Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

r, • tuose di amori ari 3tocrat1c1, di- scale tte di seta· e di duelli all' ultimo sangue nel silenzio dei giard_ine tti chiusi, al chiaro\e della · luna. : I _giovani rorrianzieri di Torino s i serviranno . largamente, senza dubbio, nei loro romanzi avvenire, di _questa piccola città pomposa e gentile; e intanto essa :s ' allarga rapidamente, e si popola da ogni parte, aspe ttando il Re gigantesco destinato à torreggiare sulle sue case. . Poco lontano di là, girando a destra, tutto cambia: s' entra in una città militare. L'Arsenale, i Magazzini di Artigli eria, il Laboratorio pirotecnico, l' Opificio militare meccanico, la Cittadella, la grande Caserma della Cernaia, si stendono in una lunga catena da piazza Solferino a piazza S_an Martino, e dànno .a . quella parte della. città un aspe_tto tutto soldatesco, comple tato dai tre n;10nu111enti guerreschi del Duca di Genova, di Alessan_dro Lamarmora e di Pietro Micca, che bran_discono . le spade e la miccia. Qui a certe ore del giorno par- d' essere in una città forte, in tempo di guerra. I coscritti fan-no l' e~ercizio sui viali e sulla piazza Venezia, p er le stra -:le passano i picchetti di guardia, i carri dei viveri e le vetture d'ambulanza, passano 01' dinanze del treno a cavallo e ordinanze cli fant e ria coi bimbi degli ufficiali per mano; escono f;·otte di carab_inieri_ dalla Cittadella, stormi cl'liffìci 41i dalla Scuola d' equitazione, sciami cl ' operaie dagli opifici militari; e qualche volta, mentre l'Arsenal e d'artiglieria ri empie le strade vicine dei suoi rumori minacciosi, .dal Labora_torio pirotecnico s i sentono delle detonazioni, la Caserma della Cernaia echeggia cli canti e squilli cli tromba, le bande dei reggimenti passano suonando, e le macchine a vapore del genio militare percorrono le strade, fac endo fremare le ca.se. Compiscono il quadro i vecchi ufficiali giubilati che leggono la gazzetta all'ombra dei platani, e le lunghe processioni di figlie di mi'lùari, . vestite di nero e d'azzurro, che passano sui viali, in 'doppia fila, - per ordine di s tatura. Tutto quel quartiere di Torino piglia colore dall' esercito. Sotto i portici ci son le -piccole trattorie che tengon pensione, affollate d'ufficiali verso l'imbrunire, camere mo• biliate e libere ai mezzanini, gràn quadri di fo . . tografi, pieni di -militari puliti e lus tri, voltati tutti di prospetto, . piccoli banchi di merciaiuoli, dove il soldato va a comprare lo specchietto, la pipa, il foglio di carta eia lettera e la matassina cli filo, e pilastri tappezzati di giornali popolari illustrati, per ingannare il tempo nel corpo di guardia e nella stanza cli picchetto : La . popolazione ha pure il suo carattere speciale. La gente cli bottega conosce i segnali dell e trombe e gli orarii, le · erbivendole parlano di "traslocazioni di corpi,, e cli "campi d'is truzione ", e i monelli fis chiano le arie della ritirata. È una piccola Torino in armi, balda ed allegra, nella quale s'incontra una sentinella a ogni passo, e si cam• mina, la notte, sotto una perpetua minaccia del chi' va là; bella e pittoresca sopra tutto di notte, coi suoi lunghi muri silenziosi, coi suoi vasti cortili nascosti, quando la luna batte sui merli della grande caserma di Alfonso Lamarmora, e pende ·Coinme un poi nf s ur un i sul carabiniere solitario, ritto davanti al suo Cfl· sotto, sopra gli spalti deserti della Cittadella addormentata. Andando innanzi verso ponente, oltrepassato il Borgo cli San -Donato, che s'allunga sopra una strada sola, pigliando gradatamente l'aspetto di un villaggio grazioso, si entra per il Corso Principe Eugenio, in una pàrte cli Torino straniss ima, poco nota, nella quale la città s i perde nella campagna: e dove son raccolti i principali istituti di beneficenza, fra cui il Ritiro del Buon Pastore, l'Ospedale di San Luigi, il Manicomio, lo Stabilimento di don Bosco, l'Ospedale di Cottolengo; edifizi chiusi e muti, dall'aspetto di conventi e di carceri, colle persiane rovesciate, coi ' finestrini ii;i graticolati, con' porte e porticine sbarrate, che dànno al luogo l'aspetto misterioso d'un quartier e di città orientale. Qui vive un mondo invisibile cli infermi, di vecchi, di traviate, di preservande, di ragazze abbandonate, di bimbi senza parenti, di giovinetti poveri, di maestre e di suore che· pregano, soffrono , studiano, 1avo r a no, si preparano alla vita e alla morte, separati dal mondo, nel raccoglimento severo della loro piccola città solitaria. Le strade sono quasi deserte. Pas - L:t E:SPÒSIZìON1 D:tL 1911 sano delle carrozze colle tendine calate, s' incontran dei preti, quàlche monaca, dei poveri, si sentono canti di bambini, echi lontani di litanie, rumori ·di porte · interne aperte e chiuse cautamente, e tintinnii di campanelli di parlatori, a cui seguono dei silenzi profondi. Tutto spira pace, rassegnazione e penitenza.' Chi passa di J.à abbassa la voce, senz' avv~dersene; scorcia la Torino rumoros_a .del lavoro e. dei piac_eri, e si al:ibandona, qtllentando_il .passo, alla _meditazione dei dolori e ·delle miserie, un1ane, punto da una curiosità triste dì penetrare in quei recinti se: · veri, cl' interrogare quelle sventure; di scrutare quel mondo sconosciuto e nascosto, a cui tanta gente pietosa consacrò !avita e la fortuna. E a1la tristezza di quel quartiere singolare, corrisponde la campagna circostante, piana e sil enziosa, - specialmente d'inverno, all'ora del _'tramonto, quando al di sopra delle case e · dei campi . copei,-ti -cli neve, già immersi nell'ombra _-azzurrina della sera, scintilla ancora . sotto· rùltimo raggio del so_le l'alta statua dorata di Maria Ausiliatrice, ritta sulla · cupola della sua chi esa s olitarià, coll e bràccia tese verso le Alpi. . Proseguendo cli là per il Cors o San Massimo s 'arriv:a nella grande piazza ottagonal e di Ema, nuele Filiberto , .Ma per vede rla in tutta la sua bellezza bisogna capitarvi una ma ttina di sabato, d'inverno, in pieno mercato. Uno Zola torines e potrebbe mettere _ lì la scena di un rom_anzo intitolato Il ventre di Torino. Sotto le va s te te t- - toiè, .fra lunghe file cli baracche di mercanti di stoffe, di botteghini di chincaglie rie e d'esposizioni di _terraglia all'aria aperta, in mezzo a monti di frutta, di legumi e di pollame, a mucchi di ceste e di . sacchi, . tra il va e vi eni delle carre tt e 'che portan via l_a neve , tra il fumo delle_castagne arrosto e delle pere cotte, gira e s'agita confusamente una foll a fitta di contadini, cli servitori, di · sguatteri, di serve imbacuccate negli scialli, .di signore massaie, di ordinanze colla cesta al braccio, di facchini carichi, di donne del popolo e di· monelli .intirizziti, éhe fanno nera la piazza. Intorno ai banchi innumerevoli è un alternars i affollato e continuo di offerte e cli rifiuti, di discussioni a frasi secche e tronche, di voci di · meraviglia e di sdegno, cli ;tpos trofi e di sacrati, che si confondono . tutti insieme in un mormorio sordo e diffuso, come d'una moltitudine malcontenta. Là bisogna andare per vedere le erbivendole famose, formidabili di tarchiatura, di pugni e di lingua, e per studiare la potenza insolente del vernacolo, la fero cia spietata dell'ingiuria plebea, il lazzo che schiaffeggia, il sarcasmo che leva la pelle, s trazia la carne e incide le ossa. Da una parte c'è il mercato delle contadine, venute da tutte le parti della provincia, partite a mezzanotte dai loro v illaggi per arrivare in tempo a pigliare un buon posto a· destra o a sinistra d' un vial e fianch eggiato di platani; e son là schierate, ritte o sedute, colle loro derrate esposte su inucchi di neve sudicia, strette le une alle altre come per tenersi calde, inzoccolate, imbottite, infagottate, fas ciate di pezzuole e di scialli, con guanti cli cenci, con fazzoletti attorcigliati intorno a1la fronte, con cappelli da uomini sul capo, con vecchi mantelli -da carre ttieri sulle - spalle, e lo scaldino fra le mani, coi nasi e i menti pavonazzi, e in mezzo a loro passa la processione accalcata e lenta dei compratori. Qui un pretucolo soffia tra le penne di un pollo per scoprire le polpe, là una vecchia s ignora cogli occhiali guarda le uova ad una ad una cli contro alla luce, più in là un vecchio celibe, accompagnato dalla cuoca colla sporta, scruta un formaggio colla lente; da ogni parte si tasta, si palpa, si soppesa, si fiuta, si disputa, in un tuono di lamento stizzoso, gesticolando coi cavoli in màno, brandendo i cardi, scotendo le galline, gettando negli orecchi di ohi pas sa frammenti di dialoghi monosillabici, che fanno indovinare dei tira tira d'un'ora per un centes imo, delle economie disperate, delle avarizie rabbiose, delle miserie segrete di famiglie decorose, tutte le durezze e le angoscie della gran lotta per la vita. Passano delle signore eleganti, dei gross i borghesi buongustai, dei cuochi tronfi e sprezzanti, delle cameri ere padrone, dei curiosi allegri, una folla continuamente cangiante, fra cui si fanno largo ogni specie di rivenditori ambulanti, vecchi decrepiti, bambine, mos triciattoli col botteghino al collo, che offrono un almanacco, un tartufo, due limoni, una catenella d'acciaio, un pezzo di tela, facendo un vocìo assordante, dominatò dalla voce stentorea del venditore della Cronaca dei' tribunali' e della cantilena fun ebre del sacres tano che scuote un bossolo domandando l'elemosina per ie anime del Purgatorio. Per tutta la piazza è un affaccendamento e un . rimescolio rumoroso, un farsi è un disfarsi . continuò di crocchi iritorno a carrozze di cavadenti, a venditori di specifici, a strimpellatori di violino, a banditori cl' incanti, a ciarlatani _cappelhiti che raccontano storie di delitti, davanti a -grandi quadri rosseggianti di sangue, a teatrini da burattini, rizzati in mezzo alla neve, a g randi fi ammate di paglia, .accese dai fruttaiuoli infreddoliti per sgranchirsi le membra. E non si può dire quant' è pittoresca e bizzarra quella confusione di gente e . di cose, di lavoro e cji festa, di città e di campagna, vi- • sta a traverso la nebbia della -mattina, che lotta ancora . col .s ole, in mezzo a . quei grandi . alberi . sfrondati, imperlati di brina. . D'infondo ·alla piazza, scendendo per _una gradinata, si riesce in una larga strada ricurva, _che va vers_o la Dora, davanti a un altro spettacolo curiosissimo. La _s trada è tutta· da un capo all'altro una sola enorme bottega cli rigattiere all'aria libera, un' esposizione grandiosa e superba cli mi serie, .di cui non :è possibile far.si un' immagin e fuorcl;è supponendo che un iutiero quartiere di Torino, invaso da _un .furore di distruzione, abbia rovesçiato giù dalle finestre tutte le masserizie delle sue case, dai .so1ai all e cantine, sino all'ultima carabattola · dell'ultimo armadio . E tutto è orclin.ato, pulito; messo in vi s ti, con una cura scrupolosa, come la ,merce più rara, e accanto. a ciascuna delle .cento rigatterie, che formano quell' interminabil e bazar cli cenci e . di tritumi, s iecl~ il venditore medita_bondo, appoggiat_o alla sua carre tta, in atteggiamento filosofico, cogli occhi fi ssi sulle rovine· da cui ricava la v ita. La vai-ie tà e la s tranezza degli oggetti è meravigliosa .. .c. una con~usione· di cose e d' avan zi cli cose da far impazzire, il disgraziato che ne dovesse far l'inventario. La piane ta ci el_pre te, il cappello 'sfondato . del bersagliere, la marionetta rotta del, teatr-ino di, San Martiniano, la veste di ·seta ·lacerata al : teatro :Scribe, _la serratura del . :cinquecento, il romanzo incomple to; di . Eugenio Sue, il chiodo rotto, il basto : dell'asino, il quadro a olio; il berretto piumato ·del tenore, denti 'finti, spille scapocçhiate , padelle , senza ~anico, elmi, mappamondi, ga1nbe · di tavola, spogli d'alco ve, di salotti, di studi _d'avvocato, di : soffitte, d' of~cine, di taverne, muffiti,_sbrincl~l)ati , ros icchiati dai topi, · buca ti_dalle tignole, _marciti dalla pioggia, smangiati dal fango, consunti dalla ruggine, senza colore, senza forma, senza nome, senza prezzo ; c'è tutto quello che il mare agitato della vita umana rigetta da sè, tutto quello che la mente può immaginare di più miserabile, di più inutile, di più spregevole, di più rifinito e di più snaturato dal tempo, dall'uso e dalla violenza. In quello strano mercato comincia il lavoro nel cuor della notte, al lume delle lanterne, e comincia la folla allo spuntare dell'alba. Là va la sartina, furtivamente, a cercare lo scialle smesso; ci va il padre di famiglia corto a quattrini., a comprare il lume a petrolio; ci va l'arti s ta a scovar l'abito per il modello, ci ·va l'antiquario, il bibliomane, l'attore spiantato, l' ebreo . rigatt'iere, una processione di collettori di bagattelle e di curiosi d'ogni specie, impazienti tutti d' arrivare i primi a pescare in quel mare magno in cui si nascondono qualche volta de i tesori ignorati e delle piccole fortun e impreviste; e tutti girano e cercano avidamente fino a giorno alto, in mezzo a un via vai cli contadini e contadine che contrattano dei panni logori, di cenciaiuoli girovaghi, carichi di stivali sdrusciti e di pentole fesse, di facchini, di raccoglitori di cicche e di carte, di guardi e municipali, di donne di servizio, di bottegai, di sensali, che nuttuano in due opposte corr enti fra il mercato clell' erbe e il .gran pandemonio della piazza vicina. Chi ha fatto questo giro, e s'è ancora spinto poi, per il corso San Maurizio, fino in faccia al Borgo Po, che chiude come un graziosissimo sce - nario il grande palcoscenico della piazza Vittorio Emanuele, ha vis to la città di Torino. Ma gli r esta da s tudi are il movimento e l' aspetto della popolazione, che è pure curioso. Il più grosso torrente della vita scorre dalla s tazione di Porta Nuova fino a · piazza Cast ello, dove arriva gonfiato dall'affluente di via Santa T eresa; e là si rispande per via di Po e per via Doragrossa, e serpeggia in mille rigagnoli per le vie strette della vecchia Torino, fino al gran lago ondeggiante della piazza Emanuele FiliLIQUORE STREGA DITTA G. ALBE ATI - BENEVENTO Esposizione Internazionale - Milano 1906 Esposizione Universale - Bruxelles 1910 FUORI CONCORSO JV\EJV\BRO DELLA GIURIA

RkJQdWJsaXNoZXIy MTUzNDA1OQ==