I ~ 1 I 226 LE ESPOSIZIONI DEL 1911 I Padiglioni delle Regioni alla Mostra Etnografica. Padiglione delle Marche. Il 15 giugno furono inaugurati in Piazza d'Armi, i Padiglioni delle Marche, e i gruppi dell'Abruzzo, dell'Umbria e della Sardegna. li più importante è il Padiglione delle Marche che desta ge11erale ammir~zione. E un leggiad ro e rigoglioso fiore del Rinasc imento, che sorto robusto e saldo dal suolo roccioso, drizza verso il sole, a . guisa cli smisurato pis tillo, la sua torre a gridar il saluto di liberazione e cli gaudio . L'aspra, chiusa e cupa muraglia medievale si è rotta, si è abbattuta, e quale rosa . primaticcia s'apre il nuovo edificio con i grandi archi, le frequenti bifore, gli ampì veroni alla gioia della luce e alla gioia della vita. Nè poteva esser diversamente. Scarse sono nella regione le traccie dell'arte medievale, ove s i tolga l'archite ttura sacra, scarsi sono i deliri del Seicento e i fasti del Settecento. Le Marche eccellono nell'equilibrio di graz ia e di forza dato dai secoli XV e XVI. E per influsso_ de lle v icine contrade, specie della Toscana e dell'Emilia, o per natural e disposizione dell'ingegno marchig iano ? La sto ria artistica, non men che apolitica, starebbe per la seconda ipotesi. Quel miscugli o di st irpi che dette origine alla popolazione marchigiana - del res to non ancora e tnicamente ben determinata risentendo al se ttentrione la v icin anza dei romagnoli e al mezzogiorno degli abruzzesi - è forse causa di questo armonico temperamento di dot i e cli energ ie, che sfugge da ogni eccesso. Le antiche tribù italiche so tto il segno del pi'cus, il loro "totem,, sacro, s' incroc iarono con gli umbri e con altri italici, con genti immigrate dall'Illiria e con i Dori della Grecia, e so tto il segno dell'aquila di Roma· si fusero in un sol popolo; ma delle buone qualità di ogni element.:i etnico originario nessuna andò perduta. Quello s tesso equilibrio, che guidava il genio cli Giuseppe Sacconi a temperare sulla vetta del Colle Capitolino la grandiosità romana e la grazia ellenica, trionfa, nell'arte marchig iana che fiorì ed ebbe sue impronte unicamente nel Rinascimento. La scelta non poteva esser dubbia sullo s tile del padiglione. Ma a Guido CirilE si presentavano varie vie cli esecuzione: o inventare liberamente sullo s tile prescelto, o copiare un dato edifizio, o fondere elementi diversi in una costruzione nuova. Scelse l' ultima, la più difficile, e con parti reali dei vari edifizi delle Marche fece un'opera mirabile cl~ originalità, cli eleganza, cli armonia. · Il bellissimo padiglione, che entra vittoriosa- · mente nella fila dei più ri cchi e dei più lodati cli Piazza cl'Armi, non appare affatto come un mosaico di cento e più elementi diversi, ognuno tratto da un paese diverso delle Marche, ma come un tutto uscito dalla mente geniale del Cirilli, il chiaro architetto anconetano, degno discepolo del Sacconi. La torre merlata arieggia quella celebre cli Graclara, e anche quelle cli San Beqede tto cli Monte Fano, cli Recanati, cli Arquata. E il segno della r egione, così feconda di architetti e ingegneri militari,· primo fra tutti quel Paciotto, che fece fortificazioni per mezz' Europa, ed anche per Emanuele Filiberto cli Savoia. L'areane centrale è ispirato al Palazzo del Podes tà di Fabriano, il coronamento so tto il tet to à Sant'Agostino di Fermo. Sulla facc ia ta a tramontana vi sono traccie del Palazzo Benincasa di Ancona, una porta di ,Tor di Palma collegata con una finestra della Sant'Agostino di Fermo, e una serie di finestre - un magnifico poema di terracotte - del palazzo Malatestiano di Fano. Nella facciata pos teriore evv i lo s temma imperiale di Jesi, gli archi della Madonna del Buon Gesù di Fabriano e alcune porte e finestre della severa e robusta architettura ascolana. E nel quarto lato spicca come g ioiello la logget ta del Palazzo Ducale cli Urbino. La co rte ha le scale a g iorno con elementi del Semin ar io, del Brefotrofio di Fano e del Palazzo Bugli e di Recanati. Tre porte ricordano Pesaro: la porta di casa Colennuccio, una porta del Palazzo Ducale ed una alÌtentica di ferro battuto, prestata dal!'Ateneo. Nel mezzo un bel pozzo anconetano di via della Loggia. · L' intern o è. tutto un inno all a civil tà e alla glo'ria dell e Marche. Pensate: dal Bramante al Sacconi, da Raffaello agli Zuccari, dai Malatec sta al generale cli Montevecchia, dal cartografo Benincasa all'esploratore della Cina Matteo Ricci, da Traiano Boccalini da Cecco d'Ascoli a Giacomo Leopardi .... E tra questi, nomi universali nelle arti e nelle lettere. E chi dicesse che quel temperato equilibrio di facoltà abbia tolto ai marchigiani l' energia dell' az ione, ecco apparire Federico- da Moltefeltro, anima di grande principe in guerra e in paese, il quale avrebbe meritato, se non vi fosse stato un dominio temporale della Chiesa, la fortuna cli essere re d'Italia. Poche anime come la sua furono più degne d'impero. La gloria vive ìn Urbino, come in ques ta miranda rievocazione della Patria. Le sale sono dedicate agli illus tri marchigiani e alle arti proprie della regione. Procediamo per ordine. Primo a sinistr~ di cJ1i entra s i presen ta la Sala Montevecchia. E decorata alla maniera quattrocentesca con gli s temmi delle quattro provincie e con il motivo araldico dei Picco. Quivi è ricordato il generale morto per ferite in Crimea, Rodolfo conte di Montevecchia, che fanese prestò la mente, il braccio, la vita all'unico ese rcito nazionale che v'era ai suoi tempi. La Sala del!'Adriatico è il soffitto della sacrest ia del Duomo di Ancona. Le pareti sono decorate da un bellissimo fregio pittorico raffigurante l'Adriatico con le variopinte paranze marchigiane e collegate con motivi che, spiegati da mot ti latini simboleggiano la fertilità, l'ubertà e le industrie della regione picena. Sala L eopardi. Segue la sala consacrata ai . poeti e letterati delle Marche, da Cecco di Ascoli a Guidobaldi Bonarelli, ad Annibal Caro, al poeta patriota Luigi Mercantini, autore dell'Inno di Garibaldi. Su tutto trionfano i ricordi di Giacomo Leopardi. Il soffi tto è la riproduzione di uno s imile in terracotta, esis tente in Ascoli. Sala Sisto V. È la sala dei papi: da Giovanni XVIII di Rapagnano del seco lo X[ a Sisto V, l' ultimo grande papa, a Pio IX. ~ riprodotto il soffitto di Crocetti di Ascoli. Sala Mamiani. e'., la sala dei filosofi, politici, giuristi, teologi, geografi, fisici. Ivi sono ricordati i giuristi Bartolo da Sassoferrato, Alberto Gentili, il geografo Grazioso Benincasa, Trajano Boccalini, Bartolomeo Eustacchio, AndreaBacci, Benvenuto Stracca, Carlo Rinaldini, Francesco Puccinotti e infine T er enzio Mamiani della Ro- :ver e filo sofo, poeta, storico e politico, È riprodotto il soffi tto del Seminario di Fano, importantissimo per la_ sua originalità. Sala Rossini·. E il salone dei musicis ti, dove vengono ricordati il P ergolesi, lo Spontini, il Ross ini, il Vaccai, il Mancini, Lauro Rossi, Filippo Marchetti ed ancora il fossombronate Ottaviano Petrucci, inventore dei caratteri mobili musicali, e Luigi Zacconi, s torico musicale del sec. XVI. Il soffitto riproduce quello del Palazzo della Santa (Fano). Sala Raffaello. Si passa quindi al salone degli artisti, architetti, pittori, scultori: da Gentile da Fabriano, dai Fratelli Salimbeni, da Timoteo Viti al Barocci, al Lilli, ai Fratelli Zuccari, al Maratta, al Matas , a Francesco Podesti pittore, ad Ercole R osa scultore. Tre nomi giganteggiano : Bramante, Raffaello, Sacconi, l'ultimo grande artista marchigiano, cui tuttr- l' Italia _decretava nei passati giorni l'immortalità. E riprodotto il soffitto dell'ex Convento di San Domenico a Pesaro. Sa la Ricci. L'ultimo ,salone è quello degli umanisti, degli eruditi: da Cariaco cli Ancona, Pandolfo da Colenuccio, d;i Angelo Colucci, da Francesco Filelfo al Padre Matteo Ricci, il p rimo grande descrittore dell'Impero Cinese, al Compagnoni, a Colucci Giuseppe, al Lancellotti, al Perotti, al Lanzi. Il soffitto è copia di quello esis tente nel palazzo dei Conti Castracane (Fano). Busti, ritratti, opere, autografi, ci meli completano le memoria delle glorie marchigiane. V'è un magnifico ritratto di scuola franc ese di Gaspare Spontini, con suoi autografi, il ritratto di Terenzio Mamiani, i busti di Lauro Rossi e di Raffaello Sanzio, la lucerna, il calamaio e il tappeto dello scrittoio di Giacomo Leopardi, gentilmente offerti dalla Fami~·lia dei Conti Leopardi. Sala e studio del Duca Federico. Il gioiello del Rinascimento, il Palazzo Ducale di Urbino, ha g ius tamente uno speciale pos to d'on ore. In un ampio salone sono armonicamente riportati elementi artistici del palazzo, il camino degli Angeli, due porte -con lunette e ricche tarsie, due fin estre bifore, gli s tucchi del salone, degli arazzi. Accanto vi è fedelmente riprodotto lo s tudio del grande Federico. Sala della Maiolica. È decorata con ceramiche appositamente eseguite, su disegni dell'architetto Cirilli, dalla Ditta Molaroni di Pesaro. Conterrà una illustrazione delle antiche ceramiche marchigiane del Ducato di Urbino (Pesaro, Casteldurante e Urbania) Urbino, Esanatoglia, Fabriano, ecc. La decorazione moderna starà a dimostrare come anche ora tale arte non abbia in nulla p<:;rduto della eccellenza di un tempo. Tutta la parte artistica ci el padiglione è opera di marchigiani. L'illustrazione cli Urbino e le decorazioni pittor esche esterne sono s tate eseguite, cori squisito sentimento d'arte, dal professore Diomede Catalucci dell'Is tituto cli Belle Arti di Urbino'. Il soffi tto dell'ex-convento cli Sari Domenico di Pesaro, nel salone degli artisti, è opera dei g iovani della g ius tamente rinomata scuola d'arte professionale di Pesaro. Lo stemma di J esi è stato riprodotto dai frat elli Cardinali di J esi'. · Tutte le altre riproduzioni di Ancona, F ermo, R ecana ti, Fabriano, Ascoli, Tor di Palme, Fano, sono state eseguite dalla scuola d'arte profess ionale di Fano, presieduta dal nostro chiaro scultore Adolfo Apolloni , e diretta egregiamt;nte dal prof. Menegoni con la voluta cooperazione del prof. Bernacchia. Il prof. Garofoli patinò e colorì i soffitti di Ascoli e cli Fano. Speciale encomio meritano le decorazioni interne dei saloni, finamente concepite ed eseguite in armoni a all'ambiente, sono del pittore_ professor Biagio Biagetti, allievo del Seitz. E come il Cirilli anconitano, un nuovo vanto della regione marchigiana, essendo nato a Porto Recanati. L'architetto Marcello Piacentini, che ebbe campo di osservare tutti i lavori di Piazza d'Armi, giudicava il padiglione marchigiano come il più solidamente cos truito. Costruttori sono i fratelli Mengoni di Ancona. Nei pross1m1 fascicoli diremo lungamente degli altri gruppi inaugurati, dei quali, per ora, diamo una sommaria descrizione. Padiglione Abruzzese. Ouesta bella costruzione ideata dall'architetto Antonio Liberi s'inspira principalmente alla famosa chiesa di San Clemente a Casauria, presso Tor de' Passeri, uno dei più insigni, più ricchi e più caratteristici monumenti dell'Abruzzo: ma altri elementi completano l'insieme dell'edificio. Accenneremo oggi soltanto che il massimo artista abruzzese, maes tro Nicola, è rappresentato dalla sfarzosa lunett;i di Santa Maria Maggiore in Guardiagrele. . Nell'interno sono raccolte le più significative manifes tazioni delle arti caratteris tiche dell'Abruzzo: i merle tti, i tessuti e le ceramiche. Padiglione Umbro-Sabino. Il concetto generale cli questo bel Padiglion e, ideato e costruito dagli ingegneri Viviani (direttore .dei monumenti dell'Umbria) e Calderini, è inspirato alla libera riproduzione del Pal~zzo del Popolo di Perugia, limitato però al penmetro della così el etta Sala dei Notari e ridotto a edificio isolato in tutte le sue parti. Completa l'ins ieme del Padiglione la s torica torre de tta "della Gabbia che in antico s i ergeva al limite del Palazzo'! nell'interno del Salone dei Notari, sono fede lmente riprodotte tutte le de corazioni all egoriche e s toriche con gli stemmi dei Podestà e de i Cap itani .del Popolo che ne adornano le pare ti . Pàdiglione Sardo. Ideato dall'architetto Luigi Scano que s to Padiglione rappresenta una sintesi d~ll'arte archit ettoni ca sarda del secolo XIV. E sopratutto notevole la riproduzione della famosa Torre pisana eletta dell'Elefante, e alcuni cara tteristici elementi della chiesa di San Domenico in Caa liari · le cupole invece sono inspirate a quelle della 'cappella del Tesoro. i~ Oris_t~no: N_e ll~ due sale interne sono notevoli 1 mob1h, tutti cl1 arte sarda, e un'esposizione di oreficerie,•cli tessuti e di merle tti, che dà un' idea compl_e ta di quell'arte così originale, la quale, in epoca anche ·tarda, riproduceva motivi e maniere c_he nell'Itali~ continentale erano da tempo ormai sorpassat i. gt.
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