I I I I • I I, ' ' I LE ESPOSIZIONI DEL 1911 A Do L F o F E RRAGu TT 1 - V I s c o NT I. - CoNFIDENZE. La Mostra degli Indipendenti a Roma. La mos tra organizzata a Roma da quegli artis ti che per le circostanze già note al pubblico non vollero o non poterono esporre nel Padiglione italiano _di Valle Giulia, occupa i tre piani del palazzo Theodoli al Corso e si compone di quasi ottocento lavori, fra tele, sculture e monocromie. Darne un giudizio complessivo non è facile. Non è mai facile , quando si tratta di esposizioni d'arte nostrana, mostre campionarie più che razionali aggruppamenti artistici. Ma qui lo è meno che altrove, poichè il vizio tradizionale ha trovato un'aggravante nella fretta con cui si è dovuto proceder e a raccoglier e e a distribuire il materiale. Talchè non di rado quadri del medes imb pittore trovansi sbales trati senza ragione apparente alle due estremità del palazzo: come è il caso del Balestrini che ha i numeri 306, 458 e 757, pos ti -rispettivamente nelle sale XII, XIX e XXVII, del Bompard che con due tele va dalla sala VI alla XVIII, del Rivaroli che ha un quadro in ciascuna delle tre prime sale ed uno nella XVII, e del Fuccioli che salta dalla XIII alla XXVII. Del qual fatto non sarebbe nemmeno equo lamentars i, :7isto che, tal qual' è, la mos tra rappresenta g ià un vero tour de Jorce e che m complesso lo scopo di colmare con un'ampia appendice le lacune lasciate dall'Esposizione ufficiale è s tato raggiunto. Una cosa tuttavia s i può osservare, a guisa di pregiudiziale: che l'appendicé è riuscita troppo ampia e che la Commissione è incorsa nel torto opposto a quello cui voleva por riparo. La mos tra, come manifestazione cli protesta, sarebbe riuscita molto più efficace se si fosse limitata a un buon nucleo di opere accuratamente scelte, tali da superare al . confr.on.to .le molte ·· cose . medio.cri . ammesse a . Valle Giulia dalla Commissione uffi ciale e contro le quali si era tanto giÙstamen te gridato. In tal caso essa avrebbe anche raccolto molto maggiori simpatie e molto maggior concorso di pubblico di quanto in realtà non abbia fatto. Invece, accanto a opere del Morelli, del Palizzi, del Favre tto, del Delleani, del Costa , le quali per altro suggeriscono il desiderio cli una mos tra retrospettiva senza tuttavia soddisfarlo, poichè non può certamente bastare a cos tituire una mostra retrospettiva un acquarello del Morelli, due quadretti del Favretto e uno del Palizzi; accanto a questo ten tativo necessariamente embrionale di esposizione qu ale avrebbe dovuto farsi e non si fece a Valle Giulia, troviamo esposte opere A D_OL F O FERRA G U TT•I- V I S CON T·I, - - DONNE IAGANA LAVORATRICI DI CESTELLI. che se il Comi ta to Ferrari-Pica rifiutò ebbe mille ragioni di rifiutare e che la commissione degli Indipendenti avrebbe fatto assai bene a non accogliere, nemmeno a titolo di solidarietà di corpo. Dico, per tacer delle cose mediocri, di cinque deplorevoli tele riun·ite della sala XIII: GHscavi nella Basdica Emilia cli Nino Carnevali, Naufrago di Domenìco Pennacchini, Nella pùiela di Giuseppe Monti, Fen·olo di Alfonso Muzii, Marmarole da Mz'surina di Leonida Rossignoli; e . poi :dei Ro1nani al Trasimeno di Lemmo Rossi Scotti e specialmente di quella enorme allegoria di Massimo Gallelli, Visione epica, tronfia e goffa, farcita di tutto- il rifrittume r etori co di un Cinquantenario per provinciali , alla quale il Cata• logo dedica mezza pagina di una didascalia che val la pena cli riferire: "Nel giorno glorioso in cui la Patria dimostra a sè stessa e alle Nazioni sorelle l'opera cli civ iltà compiuta in cinquant'anni di unità nazionale, spontaneamente il suo pensiero si rivolge all 'Eroe che possentemente contribuì a ricomporl a col genio e coll'amore. Allora, in un impeto improvviso di ardenti memorie, l'onda g loriosa delle Camice Rosse e l'Italia colle sue Provincie invadono il Gianicolo, e, acclamando e spargendo fiori, si raccolgono ai . piedi del Nume leggendario. E il momento solenne in cui la Patria prende morale possesso di Roma, in nome del nuovo diritto, che le deriva dalle opere compiute. Il Signifero pianta fin almente l'Aqui la Romana sul suolo della terza Roma civile. La Vittoria che fu sempre ancella fedele cli quell'Aquila dominatrice, le si inginocchia cli,ianzi in segno di persistente devozione; e l'Adol escente, s imbolo della nuova generazione, prostrato, bacia con ardore e riconoscenza infinita il drappo tricolore. Il Buccinatore depone la buccina : le lotte hann o tregua nell 'osanna della Patria riGoscente .... ,, * Indubbiamente tanta corrività ha nuociuto alla mostra. Ma conviene anche osservare subito che le cose belle non vi fanno difetto e · bastano a compensare largamente delle altre. Ricorderò anzit utt~ set_te tele cli Antonio Mancini, il trionfatore d1 ques t'anno, fra le quali un Gociaro attira irresistibilmente per la potenza quasi mag netica dell'occhio, e sette di segni di Vincenzo Gemito di una saldezza· e di una vigoria assolutamen te scultorie. Due piccole cose squisite, Pastorella e Guidatrice di" tacchini, espone anche il Mic_hetti,_ quasi per far _m~ggio_rmente rimpiangere 1 suo1 troppo lunghi s1lenz1. Di Adolfo Feragutti-Visconti c'è una l agana, o, per intend~rci, una ". india lavoratrice di cestelli,,, che m1 pare abbia· ancora guadagnato nei ritocchi subìti dqpo la prima presentazione alla " Per-
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