Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LE ESPOSIZIONI DEL 1911 / - ~ - -~~_: -_,.;-:_ -=---- · 3':'~ ~ ~ ~ - -.-.- -=--=- ---:, LE CASE DI ALBA E DI BUSSOLENO DOVE È COLLOCATA L'OFFICINA TIPOGRAFICA. il foglio veniva tratto, e appariva su di esso, a stampa, il testo composto. E un altro foglio, e un altro, e un altro ancora.... Nel breve spazio di un'ora il testo era riprodotto in trenta o quaranta copie. Quel testo? Oh! una vendetta in rima, d'un poeta esule dal dolce ovile della sua terra, che descrive fondo all'universo e svela la gloria del Paradiso: Nel mezo del cami'n di' nrà uùa.... Tutto, in questa stanza, ci pa1've molto facile, infantile: quasi ci parve come un giuoco; e poche meraviglie, in tutti i secoli, sono valse questa, di pochi pezzetti di metallo segnati di lettere, d'un foglio di carta, d'un torchio.... Da sotto il compressore di questo torchio a mille a mille uscirono i messaggi del pensiero come raggi di luce, s i sparsero pel mondo, lo rinnovarono: nella storia dell'umanità è questo torchio uno dei monumenti più sublimi, e pochi canti risuonarono così alti come il suo cigolio querulo. Interrompiamo la visita di questo borgo medioevale, riusciamo dal portico, riattraversiamo il ponte levatojo e il Valentino nella sua ampiezza verde. Dinanzi a noi ora si leva maestosa, in forma di un grande arco pieno, la facciata di un edificio moderno; e ne viene per le vaste vetrate aperte un rombar confuso di macchine. Sono voci che conosciamo, ora: voci metalliche, miste di ronzii acuti, di fruscii regolari, di ticchettii monotoni: le voci caratteristiche dei volanti, delle ruote dentate che s'ingranano, delle cinghie che trasmettono il moto, dei rulli. Entriamo: ci invita questo canto della cività del secolo XX. Due amplissime e altissime gallerie, sobriamente decorate, corse ai lati da balconate, che poggiano su pilie quadre e che per mezzo di altre pili e si ricongiungono alla volta, si incrociano, formando un grandioso ambiente, che, subito dall'ingresso, si può quasi tutto comprendere con un solo sguardo. Popolano quest'ambiente macchine divers e, talune colossali, altre cli più modeste proporzioni: sono le macchine della stamperia moderna, tra cui eccellono quelle per la stampa del giornale. Ed anche qui noi possiamo seguire l'ingegnosa vicenda della produzione, dal primo travaglio al compimento. Ecco, ricostrutto in cartapesta e, attraverso alla vetrina che lo protegge, ridente di verzura e d'acque, il paes aggio minuscolo d'una piantagione di pioppi: sono cominciati ordinatamente i tagli: i tronchi si allineano sulla riva, presso le acque, e stanno per essere r\:'.cati alla cartiera, che leva prqssirni i suoi edifici. Lasciamo la riproduzione in cartapesta: un lato della galleria ci offre la realtà di una cartiera autentica, la quale sarà presto in azione. Da una vetrata ci appare fuori, presso la galleria, scavato un laghetto breve, ove si rinnova l' .acqua per la macerazione dei tronchi. E nella galleria si allunga una macchina immensa, o, meglio, un complesso di macchine, attraverso a cui si verrà compiendo il prodigioso lavoro: il legno, macerato, spezzettato, sfibrato, maciullato, si risolve in pasta, in una gialliccia pasta, ingombra di scorie e di detriti; e . questa viene quindi filtrata, asciugata, infusa di colla, ridotta in foglio, in un foglio che si svolge per centinaia e centinaia di metri, avvolgendosi in forma di rotolo gigantesco. 295 logio monumentale, e leva in alto, in forma quasi di ventaglio, una lucida cassetta di me tallo, e offre dinanzi una tastiera simile a 'quella delle macchine da scrivere, è la li"notype, una delle più recenti e delle più meravigliose conquiste. Nella sua complessività, al cui esame il nostro occhio si smarrisce, essa compie una funzione sorprendente di semplicità: compone insieme i carattèri, offrendo fusa l'intera linea : quella che vedemmo cinquecento anni fa e che avremmo riveduta ancora venticinque anni fa, comporre a mano, coi_ caratteri mobili, in qualche cosa più d'un minuto di tempo, la hnotype la può comporre in dieci minuti second i, e in pratica, r egolarmente in venti secondi. Ecco poi le macchine per la stereotipia, che ci dànno le intere pagine di giornale fuse in forma di lastre incurvate a semicerchio. E dinanzi a noi leva la sua mole imponente la possente " rotativa ,, : le pagine incurvate vengono applicate a rivestire varii cilindri sovrapposti: dai due lati si svolgono i rotoli della carta: l'ampia striscia si insinua tra i cilindri, li 1ambisce, pare carezzarne le superficii rugose, li avvolge. Un giuoco di rulli spalma le superfici dei cilindri d'inchiostro, regolarmente, assiduamente. La gran macchina si muove, rombando sordamente: la carta sfruscia, tendendosi, scorrendo.... Dall'un lato _ricade stampato, tagliato, piegato il giornale. E una pioggia continua, immensa, vertiginosa .. :. Quanti fogli e tti stampava il vecchio torchio in un'ora? Qui, in un'ora, ecco stampate ventiquattromila copie, di dodici pagine ciascuna. Così si fa il giornale. E questa del giornale, nella storia dell'umanità, è una conquista che per potenza e luce di civiltà vale forse l'invenzione della macchina da stampa: una conquista che segna il termine tra un' era meno chiara sorpassata e una più fulgida ora iniziata. Cosl si fa il giornale, com'è dimostrato in questo palazzo ad esso dedicato. O, meglio, così lo si compone e così lo si stampa. Perchè è degno ricordare che c'è poi un altro piccolo travaglio, il quale qui non appare, ma che pure '. non è precisamente trascurabile: quello di chi lo-scrive. MARIO BASSI, (Da L a Stampa. ) 1 Procediamo oltre. Questa macchina così complicata d'ingranaggi, di minute trasmissioni, di leve, che vista da lato dà l'impressione d'un oro- FACCIATA DEL PALAZZO DEL GIORNALE E DELLA STAMPA . Stampato su carta delle CARTIERE BERNARDINO NODARI in Lugo. di Vicenza.

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