Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

I ------------ . -- -- - - 258 LE ESPOSIZIONI DEL 1911 Impressioni .·notturne a.Il' Esposizione di Torino~ SERATE ELETTRIC:H:E_ Tra il Monte dei Cappuccini e la punta boscosa di Cavoret to, su quella parte di Torino che si distende con impareggiabile grafia in riva al fiume, il cielo notturno - questo_cielo scontroso che non vuol più mostrarci le sùe s telle - è tutto di fuoco. Come una nebbia ardente lo assale senza tregua un polverio di luce che l'arroventa: il bagliore d'un immane incendio che senza schi anti nè fumo divori un sobborgo. "Brucia l'Esposizione! ,, devono aver g rida to le donnette dei lontani quartieri operai e i popolani del contorno, quando il luminoso prodigio ~è apparso la prima volta. L'Esposizione non brucia ma splende; sfavilla di fuochi da un capo all'altro, ma son fuochi disciplinati che fan no con g iudi zio il loro dovere. E dai quattro canti della città, il pubblico vi accorre fes tosamente, in schiere compatte, come le orde dei tempi favolos i attorno ai falò di g ioia che accende vano !è ·foreste. È una migrazione, s'intende, di stile 1uoderno; che dal tram ele ttrico all'automobile, sj vale de i più rapidi e rumorosi mezzi di t ras - porto; una mig razione .di belle signore in jupe r.riccourcie e d'uomini in evenz'ng dress; ma non P:er questo è meno tumultuosa. C'è anzi da credere che, ai beati g iorni della preistoria, coi riervi tranquilli e il tempo da perdere che avevano, i nost ri villosi antenati foss ero assai più calmi nell e loro pubbliche manifes tazioni. A vederla in queste sere l'augusta capitale del Pieriionte certo non ricorda la bella dormente, la metropoli di provincia che conoscevamo, quella .sb ttoprefettura ingrandita, dove s i raccoglieva ne i ·viali, nei caffè, nelle piazze austere, una folla ordinata che si sentiva dappertutt o un po' in famiglia; quella troppo vasta città dai crocicchi deser ti , dove la vita del pedone aveva ancora un valore per l'impaz ien te chauffeur. . . Adesso moltitudine, frastuono, affannoso inseguirsi di veicoli da cima a fondo delle sue strade interminabili; nelle capaci arterie batte o:ra un passo più gagliardo e circola un sangue più nutrito. Certi palazzi aristocratici, malgrado le bandiere che sventolano ai balcçmi, ne han l'aria un po' seccata, Ma i torinesi mos trano invece d'esaltarsi .a questa 111etamorfosi, ch'è il p'rimo beneficio dell'Espos izione e · insieme la prova lampant.e del suo successo; e corrono alle ":serate elettriche,, , come se l'estat e - fredda e piovosa - fosse in r egola col calendario e l'ultima frescura alitasse sotto i tigli del Valentino. Hanno cento ragioni. Chi ha de tto che le esposizioni, mondiali o regionali, riuscite o no, sono ?-ltre ttante belles-de-nuù? qualche per - si:ma di spirito, senza ·dubbio, che preferiva le dolci ombre dei giardini al caldo soffocante dei • padiglioni; il profumo delle aiuole in fiore all'!!ria greve delle gall e rie, dove l'odore ambiguo delle vernici, delle tele, delle macchine in moto, rlcor:'a troppo bene gli ambulacri d'un piroscafo. È un piacere così facil e, un divertimento così leggero all'anima, quello di bighellonare tra gli innumerevoli edifici d'una mostra senza me ttérvi piede! E guardare le belle creature o i bei vestiti che . ci passano accanto, e ascoltare il cicaleccio delle signore, che di sera e all'apetto è anche più vivace del sol to; senza l'obbligo morale di veder roba su roba, d'ammirare il mobile e il gioiello, il ricamo russo e il campione agricolo argentino, ed imparare per d iagrammi il valore igienico della cremazione o il regime forestale del regno serbo! Per ques t'unico scopo di girar due ore nel recinto d'un'esposizione senza uscirne in quello stato d'ins ipienza che oscilla tra l' emicrania ac:uta e il sonnambulismo, le serate elettriche se non ci fossero bisognerebbe inventarle. Argomenti da pigro, direte; ma ce n'è di più elevati. Uno per esempio, d'ordine schieuamente es te tico. Tutte le esposizioni di questo mondo e dell' altro - parlo dell'America - sono un campionario più o meno asso rtito d'architetture iperboliche. Templi grec i, cattedrali mag iare o gotiche, archi ro· mani, ville cardinalizie del Cinquecento, mau• solei indiani: ci s i incontra un po' d' ogni stile; ma gonfia to, ornato, ingigantito per " épater le bourgeois •,,. Questa di Torino, che voleva esse.re ed in parte è riuscita un'evocazione del barocco di Filippo Juvara, e ra naturalmente chiamata alla più enfati ca grandiosità. Volute alle sue cupole e ghirlande, ai suoi archi non ne manca davv,ero; e sugli alti fastigi galoppa un ese rcito di quadrighe trionfali, di vittorie coll'ali e senza. Ma è un grandioso da palcoscenico, che di g iorno non convince più nessuno. Alla luce diffusa, co- !onne e frontoni, capitelli e triglifi rivelano senza ipoc.ri s ia la fragilità di ques ti monumenti di ca rtapesta; e un raggio di sole che li colpisca, ne denunzia crudamente fa povertà. Di notte, invece, l'occhio intravvede più che non veda, e volen tieri si lascia ingannare. Proprio come a t ea tro, dove, all'ora della prova, so tto la diurna chiarità che irrompe con violenza nei lucernari, le scene e i costumi son .c ia rp ame da veglione; mentre la sera, ai lumi della ribalta; di vengono la reggia di Teseo e il mantello di Madame Sans-Gène. Qui, nel belli ssimo parco che snoda lungo il Po, tra montagnole e vallette, tra macchi e e prater ie, i suoi deli ziosi passeggi, quando !'ombre s'addensano sotto le fronde e i mille fari elettrici battono le bianch e facciate, non c'è bisogno d'impennare la fantasia, per crede rs i in una .mitica città imperiale, tutta di metalli e di marmo, in cui si godano i fastosi pi ace ri d'un'umani tà superiore. Si va, s i va per gl i ampli ss imi viali, tra due file di reggie, di tempi, di chioschi magici; e ad ogni svolta ci appare uno scenario nuovo, dove la sontuosità degli edifizi armonicamente si fonde con quell a della vegetaz ione. Dal piazzale delle Indus tri e artistiche, chiuso in una ce rchia di s tatue, di fontane in - fiorate, s i passa ai freschi silenzi dell'Orto botanico, di fronte al quale l' Ungheria drizza al cielo le sue açute piramidi d'oro. Si saluta come un amico ritrova to tra una folla ignota, il castell o di Madama Reale, chiuso nella · sua maestà ; s i sorride al villaggio alpino che, annidato in un folto d'abeti, ci richiama col gaio spumeggiare delle sue cascatelle; e s'arriva al Ponte monumentale. La meravigl ia a rchitettonica della Mostra, il suo centro ideale, questo imponente· tratto d'unione, largo come una piazza e luminoso come una sala, ge ttato fra i più sontuosi sobborghi della grands città e ffimera! E la gente va e viene tra le sue colonne onorarie con oziosa compiacenza, come in un Foro moderno - un Foro sospeso sul fiume e scosso dal tremito incessante del tapis roulant che gli scorre di sotto - per godersi colla brezza . del Po i sontuosi prospetti che sfolgorano alle sue t es tate. Da una parte il castello d'acqua, cogli alti campanili e le immense conchiglie dove crosc iando prec_ipitano dei torrenti; dall'altra la scalea ornata d'aiuole, che conduce al palazzo delle fest e, accanto alla qùale l' edificio della città · di Parigi accende i suoi nobili contorni d'innumerevoli gocce di fuoco, Ma il più bel colpo d'ocçhio · gli e l'offrono, di là dalle pianche balaustrate, le sponde 9el " vecchio Eridano ,,, dove sugli argini erbosi s'allineano i palazzi delle nazioni; le fresche spondé folt e di verzura, che a monte . e a v.:tlle dolcemente s 'incurvano come per nascondersi. Da mezzo il ponte, se non ci attira la ghio tta bevanda color d'ambra che spillano a pochi passi le kellerine della birraria tedesca, si torna alla riva sini s tra; per il viale che, coi suoi tigli dalle spesse frond e, era già dedicato ai sospiri, ed ora risuona di musiche, d'automobili rombanti, di folla, si giunge al porticato d'onore da cui il Duca d'Aosta del Calandra sprona arditamente al cielo il suo Pégaso senza penne. Lì accanto un boschetto d'alti fra ssini, dove il ru scello e gli us ignuoli seguitano a cantare come niente fosse, ci persuade a scendere verso la pace del villaggio medioevale. Povero villaggio dell'antico Piemonte! Pel buon moti vo ch'è un veterano di tre altre esposi zioni, ·1• hanno un po' sacr ificato, creandogli attorno una fungaia di chioschi che lo nascondono a quanti non sanno i suoi discreti sentieri. La stess.a quadrata mole del Castello mos tra appena i suoi merli e le sue pepaiole di etro un alto e nudo fabbricato, immaginato apposta - si direbbe - per mascherarlo: il palazzo della Russia che fronteggia quello, più piccolo ma meno economico, della Turchia. 11 cane e il gatto della questione orientale, nella deliziosa conca verde che qui li ospita son di venuti ottimi vicini e han l'aria di non saper più nulla dell'Albania. Ma ecco là in fondo, dove biancheggiano tre fieri pennacchi d'~cqua, l'allegro sventolio degli um·on jacks I Di giorno, questi s tendardi britannici sono per i v isi tatori il più attivo richiamo di tutta l'Espos izion e, per la vas tità l'ordine la bellezza della mostra che •annunziano; e la . sera, sebbene le immense gall eri e sian chiuse, il pubblico s'indugia volentieri davanti alla concava facciata, ornata di svelti pinnacoli, su cui r ampano il leone e l'un icorno del Regno Unito. Perché c'è anche ·più a ria e più spazio che altrove; perchè la bella fontana, superstite della mostra dèl 98, le schiude dinanzi la sua grotta s tillante, la sua vasca popolata di naiadi. E sullo st radale che lo costeggia, sfila continuamente la processione dei veicoli in viaggio verso le es treme provincie del Paese delle meraviglie: quelle che si stendono oltre il Ponte Isabell a, dove prima le sponde del Po avevano ancora una tranquilla bèllezza campagnola. ~ Quando si · trave:·sa la gall eria aperta so tto il corso Dante e si lasciano gli ultimi boschetti del Valentino, è una sorpresa ritrovar dall 'altra parte viali albereti corbei'lles, tutte le fresche a ttrattive d' un parco. Un parco, se vogli amo, appena nato, colle macchie che non fan bui o e le vette a portata di mano; ma verde ampio fiorito . Qui dovrebb'essere il carnevale d0ell' Esposizione, perchè ci son radunati, dalJa " Ruota allegra,, alle immancabi li Montagne russe, i cos idetti divertimenti; ma è un carnevale che non dà al capo. Qui si schierano in lunga fila gli edifi ci della Metallurgia, della Guerra, delle Ferrovie; di qu_i c'·invita all'altra riva un ultimo ponte. Per capir davvero la grandiosità dell' Esposizione, b isogna pa :o sare questo ponte, dal quale i palazzi del Valentino, colle loro cupole fatte minuscole, ci paiono già svanire all'orizzonte, e la s tessa fiera che abbiamo appena attrave rsata, ci sembra un lontano sfav ill ante miraggio; mentre di là dal fiume gli edifici . del Pilonetto, dçive altre di eci mostre son raccolte, ci presentano i loro minareti, i loro archi, i loro piazzali come un nuovo e più vas to quartiere della me tropoli. Si pensa allora con un li eve stringimento che di sezione in sezione · non si abbia da . arrivare mai più; ma tutte le cose, quassù, harino fortunatamente un limite, e le case tte della " Ke rmesse orientale ,, , ammucchiate come una collezione di solidi geometri .ci, s~mo _le colonne d'Ercole di questo mondo provv1sono. Quasi ·un riposo è la penombra rossigna del villaggio egizio-sudanese, dove dei negri sgambettano con aria terribilmente canzonatoria, e movono il do cile ventre certe avide fellah che senza dubbio conoscono i trivii d'Alessandria o del Cairo; quasi un riposo, dopo il bagno di luce che s'è fatto. Perchè vi è della luce nella messa in scena della .vastissima festa di notte! È anzi, si può dire, la protagonista dello spettacolo: luce bianca, rossa,. viola; color di sole e di plenilunio, accesa in capo alle alte antenne o diCrusa dalle luminarie de i chioschi, liberamente irradiata nella tenebra o costretta nel folto, smorzata dall'opaco fogliame . E inargenta le fonta:ne, saetta le vetrate, imbianca le guglie, suscita tra le colonne e i trofei una densa fioritura d' ombre; si specchia, frantumata in lamine, in perle scintillanti, nell'acqua delle vasche, nel fiotto delle cascate; e carezzando le dense masse della vege tazione, ne arrotonda dolcemente la forma, le colora di tutte le più irreali sfumature del verde, e ,alla chi oma degli alberi, al vi luppo dei cespugli, alle fitte barriere delle s iepi, dà una morbidezza di velluto che incanta . Ma il miglior riposo dalla lunga passeggiata, è quello d'i mbarcarsi sopra uno dei vaporini che rievocano qui un pochetto di Venezia, per ridiscendere il Po sulla tranquill a sua corrente. Un fischio, il palpito affannoso della macchina, un sommesso sciacquio a poppa, e il battello fila dolcemente sulle onde tte accese di rifl ess i. Gettando ogni poco i suoi sibili, bordeggia da un pontile all'altro come per curiosare a un tempo su tutte due le rive: quella di destra, chiusa com'è al pubblico, coi suoi palazzi dese rti insidiati dall'acqua, ha un po' l' abbandono d'una cap itale' inondata. A uno a uno ci sfilano sott'occhio - sul magnifi co sfondo della collina che li domina colle sue creste punteggiate di lumi - il padi glione dell a Serbia, tutto cupole e fin es tre; la dorata pagoda del Siam coi suoi tetti cornuti, il bianco edificio degli Stati Uniti, vestito di colonne·; ; il : lungo loggiat o della Germania, col suo cupolone che leva allo Zenit la

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