LE ESPOSIZIONI DEL 191r ~====~~~~~=~~~~~I~=~~~~ m 7 l~=~L~e~E~sp~o~si~z1~o·~ni~··~··~a~t~tr~av~e~r~"L!~.~~~li~:~t~v~1~to~~~~1A~N~T~EG~A~z~zA~~J Delle Esposizioni Internazionali, che oramai si succedono a così brevi intervalli di tempo, non si può dire, come di tante altre cose, che la loro origine si perde nella notte dei tempi. Non si può nemmeno ricorrere ai soliti cinesi che, realmente, pare abbiano preceduto in tante scoperte od applicazioni questa nostra vecchia Europa. Vi è soltanto uno storiografo greco del II secolo, il quale racconta che sotto Tolomeo Filometor fu data una grande festa nella quale questo Faraone fece esporre dai negozianti di Tebe e di W empi tutto quello che allora produceva l'Egitto. Con uno sforzo di buona volontà, si potrebbe far rimontare al sullodato Faraone l'origine prima delle esposiziori. P erò bisognerebbe riconoscere anche che l'esempio non ha avuto imitatori; poìchè bisogna varcare il Mediterraneo e lasciar passare molti secoli per arrivare non già alle esposizioni, ma alle fiere, dalle qliali è poi sorta l'idea delle esposizioni come oggi le intendiamo. La prima esposizione, della quale si ha qualche notizia esatta pare sia quella tenuta a Praga verso la fine del secolo decimottavo. Fu da quella esposizione nella capitale boema che François de Neuf-chateau ministro dell'Interno sotto il Dire ttorio ebbe l'idea di fare qualche cosa di . simile a Parigi. U NA E SPOSIZIONE CHE COSTA 60 MILA FRANCHI!! Veramente l'Esposizione dove va essere il complemento di grandi feste che si celebrarono nell'anno VI. Ne fu invece la parte principale. Fu edificato con una costruzione provvisoria un tempio dell'industria, certamente il primo della serie di tutti quei palazzi dell' Industria, di quelle Gallerie dell e Macchine immancabili in. tutte le esposizioni moderne. A quell' epoca si facevano ancora le cose con poca spesa. Il decr eto di Napoleone col quale si fissavano le linee generali dell'Esposizione, e si stanziavano i fondi relat_ivi stabiliva una . spesa di 60 mila franchi. A Napoleone l'idea dell'Esposizione era piaciuta tanto che aveva già stabilito di ripeterla ogni tre arini. Gli avvenimenti politici e le guerre nelle quali la Francia si trovò impegnata, impedirono al grande capitano di creare, fino da allora, le esposizioni triennali . Da quell' epoca, altro salto fino al 1849, quando venne l' idea di ripetere ciò che si era fatto nell' anno VI in proporzioni maggiori chiamando a raccolta non solamente gli industriali e ì produttori franc esi, ma anche quelli dell'Algeria e delle Colonie. L' esposizione, diremo cosi Napoleonica, aveva avuto poco più di un centinaio di espositori. In quella del 1849 il loro numero fu più del q,oppio. Ma per la prima volta, in quella esposizione organizzata dopo la rivoluzione, furono distribuite delle ricompense, e fecero la loro comparsa i diplomi e le medaglie per i premiati, dei quali si è fatto di poi tanto abuso. Ma eravamo ancora nel campo delle piccole esposizioni nazionali. A nessuno era venuto in mente d'invitare gli stranieri ad esporre i loro prodotti. Tutta la classe commerciale avrebbe protestato e minacciato di lapidare chi ave~se osato me ttere innanzi una simile proposta. Data la situazione economica dell'Europa, vi e ra un solo paese che poteva farlo: l'Inghilterra che, sicura della sua, poteva senza preoccupazioni invitare l'industria straniera. L E PRIME INTERNAZlONALI, E fu diffatti l' Inghilterra che organizzò la prima esposizione interna~ionale. Una esposizione che adesso sarebbe una ben povera cosa, dopo che abbiamo veduto, come a Saint Louis, improvvisare in pochi mesi delle vere città per farne sede di una esposizione, ma che parve allora più che grandiosa ed ebbe un enorme successo. A Londra fu costruita per quella Esposizione del 1852 il Palazzo di Cristallo; e, per la prima volta, in alcune gallerie, il pubblico potè rendersi conto del modo come procede la fabbricazione di parecchi prodotti. L'Esposizione internazionale del 1852, alla quale parteciparono quasi tutti gli Stati europei, ebbe conseguenze al di là di quello che si poteva prevedere, ed esercitò una grande influenza sulla p·o]itica doganale dei· vari stati. I grandi industriali, i grandi produttori ebbero in quella circostanza, occasione di conoscersi, di scambiare delle idee, e, poscia, di far pressione sui loro rispe ttivi governi per modificare nel reciproco interesse le tariffe. Tantochè la Francia seguì ben presto l'esempio dell'Inghilterra, organizzando una esposizion~ alla quale partecipò anche l'estero nel 1855. E a questa esposizione che si istituì, per la prima volta, il biglietto d'ingresso, e che qu este imprese incominciarono a prendere anche un certo carattere di operazione finanziaria, che non sempre è andata bene, ma nella quale il pubblico è chiamato in tal modo a partecipare e a coprire · la spesa. Il biglie tto d'ingresso costava un franco nei giorni di lunedì, martedì, mercoledì, giovedì e sabato, cinque franchi il venerdì e .25 centesimi alla domenica. La tradizione del giorno el egante, a prezzo assai elevato, si è mantenuta. Anche nèl 1900, il venerdì, l'ingresso era a cinque lire. L ' APOTEOSI DEL SECONDO IMPERO. Ma la vera, la grande Esposizione Universale alla quale tutte le nazioni del mondo hanno partecipato in forma solenne, sia per il numero degli espositori, come per i padiglioni speciali che vi costruirono e per le spiccate personalità mandate ' come commissari generali, fu quella di Parigi del 1867, considerata come la grande apoteosi del Secondo Impero. In quella circostanza Parigi apparve realmente la capital e dell'Europa, e Napoleone lII !'arbitre, dei destini del Vecchio Continente. Sovrani e Principi fecero a gara nel recarsi a rendere omaggio all'Imperatore e all'Imperatrice Eugenia allora in tutto il fulgore della bellezza. Fu una serie continuata di fest e splendide, aristocratiche e popolari, che, evidentemente illusero, e in Francia e fuori, sulla solidità del r egime imperiale, che doveva precipitare, poco dopo, i;, all'indomani di un'altra festa grandiosa in onore della Francia e dell'Impero: la inaugurazione del Canale di Suez. Il Principe Napoleone che era stato il relatore di quella precedente dal 1855 aveva proposto il piano che fu adottato delle gall erie concentriche intorno a un gran corpo di fabbrica centrale. Gli espositori passarono i quarantamila e va annoverato lo stesso Imperatore che presentò delle case popolari delle quali aveva egli stesso disegnato i piani. Fra gli ospiti coronati vì fu anche lo Czar, e .nessuno pensò certamente allora che il giornne repubblicano, il quale sul passaggio dello Czar ge ttò il famoso grido: Vive la Pologne, Monsieur, sarebbe diventato un · giorno mini s tro, e ministro della Repubblica alleata della Russia. Al Bois de Boulogne, onde questa folla di Sovrani e di Principi non fosse troppo a contatto col pubblico, si era loro riservato un viale, ove non potevano entrare che le carrozze nelle quali vi erano sovrani o principi ai quali il picchetto di guardia rendeva gli onori militari. Era l'epoca nella quale facevano furore le operette di Offenbach e, tanto sulla scena. che fuori deì teatro, aveva un grande successo di donna e di artista una ce·lebre cantante, la Schneider. La bella attrice aveva da poco creato la parte della protagonista nella · Grande Duchesse de Gerolstein. Il teatro e le alte amicizie che la proteggevano permettevano alla bella artista di avere degli equipaggi splendidi, che per eleganza e correzione potevano perfettamente rivaleggiare con quelli dei principi e dei sovrani. Un giorno ebbe la strana idea di voler essere Granduchessa.... anche di giorno · e di fare la trottata nell'alle'e des Pri'nces. Quando si presentò al cancello d' ingresso, il funzionario di pubbl ica sicurezza che non la conosceva, fermò la vettura con l'evidente intenzione di dire alla bella signora che quel via1e non era per il pubblico . Ma la Schneider, con fare naturale e disinvolto, seriza dargli tempo di aprir bocca gli disse : - La Grande Duchesse de Gerolstein. Il funzionario fece il saluto militare, e la car - rozza proseguì. L' esposizione del 1867 fu organizzata con un capitale di garanzia di 20 milioni, dei quali otto sott?scritti da '.-ma. socie tà ?i. g_randi i1;dustria)i e d1 commercianti, e dod1c1, m parti ugualr, dallo stato e dalla città di Parigi. Di quella esposizione è rimasto come ricordo un'opera in 25 volumi, il famoso Rapport sur l' e'tat des lettres et des sà ences en France, al quale hanno collaborato le più spiccate indi vidualità della Francia intelle ttuale di q.uell'epoca. Fra le altre vi è an'che una relazione di T eofilo Gautier. NEI TRE CONTINENTI. Caduto l'Impero e scemata la situnione , della Francia in Europa, Vienna pen~ò subito di ap - profittarne per bandire a sua volta una grande _Esposizione internazionale, nella speranza di vedere ritornai-e la capitale dell'Impero all'antico splendore. Ma l'Esposizione di Vi enna del 1873 non ebbe successo. Le esposizioni perchè riescano debbono esser e un pre testo, un g-rande pre testo se volete, per chiamare della ge nte, ma quando la gente trova da . divertirsi o da interessarsi anch e in altro modo. Ed a Vienna il for estiere non si divertiva allora, come, del r esto, non si diverte oggi, malgrado tutte le attrnttive della simpatica città. A nessun foresti ere, se non ha delle ragioni speciali, vie ne in mente di andare a passare qualche mese a Vi enna, come va invece a Parigi, a Roma o a Londra. Così, non potevano avere un successo, parlo di quello che chiamerei il successo cosmopolita, nè quella di Filadelfìa del 1876, nè quella di Sidney (1879) e di Melbourne (1880) così lontana. Ne ebbe invece uno grandissimo quella di Parigi del 18781 ch e segnò il primo r elève111ent della Francia dopo la disfatta. Tutte le nazioni del mondo vi parteciparono. L'Italia, quasi a testimoniare solennemente la s ua amicizia che sopravv; veva al -mutamento di r egime, destinò alla Presidenza della Commissione organizzatrice del concorso un principe del sangue : il duca cl' Aos ta, e nominò Commissario General e l'uomo politico che aveva in quel momento, all'indo1nani dell'avvenimento della Sinistra al potere, la più alla posizione parlamentare : Cesare Correnti. Qualche anno dopo le relazioni fra i due paesi diventarono tese e l'Italia non partecipò ufficialmente alla esposizione successiva del 1889. Del resto, non lo avrebbe forse potuto anche se le relazioni fossero state diverse, perchè gli stati monarchici, e specialmente quelli che avevano veduto rovesciate le dinastie dalla rivoluzione francese, o, come per l'Austria, decapitata una principessa uscita dalla sua casa regnante, non potevano partecipare a un fe sta per solennizzarne il centenario. L'Italia partecipò per iniziativa privata, per opera cli un comitato pr&.ieduto dal Villa, oggi presidente del Comitato per quella di Torino e, in Italia, il veterano di tutti coloro pei · quali, in Francia è trovato anche il nome, chiamandoli ho111111es d' expositi'on. O GNI UNDICI ANNI. 1 ) La frase veramente è del Picard; il Commissario generale dell'Esposizione del 1900 che sorpassò in grandiosità tutte le altre organizzate sulla riva della Senna, tanto che, persuasi cli non poter fare cli più, per un certo tempo pare si sia rinunziato alla tradizione di indire tali esposizioni internazionali ogni undici anni. Il Picare!, mente vastissima, era veramente l'uomo indicato pe r ben condurre un' opera così gigantesca. Poichè a lato alla coltura tecnica unisce anche tutte quelle altre qualità così necessarie per chi diresse un'impresa nella qual e deve essere sempre a contatto col pubblico, e ché è fatta per il pubblico. Ho ritrovato negli uffici del Comitato di Roma un antico collega, il signor Duprè, il quale, avendo avuto col Picard un'intervista due o tre anni prima, per sapere che cosa si doveva dire del!' esposizione nell'interesse dell'impresa, ne 'ebbe una risposta la quale mostra come. l'espo1 ) Ecco la cronologia delle grandi esp osi zioni internazionali : 1852 L o ndra . 1856 Parig i. 1862 Londra, 18(?7 P arig i. · 1873. Vienn a . 1876 Fila delfia. 1878 P arig i. 1879 Sidney . 1880 Melbourn e. 1885 A nv ers a. 1889. P a rig i. 1893 Cicago. 1897! Bruxelles. 1898 Torino . 1900 Parig i. 1904 St. L o '1iS. 1905 Liegi. 1906 J\~dano. · 1910 Bruxelles . • 19 11 S T o rino . ? Roma.
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