Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

" .GOBELINS. 11 - LE QUATTRO STAGIONI. danti, assurde, del rosa tenue, del giallo • oro, del verde cupo, e poi un cielo turchino, un tramonto scarlatto, una barca scura, dell e bellè dame scintillanti di oro, vestite di bianco, drappeggiate con scialli turchi, sciarpe color viola, nastri verdini, treccie bionde, occhi neri, visini rosei, e da tutta ques ta profusione di colori, vien fuori un insieme armonico, _delizioso che svanisce in un vago chiaror di perla, che addolcisce e smorza le altre tinte, le sposa, senza che vi sia tra esse la più lieve_ stonatura, la minima volgarità. Egli adora le tinte smaglianti, i volti freschi, le grazie ingenue, e soffre nel!' ideare te tri colori, visi lividi e ghigni beffardi. Ama l'arte sua bella, sorridente, fascinatrice, e se ne compiace, e non sa staccarsi dalle sue adorate visioni, anzi ce le profonde a piene mani, con una dovizia regale, e ci consola, e c'inebria, e ci fa sorridere, chè l'arte sua è la vera arte buona, l'arte che fa respirare come si resp ira guardando i suoi boschi e i suoi cieli! Tutti i prodotti esposti dalla Manifattura dei Gobelins nel Padiglione della città di Parigi, rivelano una perfezione senza precedenza e se nza rivalità, e i moderni artisti e gli operai abili.3si ini di alto liccio, hanno il merito di non aver lasc iato cadere le gloriose tradizioni che onorano questa industria nazionale francese. Per qual prodigio di scienza tecnica e di paziente applicazione un semplice arazziere possa con dei fili di lana rivaleggiare con la pittura, ecco ciò che supera l'intendimento coLE ESPOSIZIONI DEL r<;pi mune e dèsta v1v1ssimo stupore, che frequentemente nella folla degli ammiratori si manifesta con una stessa esclamazione di sorpresa. Possibile che quelli non siano veramente quadri? Certo è un gran merito quello di giungere a tanta potenza d'effetto, fino al punto di ingannar l'occhio: si deve peraltro osservare che la perfezione del telaio, per quanto possa essere sorprendente, non basta a formare da sè un'opera veramente pregevole, ed è invece in virtù di -qualità superiori a quella dell'esecuzione, pel sentimento della composizione, la gr2zia dello stile, l'armonia decorativa, che essa si impone, non più allo stupore del pubblico, ma alla lod e delle intelligenze superiori. La qualità principale dell'.arazziere è lo spirito che lo guida nella condotta della sua opera. Per • lui il lavoro materiale non conta. 11 meccanismo del telaio è oggidì ancora ciò che era al tempo di Penelope, semplice, quasi primitivo: è una catena di fili, te3a sopra due rotoli, sulla quale si fa la trama: è un lavoro da tessitore: la differenza sta nel numero delle spole. Yeramente delicata e difficile è la parte artistica, quella in cui il tessi tore cede il posto al pittore, poichè nel tessere _l'arazziere fa un'opera di pittura. Egli modella un' imagine, ne precisa il contorno, la distacca dal fondo, le dà consistenza e colore. Con l'aiuto d'un calcolo ha riport1to sul suo canovaccio i tratti del disegno, ed è tra le linee di questo che egli introduce, con la tessitura, i toni, secondo le e5igenze della forma. Egli lavora sul rovescio: non vede -che l'imagine inversa <lei suo lavoro, volge le spall e al suo modello, e vedendolo all'opera così, ci si rende facilmente conto della difficoltà <l ei suo lavoro. · Il pittore, quando incomincia un quadro, lo sbozza su tutta l' es tensione della tela, lo ha per intero sotto gli occhi e può, con dei ritocclii, con alcune correzioni, modificarne incessanteFRAGONARD; - L; ABBANDONO. mente l'armonia. Da un capo all'altro della sua tela, dal principio alla fine della sua opera · egli non cessa di esserne padrone. Fa giocare i toni a suo modo, li rinforza, li attenua, cancella, corregge, ricomincia. li contrario ;ivviene per !'arazziere, il quale non ha la risorsa di paragonare le parti del suo lavoro e di po~erle accordare fra loro. Egli non procede che per combinazioni di memoria: suo compito è di rammen tare. A misura che va innanzi nel lavoro, deve arrotolare la parte finita dell'arazzo per avere a portata di mano solo ciò che gli resta a fare. Così perde di vista -la maggior parte della sua opera: non può rivederla che nella ,mente, e s'egli devia, se si lascia indurre per F0R ;.,_ .Go N A RD. - L'AMORE CORONATO,

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