camera Alta uomini come il conte Giovanni Arrivabene, il conte Luigi Barbiano di Belgioioso, Gian Battista Camozzi, il nobile Carlo d'Adda, il generale Fanti, il conte Fenaroli, il conte Cesare Giulini Della Porta, Alessandro Manzoni, Gian Battista Nazari, Giorgio PaUavicino Trivulzio, Alessandro Porro, Luigi Torelli, il marchese Bevilacqua, Maurizio Bufalini, Ippolito Gamba, 'Giovanni Gozzadini, il conte Filippo Linati, Carlo .Matteucci, Antonio Montanari, il conte Giuseppe Pasolini, il conte Guglielmo Càmbray Digny, Gino Capponi, Silvestro Centofanti, l'abate Raffaele Lambruschini, Enrico Poggi, Francesco Puccinotti, il marchese Cosimo Ridolfi, Vincenzo Salvagnoli, il prof. Ferdinando Zanetti, Michele Amari, Annibale De Gasparis, il conte Pompeo di Campello, Filippo Gualteri0, Ruggero Settimo, il principe Rinaldo· Simonetti, il principe ·Vincenzo Strongoli-Pignatelli, il marchese Luigi Favari, ed altri ancora. Raccoglievasi dunque nel primo Parlamento italiano, ,per l'.VIII Legislatura, quello che si poteva veramente dire il fior fiore d'Italia; e le due grandi divisioni politiche dominanti in quel Parlamento potevansi riassumere così: il partito moderato, col programma vittorioso dell'Unità Ita - liana, da compiersi ·per iniziativa esclusiva della monarchia di Casa Savoia; il partito d'azione, avente per · programma anch'esso l'unità d'Italia con Casa di Savoia, ma salva la libera iniziativa popolare quarido la monarchia si fosse mostrata lenta e temporeggiatrice. Vittorio Emanuele II, presenLa seduta R._eale tatosi il r8 febbraio r86r ad del '61 inaugurare, nell'aula di Palazzo Madama in Torino il primo Parlamento Nazionale Italiano, salutava i Senatori e i Deputati col discorso memorabile, che cominciava: " Libera ed unita qua~i tutta, per mirabile a iuto. de lla Divina Provvidenza, per la concorde volontà dei popoli, e per lo splendido valore degli eserciti, l'Ital ia confida nell a virtit e nella sapienza vostra . ., Ed aggiungeva, nell'ultima parte del discorso 1 " A ltra volta la mia pa rola s uonò ardimentosa essendo però savio cosi Io osare a tempo, come Io attendere a tempo (applausi) . " Devoto all'Italia , non ho ma i esitato a porre a cimento la vita e la corona (app lausi cd acclamazi oni di tutt i i Dep11 tat, e S enator i, che si sono levali in p iedi) ma ne ' suno ha il diri t to di cimenta re la v ita e la sorte di una nazione (vivissimi seg11i di apj,rovazionc, i11terpretanclosi la· fra se come allusione" a Gar ibaldi, i ncitante g l'italiani a marcia re p er Venez ia e per· R orna) . " L'a rmata nava le ha dimost rato nelle acque di Ancona e di Gaet a che ri vivono in Italia i marinari di Pi sa ,- di - Genova, di Veuezia (c,pplaus ,) . " Un a v.a lente g ioventit, condotta da un capitano che ri emp i del suo nome le p i t, lontane contrade, fece man ifes to che né la servitit, nè le lungh e s venture valsero a sner va re là fi bra · deì popo li ita liani (viv i-<s :·,m app lausi). " Questi fa tt i hanno inspirato alla Nazione una grande confidenza nei propri destini. Mi compi accio cli manifesta re al primo pa rlamento i ta li ano la gioia che ne sente il mio an imo di re è di so ldato (salva 111Z1n ime e prolu11gata di appiaus,) . . È vero che il discorso reale non accennava nemmenò iridiretfarriente à Venezia ed a Roma; è vero che vi era un mònito alla patriottica irrequietezza di Garibaldi; ma il fatto di veder e riuniti, la prima volta, da che l'Italia esisteva, tutti i rappresentanti italiani nella medesima capitale di un unico regno, faceva dimenticare per un momento ogni altra preoccupazione e riempiva gli animi di entusiasmo e di irrefrenabil e commozione. Il grido unanime uscito dal Il titolo Parlamento riunito nella sé duta di "R._e d'Italia,, reale, era stato: Evviva Vdtorz·o Emanuele, re d'Italia. Era il grido cbe aveva animato alle battaglie nel 1859 e· nel 1860, che aveva spinte le masse ai plebisciti unitari; e Camillo Cavour, presidente dei ministri, raccoglieva quel grido, presentandolo in forma di progetto di legge il 21 febbraio 1861, in un arti"co lo unico così conc~pito: "Il Re Vittori o Emanuele Il ass ume per- sé e s uoi successori il titolo di Re d'Itali a .,, L' Ufficio Centrale del Senato riferiva tre giorni dopo - il 24 febbrai o - su questo disegno di legge, e la r elazione, dettata dallo scienziato romagnolo Carlo Matteucci (membri della commis1 · LE ESPOSIZIONI DEL 19II 31 LA SEDUTA DEL 27 IVIARZO 1861 DELLA PRIMA CAMERA ITALIANA IN TORINO (disegno di P . Omeg~a) . sione De Gori, Giul iani, Gaetano Giorgini e Niutta) . diceva, fra l'altro: " Il t it olo di R e d ' Italia pone in atto i l concetto in te ro · ddla volontà naziona le ; cancella i simboli delle nos tre interne divisioni, è per l'animo d 'ogni ita li ano un pegno di grandezza e di uni one; accresce l'a utorità de l governo del Re n ei consessi europei, ed offr e alle g randi potenze, in mezzo a lle q uali il Regno d ' ;ta li a prende posto, degna occasione per accettare i l risorgimento poli tico di un popo lo che ha t_anto contribu ito alla civiltà universale.. .. ,, Il dis egno di legge fu immediatamente approvato dal Senato - il cui scrutinio segr eto diede, il 26 febbraio, 129 voti favorevoli e 2 soli contrari: Cavour portò l' r r marzo alla Camera il progetto, col proposito che la Camera lo votasse il 14, giorno natalizio del R e ( r820) ed anche del principe ereditario Umberto (1844). La Commissione della Camera per riferire su tale disegno di legge fu composta di Bettino Ricasoli, Cipriani, Paternostro, Gioachino Pepoli, Macciò, Audinot, Natoli, Baracco e Gian Battista Giorgini r elatore. " Il diritto di Vittorio Emanuele Il a l Regno d' Ita li a - d iceva la r elazione del Giorgini - emana da l potere costituito della nazione; egli v i regna in virtit di quegli s tessi plebisc iti ai quali si deve la formazion e del Regno cl ' Italia ... ., E concludeva invitando la Camera a votare la traduzione in legge di " un' affermazione solenne del diritto nazionale, un grz'do di entusiasmo convertilo in legge,, - come aveva detto il conte di Cavour nella sua relazi one. E la Camera il 14 marzo, con 294 voti, sopra 294 presenti, votava la brevissima lègge, procla- ·mante Vittorio Emanuele II R e d'ltali"a: La legge veniva promulgata con decreto r eale del 17 marzo i86r - ed è questo uno degli avvenimenti memorabili cbe l' Italia è ora chiamata a cel ebrare dopo cinquant'anni. La Camera il 17 marzo aveva La questione anche approvato l'indirizzo, r eRomana datto da Luigi Carlo Farini, in risposta al di scorso della Corona. Quell' indirizzo, fra altro, diceva al Re: " Voi sapete che il n ostro pensi er o si volge pietoso a lla desolata Venezia, e che l ' Italia affannosa asp ira a lla sua Ro1na ... " La questione di Roma era la più complessa: le trattative avviate da Cavour presso lo stesso pontefic e Pio IX, in Roma, facendogli sottoporre per mezzo del cardinale Santucci ·- intermediarii il padre Carlo Passaglia e Diomede Pantaleoni - un progetto di legge di guarentigie, per il quale il papa rinunziava al potere temporale, proclamandosi il principio della libera Chiesa in libero Stato, parevano nel gennaio e nel febbraio riuscite ; ma d' un trafto il cardinale Antonelli, per un compl esso di rag ioni interne ed esterne, nascondenti la vera ragione - forse i suoi inter essi pers~n_ali ~- le rompeva. L' opinione pubblica _europea er a tutta ans iosissima in quei giorni per la Ques tione Romana; la Francia, le cui truppe presidiavano ancora Roma, era inquietiss ima. Napoleone III era sempre, di sentimenti, favorevolissimo all'Italia; un opuscolo L a Francé, Rame et l'Italie del signor de la Guérronière, inspirato certamente dall'imperatore, cercava di ammonire ed addolcire, senza risultato, gli animi della Corte Romana, presso la quale erasi rifugiato lo spodestato Francesco II, ex-re delle due Sicilie; a Parigi, nel riapertosi Corpo Legislativo le discussioni accendevans i contro l'Italia mirante a Roma; e le legittime aspirazioni italiane venivano difese dal principe Napoleone, sposo della principessa Clotilde di Savoia, con un di scorso formidabile, da lui pronunziato nel Senato francese il r0 marzo, e rispecchiant e in molta parte i sentimenti personali di Napoleone III, italofilo sempre, malgrado - come scriveva il conte Vimercati - il suo " pessimo contorno,, . Il clericalismo francese e Napoleone "Non av rei creduto ma i - scriveva il Vimercati a Michelangelo Cas telli - che il clero ed il papa avessero in Francia t anto potere. Questa benedetfa questi one di Roma ha qu i eccitat o t a lmente tutti gli spiriti, che le società sono ora divenute impossibili. Vorrei che i nostri. esaltati venissero qui, e vedesse ro come le cose stanno; ti assic uro che calmerebbero i loro a rdori; a meno che si sentisser o assai fo rti da lotta re contro l 'Austri a e contro la F ra ncia con temporaneamente.. .. Invece di a ndare a Roma in una sola t appa bi sogna a ndar vi in du e, ma bisogna accontentar l' Imperatore assolutamente ; l'opposizione che ora gli si fa in Fra ;i cia deve cessare, ·perché se Napoleone perde la sua fo rza noi si amo j,-itti ! . .. Cavo u~ è .t roppo uo1r,to di Stat o per non comprendere e compr enderà.. . . Il In queste circost;inze la prima Camera italiana, intraprendeva il 25 marzo ' 6r la discussione sulla Questione R omana, a proposito di un' interpellanza presentata dal deputato del V collegio di Bologna, Rodolfo Audinot, d' accordo con Cavour, mentre una petizione firmata da alcune migliaia di italiani chiedeva al Parlamento un atto di protesta ed un . richiamo ai governi europei contro l'occupazione francese in Roma. La discussione, elevata ed apCavour e R._oma passionante, durò alla Camera per tre sedute - 25, 26 e 27 marzo '6r: e il conte di Cavour - mentre Massimo d'Azeglio nel suo recente scritto Questioni urg enti aveva detto che Firenze poteva · ben esser e la capitale d' Italia "contro la fantas ticheri~ classica-retorica di Roma capital e ,, - il conte d1 Cavour proclamava in piena Camera, in uno dei s uoi più inspirati di scorsi: " La stella d' Ita lia é Roma; é <lessa la nos t ra stella po la re. Bisogna che la città 'eterna nella quale si accumulano venticinque secoli d i glor ia s ia la capita le d'Ita lia . La nostra Unità, la paée d' Europa ·sono a questo p r ezzo. Ma perchè l ' Ita lia p ossa giungere a Roma , bisogna andarvi ·a ques te cond izioni : d ' accordo con la F ra ncia, e sinché la grande maggioranza dei cittadini d' Ita li a e altrove non

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