Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LE ESPOSIZIONI DEL r9rr " V ED UT A DEL Mo N TE D El CAPP u e CINI jfot. P cdrini). (Con tinuaz ione e fine. l Ma lo spe ttacolo, sempre bellissimo, è meraviglioso verso sera, quando la luce calda del tramonto r etrocede di altura in altura, e tutte le terribili punte si disegnano a contorni bruni sul cielo purpureo, come le guglie d'una città favolosa sullo splendore d'un incendio, e quando tutto il grande cerchio delle montagne essendo già immerso nell' ombra, il monte Rosa solitario brilla ancora della sua bella luce rosata, come se vi battesse il :i;-aggio d' un altro sole, e le sue cime gloriose fos?ero privilegia te d'un'aur _ora eterna. Il •foresti ero deve cogliere quel momento, quando è tutto compreso della bellezza formidabile dell e Alpi, e di quel sentimento affettuoso e triste che si prova ai confini della patria, per procurarsi uno dei più piacevoli effetti di contrasto che presenta Torino. Deve salire in una carrozza, e farsi condurre rapidamente, per la via più diritta, sulla riva sinistra del Po. Là era il poema, qui è l'idillio, davanti al qual e il pensie ro, che già vagava al di là delle Alpi, ritorna tutto verso l' Italia. E un paesagg io tutto verde, pieno di grazia, e un po' teatrale, tanto ogni sua parte è in vista, si mostra, si porge quasi allo sguardo, e par che tradisca l' intenzione d'un artista, più che - l'opera della natura. Le colline schierate sulla sponda opposta, s'avanzano sul fiume, si ritirano, si dispongono ad anfiteatro, si risospingono innanzi, s' innalzano le une sulle altre, a curve leggiere e gentili, che si fanno accompagnare con uno sguar do caùzzevole e· con un atto di consenso del capo : coperte di vigneti, ombreggiate di boschetti · di pini, sparse di case e di ville, non tanto fitte da toglier loro la grazia della ·solitudine campes tre ; s imili qua e là nella vege tazione · e nelle forme a certi tra tti delle colline del Bosforo e del R eno. Una schiera di case da villaggio s i stende lungo la riva; da una parte il Cas tello del Valentino specchia nelle acque le sue mura severe e i suoi tetti acuti, e il fiume s'allunga fra due sponde romite, che si curvano in mille piccoli seni folti di salici e d'ontani; dalla parte opposta il paesaggio s'apre in una grande chiarezza, e s'alza in disparte a grandi curve riposate e superbe, la collina di Superga, coronata della sua Basilica solitaria, accesa dal sole. Lo strepito d'un molino, il mormorìo d'una cascatella del fiume e le voci delle lavandaie inginocchiate lungo le sponde, sono i soli i;umori che turbino il silenzio di quel vasto giardino pieno di gentilezza e di pace, dinanzi a l quale il più prosaico Prudhomme torinese si arresta, ammirando. E il vecchio Po, largo e lento, spande in mezzo a quella gent ilezza la poesia guerriera dei suoi ricordi e delle sue glorie. Ma non ha visto Torino chi non ha visto i suoi sobborghi, ciascuno dei quali ha un carattere suo proprio, non abbastanza osservato, forse, neppure dagli stessi Torinesi . C'è da fare un giro .curiosissimo, partendo -da San Salvario, e andando su per l'antica Piazza d'Armi e per il Borgo San Donato, fino a Borgo Dora. Il Borgo San Salvario è una specie di piccola àty di Torino, dalle grandi case annerite, velato dai nuvoli di fumo della grande stazione della strada ferrata, che lo riempie tutto del suo r espiro affannoso, del frastuono metallico della sua vita rude, a,ffrettata. e senza riposo ; una piccola città a parte, giovane di trent'anni, operosa, formicolante di operai lordi di polvere di carbone e di impiegati accigliati, che attraversano le strade a passi fre ttolosi, fra lo scalpitìo dei cavalli colossali e lo strepito dei carri carichi di merci che fan tintinnare i vetri, barcollando fra gli omnibus, _i tramvai e le carrette, sul ciottolato sonoro. L'aspetto del · sobborgo è ancora torinese, ma arieggia la' " barriera ,, di Parigi. I portici sono affollati di gente affaccendata, che · si disputa lo spazio; le scale del]e case risuonano di passi precipitosi; nei caffè si parla d'affari; tutto dà l' indizio d'una vita più concitata che nelle altre parti di Torino. È una piccola Torino in blouse, che si leva di buon' ora, e lavora coli' orologio alla mano_, senza perdere tempo; che frequenta il teatro Balbo, passeggia sul Corso del Re e va a prendere la tazza al caffè Ligure, allegr<i1- e chiassosa la sera, democratica, un po' rozza, piena di buone speranze, ariosa e pulita, un po' affaticata, ma che par contenta di sè, in mezzo alla verzura e ai larghi viali che le fanno corona, davanti alla stazione che l'assorda coi suoi fragori e i suoi _sbuffi di gigantesca' officina. Di là andando su per il Corso Vittorio Emanuele, si arr iva nella vecchia Piazza d'Armi, in mezzo a una cittadina nata ieri, a una specie di giardino architettonico, pittorescamente disordinato, dove ogni settimana sboccia una casa; dove si ritrova l'Hotel dei Campi Elisi, la palazzina del Viale dei Colli, la villetta genovese, il casino svizzero, un vero visibilio di capricci sfarzosi, ognuno dei quali par la protesta d'una bella signora contro l'antica tirannia dell' architettura regolamentare. Le strade stre tte é di~cre te, in cui il silenzio non è interrotto che raramente dal rumore di qualche carrozza privata , si biforcano e se rpeggiano fra i muri variopinti e le cancellate eleganti dei giardini, girando intorno alle case mute in curve rispettose e cortesi, e formando dei crocicchi simpatici, da cui si vedono qua e là spicchi obliqui di villette lontane , terrazze a balaustri, piccoli portici, giardinetti d'inverno coperti di vetrate, padiglioncini e chioschetti coloriti; die tro ai quali appaiono e dispaiono livree di cocchieri e cuffiette bianche di governanti. Si dimenticher ebbe di esse re a Torino, se tutti quei tetti acuti, que i cornicioni frangiati, quei camini di forme g razi03e e bizzarre, ron si disegnassero sulla bianchezza delle Alpi. E un quartiere ridente, misto cli città e di · campagna, pieno di fragranz e d'erbe e di fiori, con un leggero color di mistero, un po' femmineo, che fa venir sulle labbra dei versi di Alfredo de Musset, e s veglia mille fantasie volut50 années triomphal succés: co-ntre les TOUX usez des Pastilles Marchesini_

RkJQdWJsaXNoZXIy MTUzNDA1OQ==