Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LE ESPOSIZIONI DEL r9d L. Bo MPA RD. RITOCCO, ltiartente,, di Milano nei 1909; Misteri' delia notte; Confiaenze, due donnine sdraiate che si raccontano qualche segretuccio d'amore; e uno studio per quelle Anime del mare che eia lungo tempo tormentano la sua irrequieta fantasia col loro voluttuoso e ardito scorcio di donne ,supine. L'Esposito ha una bella Marùia dove cinque paranze l'una in fila all'altra fuggono svelte e oblique sotto il nembo imminente. Il .Pennasilico una Figli'a del Fattore, bimba dagli occhi luminosiss imi in un ro- · busto colorito di giovani carni clorate dal sole. Il Sartorio fa semplice atto di presenza con un bozzetto della Pesca del tonno e qualcuno dei suoi prediletti studi di Campagna romana. Sentito in alcune parti l'Autunno di Enrico Serra, il quale però lascia moltissimo a desiderare nella Madonnina e in Ninfa, que dei soliti effet ti d'acqua e cli sasso ormai stucchevol i e fabbricati . cli maniera. Bizzarro, benchè non del tutto convincente, il Diefenback in Orfeo e Tramonto, dove il colore appare sfumato e lisciato in insensibili trapassi di tono. ~~ Ma quanto sempre più interessante e maschio Ermenegildo Agazzi ! Egli espone La famiglia del pescatore, che fu già assai favorevolmente notata a Milano nel 1906, &iorni d'Estate, un paesaggio pieno di slancio, e L e sorelle, due mezze figure di donna in abiti sgargianti e un po' antiqua ti, intente a guardare fuori del quadro come persone vive, con occhi d'una intensità passionale bruciante e due sorrisi analoghi ma cli una gradazione sottilmente studiata e nettamente resa. Tre tele ove il colore è trattato un po' alla Monticelli, con dovizia e fasto, come una mistura di gemme, vero elemento di gioia, e dove tuttavia l'equilibrio è mantenuto con un gusto e un senso della misura personali e rigorosi. Carlo Balestrini, del quale v'ha una Nevi'cata a Milano, un Cacàatore, una Sera i·n Maremma, una Stalla con mucche e delle Pecore allo stagno, mi pare vada facendosi invece sempre più opaco e sporco, con un che di affrettato e di superficiale; e altrettanto potrebbe dirsi del Gola, che in Ruscello e in Lungo 1'! naviglio si n . ete troppo e-peggiorandosi. Ariosissimo e netto senza leccature, simpatico di toni è Azzurro ligure, una seria benchè un po' decorativa marinar di Mario Agrifoglio, cui potrebbe far riscontro, \ più modestamente, il Promontorio di Pesaro d\ Niccolò Severino. Notevoli ancora, in fatto di paesaggio, il Vespro in Basilicata, sensazione turchina di Andrea Petroni, un diligente Arco di' Settt'mi·o Severo cli Paul Gutscher, un'Astura di tesare Bertolla, un po' nel gusto di Pasquale Sta'nislao Mancini, un Abbeveratoi·o di Filippo Anivitti) Alle fonti' del Clitunmo di Francesco Santoro, e specialmente due vigorosi e movimentati studi, ieni di franchezza e di colore, di Riccardo Galli, Cavalcata di' nuvole e Genova in sole. Per la figura va ricordato un erÌergico, solido Studente, un Toreador piuttosto fotografico e Pregando del Fabrés, alla cui mostra è stata giu-: stamente dedicata tutta una sala; una ~alomè di Alessandro Alexeeff, Materni'tà di Antonio Piccinni, una giovine donna ridente che scherza col boccio cli un seno, Trad1'ta, tela abbastanza drammatica di Francesco Longo Mancini, Lacri·~ mosa, in un buon tono rosso seppia, di G: B. Noci ari, un vigoroso Autoritratto cli Natale Attanasio, uno dei pochi siciliani partecipanti alla mostra, un .ritratto di signora in abito di seta bianca di E. Gordigiani, un ritratto d'uomo a bianco e nero di V. Cadel e due nudi mediocri di G. Amisani e di E. Pansini. La scultura, finalmente, ·è ben rappresentata da cinque già noti gioielli del Gemito, fra cui il popolarissimo Pescatore e l'Acquaiolo, da una collezione di venticinque statuette e piccoli gruppi di Costantino Barbella, pieni di vita, da un nudo di fanciullo di Salvatore Pisani, Al man, squisitamente modellato e d'una eleganza sobria, finita senza leziosità, da alcune buonissime cose di E. Ximenes, da un grasso e pastoso bronzo di G. Barbieri, Pube1' tas, e da due belle tes te pure in bronzo di Giulio Starace e di Giuseppe Gasbarra. * Ove volesse rintracciarsi, nell'assieme sempre un po' caotico di una mostra di pittura italiana, qualcosa come un indiriz2:o prevalente o per lo meno come una tendenza diffusa, bisognerebbe rifarsi a un cot~ spirito di ùiti'mùà che sembra venire informanél'ò di sè lo studio della fi gura come del paesaggio. Non saprei trovare altra parola per designare quella tendenza a vedere nelle cose l'aneddo to, lo stato d'animo, l' "interno,,, così fisico come spiritu~le, più che la linea, il colore, l'aggruppamento. E pittura di genere: ma non è più la pittura di genere del Favretto o, che so io, dell'Induno: c'è sempre dentro una punta di commozione repressa, fra il sentimentale e il sensuale, un umorismo che non arriva al sorriso, più spesso una pensosità melanconica, anche quando sembrerebbe non esservi che del procace. Al padiglione di Valle Giulia la tendenza è rappresentata dall'Innocenti. Qui c'è un sosia dell'lnnocenti, Carlo .Corsi, che ne rifà i motivi e la tecnica nel Cofan.o . e in Sçatola d' oro.· Ma c'è anche il -Fabrés, •il quale, pur ess~ndo veramente troppo versat ile t aperto a ispirazioni d'ogni genere perchè possa chiuE 'RM-ENEGILDO AGA'ZZI. - LE SORELLE.

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