Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LE ESPOSIZIONI DEL r 9 rr L' USCITA .DEI S OVRANI E DELL'AMBASCIATORE GIAPPONESE DOPO L'INAUGURAZIONE (fo t . Abcniacar). L'ARTE GIAPPONESE i\ ROMA. I KA K È::M:: ONI DEL ::M:: U ::M:: U J A ::M:: .A_ Se io fo ssi un critico d'arte, nonchè un estremo orientalista, come for,;;e sarebbe doveroso, potrei dirvi molte cose dotte sull'arte giapponese, sulla tecnica cli ques ti pittori dai nomi trillanti come voci cli uccelli cli siepe, s ulla s toria dell'arte g iapponese, sulle sue origini cino-coreane, sull e sue scuole che sono ben otto, a cominciare •da qu ella buddica, che introdotta nelle isole dei crisantemi da alcuni pellegrini nel VI secolo ·ebbe nel IX in Kose Kanoaka il capostipite riconosciuto della pittura nipponica, fino alla '.scuolq Uk zjo-je, il S ettecento giapponese, in cui si maturò la ri voluziqne naturalistica naufragrante ·ai giorni nos tri nel divi sionismo del Nakagawa 1-Iachi ro_e del Nakazawa Hiromitsu, rappresentanti della g iovine scuola d' ogg i e valorosi pit- ·tor i, del res to. S çuola, questa Ukzjo-je, che fu instaurata da quel celebre Mataei, che è una vera- .vergogna non con9scere ; e si divise poi. in tre periodi , il primo dei quali fu famo so per l'arte ·degli Hishika_va e degli Hanabusa; e il secondo , pe r Outamaro, il dolce pittore di donne, caro a ·Edm'ondo De Goncourt; e il te rzo p er i pittori di" surimoni,, e per g-li umoristi, fra i'9uali primeggia Kiosai, -allievo di Kano, pittore di lante1'ne e gran bevitore al cospetto cli Budda, qualità pe.r cui fu appunto soprannominato shojo che, · come tutti sanno, in : giapponese s ignifica lo sborg1i ato . · Bas terebbe la sale tta alle cui · pareti si allineano i prez ios i kallèmo1ii ·_ !?a!?èmono in giapponese · è tutto ciò che pende .e si appende, ma indica particola rmente, più che le pere, gli im- .piccati, le liti e tùtte le altre cose pendule, le · tele e le sete dipinte a scopo di arredan:iento - r preziosi lw!?è1noni della mos tra retrospe ttiva per me ttere ass ieme un corso su(fì ç iente di sto- · ria dell' arte g iapponese ad uso dell'Europa. Quel Nobuzane, .per es empio, che ci · dà ; il ritrattino del celebre poeta Is tomaru seclpto in terra in conv:ersaziorie con un altro celebre uomo ingiustamente dimenticato - anzi, quale sarà poi, fra i due, il poeta? - visse dal rr77 al_ r26S, e fu il ritrattis ta ufficiale di Corte, e studiò nella . scuola del pittore T osa Mitsnnaga. Proprio çosì. Il suo vicino Moh1an, che ci fa vedere il _buon · santo Kuannon alla cascata, fu pre te e discepolo di Musokuski. Si sente in lui, ed è evidente, la influenza di quell' arte cinese che egli_ dove tte studiare allorcbè si r ecò in Cina alla corte della dinas tia Ghen. Viceve rsa u~o degli ultimi di · questi r etrospe ttivi, il Sosen, che morì nel r82r, per Sosen ciò che nel nostro Occidente furono gli asini per Cesare Pascarella. Jakuschin ci offre, fresco fre,;;co, dipinto che par vivo, un magnifico carpione. Ma è un' eccezione : questo finissimo artista, che dopo aver seguito là scuola di Kano si diede con nuovo ardore a ricercare gli elementi più squisiti dell'antichissima arte cinese, fu sovratutto un grande pittore di animali domestici e terrestri, e specialmente cli volatili da pollaio .. .. E il mio corso di storia dell'arte ci el Sole Levante potrebbe coù.tinuare. Ma vede te quanto è facile diventare un dotto e fare dei dotti; io non ho dovuto far altro che tirar giù dal suo scaffale· un volume della Grande Ency clopedie e spigolare qua e là alcune notiziole dal catalogo della Mostra che, ali' ingresso, un cortese suddito di S. M. Mutsuhito distribuiva largamente . agli invitati. · Lasciamo andare, dunque. E giriamo per ques te sale piene d' una chiarezza discreta, guardiamo, godiamo, rassereniamoci in quest'arte semplice, lieta, fantasiosa, odorosa, senza preoccuparci di aver e o di non avere una coltura in materia, senza tentar di ripetere ed imparare questi nomi cinguettanti, · che le nostre lingue occidentali induriscono e sformano. Bisogna sentirli pronunciare da qualcuno di questi gentilissimi asiatici che sanno fare con tanta signorilità gli onori di casa. Sono deliziosi. Un trillo, un gorgheggio leggero, una fronda che sussurra, una foglia che cade, un rivolo che gorgoglia, e il nome illustre è tutto là. Nella nostra bocca diventano dei gargarismi. Lasciamoli stare. Non cerchiamo d'impararli, signore mie : tanto li dimenticheremmo subito, e non sapremmo ripeterli nelle nos tre lettere e nelle nostre · conversazioni : Ma fermiamoci a lungo dinanzi ad ognuno di ques ti lw!?èmoni, dinanzi a queste poesie di verità, viste attraverso un sogno, dipinte attraverso un sorriso ed un sospiro. Sono così minuziose e pur così vaghe, così indefinire, così vive legger e, e pur così tenui, così miti, così serene ! La tecnica? E che ve ne importa? Non si sono mai preoccupati di far della tecnica, costoro: hanno voluto fare della· poesia. Quando hanno cominciato con la tecnica, con quella tecnica che tanto ossessiona gli artisti nostri, hanno fatto sì de i buoni quadri ad olio, come vedete nella sala dei modernisti, ma la poesia cli quei pittori di fi ori, di uccelli, di animali vari, di cacciatori, di guerrieri, cli belle donnine bambol esche e imbambolate, di paesaggi leggeri e velati, sulla seta o sulla tela, all'acquarello, o al guazzo, o a non so che, è finita: la dolce sognatrice, anima del lon tano Oriente, si è spenta. Ricerchiamola in queste altre sale : e ognuno cli ques ti !?a!?èmoni ve la riporterà con una gentilezza infinita, un po' triste, .un po' gaia, un po' spensierata, un po' pensierosa, leggiadrissima sempre. Volete la primavera ? Eccovela nel lw- !?èmono del Takashima Hokkai, che si intitola appunto . "Volpe cli notte cli primavera,, . . La notte non c' è, o almeno c'è molta luna, perchè tutto è chiaro come di giorno . Ma c'è la primavera, con quella volpe fulva che fiuta il vento, il muso levato verso il ramo dei mandorli fioriti. Non c' è null'altro. Ma che fresco odore di · rugiada, che senso squisito di mille tepidi risvegli in quella semplice scena! E che tenerezza nel "Principio di primavera,, del Tsubata, in quella piccola giapponese che odora e bacia un fiore di violetta, uno solo, il primo! E che festa, che rigoglio, che gioia in questo gran cespo di rododendri rosei, che inghirlandano gli snelli tronchi dei palmizi nei "Fiori ,, del Takashima Hokkai! . . Eccovi due paraventi: una " Se ra sulla spiaggia,, del Kawakita. Gli alberi, le capanne coperte - cli stoppia, il villaggio silenzioso sono appena accennati: il mare non è neppure segnato: pochi tratti precisi come parole e leggeri come · studiò sotto Yamamoto-T engiù, ma dove tte la sua celebrità alle scimmie, nel dipingere le quali fu, e lo vediamo in ques ta ones ta famigliola che qui ammiriamo, inimitabile. Le scimmi e furono S. M. LA REGINA E L ' AMBASClATORE DEL GIAPPONE (fot . Abeni acar) . •

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