Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LE ESPOSIZIONI DEL 1911 . I ~" -, . v .. ..,,... ~ , " • ., , .-/\ v ... i. , V CVN V, "!'A D!::L \.-A$TEU,O lVlED!OEVALE E DEL V ,\LENTINO OVE SORGE L' tSPOSIZIONE ( fo t . N. F o ruari). [) >V e s o r g e 1· Esposizione I L VALENTIN O. Dove sorge l'Esposizione? A questa domanda io penso che possano rispondere, senza kma d'errare, non solo quanti alla prossima Esposizione si interessano, ma quanti appena sa.nno che un'Esposizione avrà luog"o nell'ary)lo venturo, a Torin·o, per celebrare il cinquantenario del Regno d'Italia. Tre grand i Mostre nazionali, e in qtialche loro . parte internazionali; hanno consacrato il Parco ciel Valentino · a sede di tutte forse le grandi R assegne delle industrie, délle arti, del lavoro , che si svolgeranno nella vecchia capitale del Piemonte; di · queste rassegne e feste che sembrano divenute la caratteristica dei nostri tempi, se pur non . muteranno tendenze ed ideali dello spirito moderno. · Ogni volta che di un'Esposizione a T orino spunta l'idea, amor di novità e desiderio di ripartire in altre zone dell a cit tà i vantaggi più diretti ed immed iati che derivano da ogn i Mostra al commercio locale, fa sorgere in qualcuno il consiglio e la proposta di una nuova ubicazion e. Ma _sono voci isolate, o per lo meno non sono le voci della maggioranza quelle che invocano un'altra sede; e il fasci no del Valentino, dell'antica sede consacrata dalle Mostre precedenti, finisce sempre col vincere anche quella minoranza. E si comprende. Nessuna cornice, più grandiosa e più attraente di quella che offre quel . parco meraviglioso, può dare ad un'Esposizione la città di Torino; nessuno spe ttacolo più pittoresco, su cui l'occhio del visitatore possa posarsi a contemplare le meraviglie della na tura, dopo di aver ammirate quelle dell'ingegno e del lavoro umano. Osservato, contempla to, ammirato da migliaia e migliaia di ospiti durante tre grandi Esposizioni - del 1884 - del 1898 e del 1902 - esaltato da scri ttori, illustrato da artisti, cantato da poeti, il Valentino è divenuto il campo obbligato di tutte ques te Mostre, appunto per l'ubicazione e la disposizione sua, per il vastissimo spazio che offre agli edifici, per la bellezza dei suoi viali LAMPAO>Nf ElElTR>CH[ 2.. (O,.., PLETAMCNTI FABBRICATE '" ITALIA e delle sue masse arboree, e sovratutto per quella, largi tagli da natura, dei dolcissimi colli che si profilano innanzi e del fiume r egale che gli scorre accanto. Qual più mirabil e sfondo si potrebbe trovare, all'interno come alla periferia e nei dintorni stessi della-città? La ·Piazza d'Armi, forse? - Sì, è quella il luogo, da cui s i può pu r godere, se non un p iù w1ri o e pittoresco, certo un grandioso spettacolo di nat ura, il quale potrebbe anch'esso far eia sfondo ad una d i qu ste grandi feste del lavoro; un o di quegli spettacoli che rapiva d'entusiasmo, alla vis ta di quel maestoso emiciclo di monti, un diplomatico inglese di sessant'anni fa, sir Rumbold, il quale ancor lo ri cordava - fat to vecchio ma non immemore dei giorn i trascorsi a Torino - in un suo volume di Reminiscenze autobiografiche, pubbli cato or sono pochi anni. IL VALENTINO con vista dei Cappuccini e di Superga. E difatti fu appunto il gran largo di Piazza cl' Armi, coronato in lontananza dalla maes tosa dis tesa delle Alpi, dal bianco eterno delle nevi a lpine, la località che parve per poco contendere n t l passato l'onore di ospitare qualcuna di queste grandiose Mos tre raccolte nella vecchia capitale del Piemonte . Certo in quella es tremità di Torino, in ·quell' immenso anfiteatro delle Alpi,. innanzi alla campagna sconfinata, piana e silenzi.osa, -quelriflesso di bellezza maes tosa e severa, che deriva appunto dalla grande catena alpina, · coronante di l' orizzonte, av rebbe pur fatto degno contorno ali ' E pos izi one. Ma quante altre attratt ive e bellezze d'ambi ente, quante comod ità di adat tamento per gli edifici dell e varie Mostre, quante maggiori armonie fra l' opera dell'uomo e quella della natura circos tante, e · quante malie di colori, specialmente nelle stagioni in cui le esposizioni hann o vi ta, sarebbero mancate, le quali sono invece ricchezza ed orn amen to del Valentino! Attrattive e bell ezze che abbondano nel gran Parco e che non potevano colpire il giovane ospite inglese dell'austera capitale del piccolo regno subaipino nel 1849, per la semplice ragione che il parco s tesso era all ora appena in fo rmazio11e, come quello che conta poco più di mezzo secolo, non essendo s tato aperto al pubblico che nel 1856. Dico che era appena in formazione, perchè il gia rdino, che prese nome dal vicino e vetusto Castello Reale, venne veramen te comi ncia to verso il '40, ma non fu che verso il 1860 che, rifatto e notevolmente ampliato dal capo giardin ier e della città di Pari i:;i, Barille t Decamps, apparve ai Torinesi leggiadro e splendido ornamento, des tinato a cres cer e ancora in ampi ezza e bellezza. Oh il magnifico scenario della coll ina ed il fascino del gran fiume, da cui è dolcemente lambita, avrà anche all ora impressionato l'osp ite della città, chiusa ancora in non largh i confini; ma di fronte a quello scenario non erano allora che prati e viali, e mancava l'attrat tiva delle bellezze, creategli attorno dall'opera ingegnosa dell'uomo; mancava, a ri scon tro della poetica scena del Po e dell a collina, la scena, così varia e pittoresca, dell e tenui valle tte, delle dolci ondulazioni del terreno , artificialmente apportatevi e la vaghezza delle aiuole, delle macchi e d'alberi, degli erbosi cantucci pieni di raccoglimento e di poesia. - E chissà, se la meravigl ia del Valentino, come oggi si mostra, fosse apparsa all'osp ite britannico, che cominciava allora a Torino la sua carri era diplomatica, chissà quale altro inno, non meno entusiastico e quale vago ricordo avrebbe contenuto il volume delle sue Memorie! Ma se è mancato al Valen tino l'inno di s ir Orazio R umbold, quanti altri in lod.e delle sue bellezze sono toccati al mirabile Parco in questo mezzo secolo della sua esistenza; quanti gridi di ammirazione ha s trappato a tanti visitatori, venuti da tante parti diverse! Erano migliaia e migliaia, che ogni giorno, si può dire, durante quelle tre grandi Esposizioni, il gran· Parco vedeva riversarsi nel suo seno e fluttuare fra le aii.10le ed i sen tieri, vinte dalle sensazioni prime e più fresche che in loro su scitava la vis ta dell'.immenso e .poetico giardino affacciantesi al Po, prima ancora · che essi si ac cingessero alla visita delle Mostre disseminate JI. - -- - ---·- - - ... r, '

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