Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

r . j !& a, e ES&. ma di perpetuarsi m opere di grandezza, una stessa volontà di dominio che ha bisogno di divinizzare la morte alloggiandola nei templi, che ri sorge perennemente dal suo sfacelo, che, quando la civiltà an ti ca sembra ferita per sempre, con l'umiltà, col disprezzo della carne, con l'odio pauroso della natura inizia un'altra società che esce dalle tenebre per rigenerare il mondo. E lo spettacolo senza pàri s i completa con i documenti del periodo immediatamen te successivo, con i quadri, con le stampe, con le piante riproducenti la Roma di Giulio II, la città santa ridiventata pagana, che nelle vene dei pontefici sentiva ribollir il sangue imperiale, che nell'umile cristianesimo primitivo aveva fatto il cattolicesimo vittorioso, e nel bronzo, nei marmi, negli edifici colossali ripeteva il suo sovrumano sogno di apoteosi, la sua delirante passione di dominio universale. E E LE ESPOSIZIONI DEL r9rr 125 La mostra topografica, ordinata con tanta cura nelle sale della casermetta di Urbano VIII dal dottor Ashby, dal dottor Calcagno e· dal dottor Bartoli, non ha soltanto un valore storico per lo s tudioso o un valore di curiosità per il pubblico che nella vicinà infermeria di Castello, dalle finestre del conventino così ingegnosamente ricostituito, si reca ad ammirare i grandiosi panorami_ che Vittorio Grassi e Umberto Principe hanno dipinto, . vivificando con la luce e col colore il noto ·disegno della fine del secolo decimosesto. IL CORTEO PAPALE ENTRA IN ROMA La mostra topografica romana è il più fiero atto di accusa per coloro che in questi ultimi (altorilievo dello scultore Prini tolto da un'incisione del tempo). IL TRIONFO DELLE ARTI ((altorilievo dello scultore Prini tolto da un'incisione del tempo) (fot . Finozzi, Co llavi e Argus). cinquant'anni, succedendosi nel reggere le sorti della città, . non hanno avuto nessun sentimento della responsabilità gravissima che pesava su di loro. Solo dinanzi a questa rievocazione grandiosa della Roma del passato è possibile intendere ciò che l'umana ignoranza sia stata capace di fare in un ambiente nel quale gli avanzi dell'età pagana vivono vicino ai ricordi ·del cristianesimo primitivo, e le memorie del cupo medioevo s'ingemmano delle più delicate invenzioni decorative del Rinascimento. Distrut te le ville meravigliose che ingemmavano i colli della gloria del sole romano, asserragliati il Colosseo e il Foro Romano da orribili alveari umani, mal fermi sulle _loro basi di mota e di calcina, sforacchiati da brutte finestre, eretti con un criterio esclusivamente commerciale e non secondo le eterne leggi dell'architettura e della · bellezza, abbattute fontane, palazzi insigni, portici, chiese, tolta al Tevere l'infinita poesia delle sue rive pittoresche, su cui le case colorite dalla luce e . dalla pioggia sorgevano~a specchio delle acque fuggenti, demoliti i tratti più belli della gloriosa cinta che ricordava sedici secoli della meravigliosa storia del mondo, _la città eterna, la città unica si è modellata sulle più brutte città moderne della Germania e dèll' Inghilterra . . Certo noi siamo i figÌÌ del nostro. tempo; sappiamo che il mondo cammina e che ]e.città debbono adattarsi, trasformandosi, agli usi della civiltà, alle esigenze dell' igiene, alle necessità della vita nuova. Ma non è forse questa la storia .di tutti i tempi, e non avevamo noi una tradiziorie .gloriosa per gli edifici di uso ·pubblico, per i monumenti onorari, per il rinnovamento edilizio delle nostre città più belle? Quando il Rinascimento distrusse la vecchia basilica vaticana, sostituì all'antico tetto a doppio piovente la cupola di Michelangelo, e il Bernini, che tanti preziosi avanzi dei secoli__ passati sacrificò alla sua· smania novatrice, popolò le piazze di Roma ·di magnifiche·fontane, di superbi palazzi, di forme mirabili scaturite con foga prodigiosa dal suo genio inesauribile. Il secolo nostro invece lascia in eredità ai lontani nipoti il monumento a Pietro Cossa e le belle architetture della nuova via del Tritone! Orbene nessuna forza umana potrà mai creare artificialmente la gloria artistica di una età, ma non è troppo pretendere che sia rispettato quello che è intangibile patrimonio comune di memorie e di be llezza. Questo è l'insegnamento che, con un senso di rimpianto amaro, scaturisce dalla mostra di topografia romana ordinata in Castel Sant'Angelo. ARDUINO CoLASANTI. (Dal Mcwzoccoj. L'ANGELO. • /

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