Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

r88 LE ESPOSIZIONI DEL r9r1 SACRESTIA DELLA C1:-UESA DI SANTA MARIA DELLA PASSIONE A MILANO (riprodotta nel padigìione ). TESORI o· ART E LO /v\ BARD A NEL PADIGLIONE LOMBARDO D'ARTE RETROSPETTIVA ALL'ESPOSIZIONE DI ROMA. Questo Padiglione è un glorioso accordo delle più insigni costruzioni lombarde. Dall'architettura comunale, forte, massiccia, austera, dalla sobrietà squisita del Rina'Ìcimento, alla fantasiosa magnificenza secentesca, è tutta una fusione armoniosa di eleganze e di vigorie. Uno . spirito profondo di venerazione ha guidato il· pensiero e la mano degli artefici: un intelletto d'amore. Già ci siamo occupati ampiam'ente, in un precedente articolo, della parte esterna del .Padiglione: è interessante ora parlare alç:un poco degli interni dei vari edifici, che . riproducono ambienti storici importantissimi e con tengono mostre copiose delle arti minori: ferri b,attuti, armi, ceramiche, stoffe. Di sala in sala, è una evocazione vibrante di bellezze, di lusso, di leggiadria. Ogni città ha la sua rappresentanza. Milano riporta nella sua sala la volta della Sacrestia di Santa Maria della Passione e i mobili meravigliosi di quella di Santa Maria dell e Grazie, la copia dei quali si deve all'architetto Monti ed al pittore Comolli che, con fine buon gusto, li ha ornati di pregevoli P<ilnnelli decorativi. Nelle vetrine e negli scaffali dei mobili, sono le riproduzioni di tutte le monete della zecca milanese, da Carlo Magno ad oggi, e una collezione dei migliori disegni di Leonardo, che si conservano ali'Ambrosiana. Notevolissimo, fra essi, il ritratto, conosciuto sotto il nome di Bianca Maria Sforza. Il profilo, di indici~ile grazia ed incantesimo, ha tutta l'ingenuità e la morbidezza del Botticelli; ma con molto maggior distinzione, Leonardo, mentre fermava al viso la rassomiglianza fisica e il carattere morale, creò un poema di squisita freschezza, profonda quanto limpida. Sul tavolo centrale, furono situate la Corona Ferrea, e la croce della corona, con la chioccia d'oro di Teodolinda. Intorno, in alcune vetrine, si esposero belle antiche ceramiche lombarde provinciali. (Pittore Loretz). La ceramica è l'ultima arrivata tra gli ausiliari del Rinascimento. Dovette ·aspettar molto innanzi di raggiungere lo slancio degli altri rami dell'arte. Ma poi, verso l'alba del secol novo, non vi fu altr'arte che personificasse if). modo più completo la passione dell'età d'oro per la policromia. Da un libro dell'Argnani, si rileva come dai toni bassi e melmosi, i ceramisti siano passati alle associazioni più vive e brillanti (gialli e bruni, rossi e azzurri), veri fuochi d'artificio. E, nel contempo, le forme acquistavano maggior snellezza ed eleganza. A Roma, si mandarono appunto parecchie buone copie di ceramiche di quest'epoca. Ed ecco la Sala dei" gùtochi del palazzo Borromeo, la quale è particolarmente interessante per la decorazione pittorica che ne adorna le pareti. Si tratta di tre grandiose composizioni, che misurano più di sette metri in lunghezza e cinque in altezza. Ritraggono tre scene campestri: il gùtoco del tarocco : il gùtoco della balla e una danza, attribuite dal Mongeri ai pittori Zavattari di Monza, cui si devono anche le pitture della Cappella della Regina T eodolinda, in Monza, nella prima metà del secolo XV. Dai travi del soffitto, pende la stupenda lampada copiata da quella esis tente nella chiesa di Castiglione Olona. Di singolare valore è questo lampadario pensile. E un prezioso testimonio dell'ar te decorativa chiesastica di quel tempo. Consiste il candelabro, tutto di bronzo, in un largo e tondo anello centrale decorato di trafori . a quadrilobi, e terminante al basso in una graziosa sottocoppa a foggia d'imbuto, con nervature trilobate prominenti terminate alle estremità da una testa di leone con anello nelle fauci. Otto bracci con artistica sagomatura, si protendono dal corpo centrale a sostegno di robuste e traforate sottocoppe per torcie da chiesa e raffigurano altrettanti draghi in cui infigge la lancia il San Giorgio, avente dietro a sè la Vèrgine Maria da lui liberata. Un agile tabernacoletto, con sei asticciuole che finiscono ad aguglia nei vari contrafforti, si leva dal corpo centrale sostenendo una cupoletta a cono piramidale allungato, abbellita al basso da una fascia a trafori. Stanno in piedi, sotto di esso, i due Santi tutelari del Tempio: Lorenzo e Stefano. Dei Borromeo, si riprodusse anche una sala della villa di Senago, nella quale è una vasta raccolta di cimelr, pergamene, bro11zi, maioliche e vetri antichi, frammezzo a vecchi mobili e vecchi dipinti di ànteriati e di soggetti mitologic i. (La villa fu acquistata, con i suoi fondi, da Federico Borromeo; nel 1629). La decorazione di questo ambiente, venne curata dal pittore Ponga, dal prof. Enea Negri di Besana e dal doratore Cavallotti. Pavia, la città dalle cinquecento venticinque torri, l'antica " Tiànum ,, dei Romani, tiene, nella storia dell'arte il primo posto, dopo la capitale: essa fu la Versailles dei sovrani di Lombardia. Nella sua sala, ammiriamo la volta dell'oratorio del Collegio Branda Castiglioni e i bassorilievi della battaglia di Pavia che sono in quella incomparabile Certosa, vero Pantheon della scultura lombarda, nella quale i maestri più abili (Mantegazza, Omodeo, Ambrogio Borgognone, Bartolomeo Montagna, B. Briosco) ban lasciato, o il proprio capolavoro, o qualche opera famosa. Como, ha la Sala dello Zodiaco del palazzo Vertemate in Piuro, in cui il Turri dipinge scene campestri e pastorali, e un soffitto in legno del seicento, di una fattura troppo stentata. I pittori del seicento, avevano la caratteristica di una pennellata fresca, disinvolta, sicura. E non si valevano, per simulare il chiaroscuro, di pennellate simiglianti ai ghirigori dei confettieri. · V'ha un pittore notissimo, il Prof. Bottaro, che dei seicento è interprete mirabile. Se a lui si fosse affidata l'esecuzione del soffi tto si sarebbe ottenuta una riproduzione molto più degna.. Vicini alla Sala dello Zodiaco, trovansi due, gabinetti d'Isabella d'Este, ricalcati sugli autentici, suntuosi di dorature e di decorazioni. Tale è il valore di quest'opera, che Corrado Ricci .volle far concorrere per una parte della spesa la Direzione generale delle Belle Arti.. Come protettrice delle lett~re e delle arti, Isabella d'Este emerse su tutti i Mecenati del cinque• cento per una chiaroveggenza e un entusiasmo egualmente straordinari. Ma ella possedeva un'al-

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