Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

r o 178 LE ESPOSIZIONI DEL r9II R O MA. I N A U G U R A Z I O N E D E L P A D I G L I O N E D E L L A S P A G N A. LA FOLLA DAVANTI AL PADIGLIONE SPAGNUOLO DURANTE L'INAUGURAZIONE (fot. Abenincar.) L'ARTE S ,.PAGNUOLA. I ! Gli ideatori ciel padiglione spagnuolo a Valle Giulia·, accingendosi a ed ificare per gli arti s ti ciel loro paese una degna dimora, non si sono ispirati al concetto cli esprimere così, come si sono studiate cli fare in massima le altre na• zioni convenute nella mirabile valletta, in s in• tetiche. forme d'architettura, lo spirito dell'età moderna e delle rinnovate tendenze es tetiche. Ess i hanno pre ferito ri evocare quelle loro glorie d'arte che le vicende s toriche del tempo e ciel gusto hanno definitivamente consacrato. Non ora d:scuterò se coraggio e fiducia in sè stessi si contengano in questa determinazione. Della quale non v'ha dubbio s'allegreranno i miso• neisti: coloro che attendono al varco ogni esplicazione dell'arte nuova e specialmente della nuova architettura per ne:s arne con pietosa compiacenza non solo l' efficacia ma pur anche la possibilità. Nel rammaricar quest'assoluta mancanza d'o• gni tentativo innovatore può tuttavia apparire confortevole il constatare che la scelta ciel monumento oggi ricostrutto a Roma, fu guidata da un fine, sagace senso di opportunità. Meglio che il moresco, risultante da varii disparati elementi, · 10 stile plateresco serve mira• bilmente per la sua più compatta ed originale essenza, a manifestare quel fastoso e magnifico periodo del rinascimento spagnuolo che comprende insi eme la fine del secolo decimoquinto e il principio del decimosesto. L'architetto Laredo che ha composto l' edificio di Vigna Car• toni si è valso appunto di alcune manifestazioni di questo stile, di tre esempi architettonici nell'origine ben distinti fra di loro, ma innegabil• men te legati l'uno all'altro eia visib ili partico• larità decorative. Le due torri che si elevano ai fianchi, sobrie e forti nella parte sottostante, più tormentate e cariche di stucchi verso la sommità, sono imitate dal castello del conte Monterrey di Salamanca: la facciata con i sette ar• chi uguali e l'ampia parete nuda di fondo, fu riprodotta dal Collegio degli irlandesi pure in Salamanca mentre il sopraporta .trionfale trae origine dal palazzo del cardinale Stisneros in Alcalà. L'aspetto generale ciel palazzo così ideato non manca d'imponenza e vibra certo di digni - tosa eleganza, per quanto il corpo centrale appaia un po' meschino in rapporto alle due ali che lo limitano. Veramente bello, invece, equilibrato e semplice, nello interno si distende il patio, riportato dal palazzo del Conte di Santa Colloma, armoniosa corte d'eleganza che custodisce alcune fra le più prezi ose reliquie dell'arte decorativa cli Spagna: i capitelli fioriti di or iginalis':imi ornamenti, su l pavimento le allanz. bri'/las, mattonelle rosse alternate di piccole cera• miche variopinte e intorno, con vario equilibrio cli toni, gli azulejos di Sìviglia che compongono uno zoccolo v ibrante di smalti che scintillano. . Poi in alto la meravigliosa teoria degli arazzi fiamminghi della Regina Isabella: storia della presa cli Tunisi, con furie di guerrieri pugnanti e scalpitare di destrieri carichi di ferro e di gualdrappe, sfilate di signori in costumi principeschi, tutta una s infoni a perfetta di colori, squisitamente aristocratica ed intensa. Tra cotanta dovizia· cli decorazioni, nel centro del patio ricchissimo s'eleva, rigida, .sul cavallo cinto d'acciaio, la compagine salda dell'armatura ci el Gran Capitano Gonzalo di Cordoba, con altre non dissimili armature agl i angoli del porticato: quella settecentesca Filippo IV e quella di Emanuele Filiberto più semplice e severa. Una così completa imponenza d'assieme e di particolari predispone il visitatore a un'atmosfera di dignità e di fastosità veramente regale, nella quale ognuno cli noi a ragione o a torto, per consuetudine di s tudio delle imprese civili . ed artistiche, si è abituato ad immaginare che si debbano svolgere tutte le manifes tazioni sia ideali che materiali di quel grande popolo che è lo spagnuolo. Voglio dire insomma, che il visitatore, generalmente parlando, pensa in certo qual modo, avviandosi a visitare un'esposizione spagnuola, di ritrovare in ogni ritratto la signo• rilità sdegnosa delle figure immortalate da Velasquez e in ogni paesaggio la calda festosità di' sole che s'intravede tanto nella danza turbi- - nosa di una bai/adora quanto si sente"nell e canzoni un po' tristi dei tocaores. Ma se ora dicessi che l'aspettazione di un tale visitatore viene ad essere appagata dal nuovo Padiglione di Vigna Cartoni, direi com che non penso adeguata allo spirito cli questa espos izione. Due intanto degli artisti della Spagna moderna non partecipano a questa mostra collet tiva: Zuloaga e Anglada, le cui opere si custo• discono, come ognuno sa, in sale diverse del Palazzo del Bazzani. E dell a Spagna moderna questi due sono certamente gli artisti più eletti. Altre infine distinte personalità dell'arte, come il Bacarisas, si ritrovano pur esse lontane.... dal g rembo materno. Ma voi m'insegnate che la pìttura cli questo mirabile paese incantato, conta ancora non poch'altre fervide genialità di artefici: SoroIla, Rusi n61, Benliure, Benedito.... E sta bene! Le vogliamo insi eme per un poco rapidamen te considerare nell'ordine come si af. faccino al nostro r icordo. Il Sotornayor espone un ritratto d'uomo dipinto con bravura se pur senza troppa profon. dità; Rami6n de Zubiaurre parecchie grandi tele con scene popolari e ritratti segnati con cura minuziosa nella ricerca della forma e del colore. Questa ad ogni modo del Zubiaurre sarà pit• tura che richiamerà la vostra attenzione: parte• cipa insieme della maniera di Zuloaga e di Anglada senza avere la nerbosità dell'uno e l'eleganza dell'altro. La sua visi one coloristica è velata eia una leggiera nebbia verdastra che si diffonde su ogni immagine e le conferisce un aspetto non sempre aggradevole. Di tutte le sue evocazioni può specialmente commuovere La preghi'era della sera, quadro ispirato ad un pietoso senso di umiltà che ricorda per qualche verso l' Adorazi'oni semplici e fervorose dei maestri fiamminghi del Rinascimento. Del Zaragoza e del Fabres noto alcuni ritratti, assai distinti di composizione; del Barbasan, fra quante opere espone, sempre dignitose, un piccolo studio d'un cortile su cui fiammeggiano le panno·éd1ie élel granoturco, · pieno di foce vi-

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