Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

IL PAPA EUGENIO IV E L'IMPERATORE GIOVANNI PALEOLOGO RICEVUTI DAL C ASTELLANO DI C ,\STEL S ANT' A NGELO (altorili evo dello scultore Prini tolto da un'incis ione del t empo)• Le mostre retrospettive in Castel ·Sant'Angelo. LA MOSTRA TOPOGRAFICA ROMANA. Collocata in una delle casermette di Urbano VIII, un edificio lungo, basso ad un sol piano, la mostra topografica romana è il tentativo più completo e più riuscito che sia stato fatto finora di una ricostituzione grafica della storia della città. Attraverso le piante, i panorami, i disegni, i rilievi plastici, gli acquerelli, le incisioni, tutto un materiale prezioso fornito dalla Galleria degli Ufffzi, dal Gabinetto delle stampe di Roma, dalla Biblioteca di Vittorio Emanuele, dal Museo del Louvre, dal British Museum, dai gabinetti di Berlino, di Dresda e di Monaco, e da molti collezionisti privati, in una serie mirabile che comincia con la cel ebre veduta panoramica mantovana, del 1470, comprende i calchi di tutte le iscrizioni, ovunque esistenti, relative alla topografia della città medioevale, e giunge fino ai giorni nos tri con gli acquerelli del Roesler Franz, è la Roma sparita che risorge dal secolo decimoquinto a noi, via via illustrata nel cammino del tempo, la Roma papale con i suoi aspetti caratteristici, con le sue vie scomparse e dimenticate, con le sue rovine pittoresche, con la folla oscura delle vecchie case, con i suoi monumenti con i suoi costumi, con la sua vita. Lungo il corridoio il quale segna da nord a sud approssimativamente l'ori entamento di questa Roma rievocata, si allineano suJle pareti le grandi vedute d'insieme, i capisaldi della cartografia di Roma, e nella serie numerosa sono pezzi preziosissimi, come quello così detto del Cartaro, del 15761 unico al mondo, e la grandissima pianta panoramica del Maggi, ordinata da Paolo V, di cui si conoscono tre soli esemplari. Si alternano a queste piante alcune impressioni che hanno un aspetto di fantasia gloriosa, i disegni cinquecenteschi dell' Heemskerck riproducenti il Se ttizonio, una magnifica serie dei deliziosi quadretti del vecchio Vanvitelli, e i centoventi acquerelli del Roesler Franz, nos talgica visione di poesia e cli bellezza, in cui tutta l'anima di Roma sembra rivivere, evocata da uno spirito appassionato. · dell a città milJenaria ci ritornano nel loro ambiente r eale, indistinti com'eco lontana, come il ricordo confuso d'un sogno di cui non si riescano a fermare le immagini. Ecco la Roma dei primi anni del secolo decimoquinto, una città strana, cupa, turrita, sconosciuta, somigliante ad un vasto campo, con colline e cori valli, con · terreni deserti e coltivati, da cui si soJJevano, . tratto tratto, oscure torri e castelli, basiliche e chiostri antichi che volgono in rovina, monumenti colossali, terme, acquedotti diroccati, colonne isolate e solitarie, ponti cadenti e un labirinto di vie strette, lubriche, tortuos e, interrotte a volte da ruderi ritti in atto di s fida, fiancheggiate da case con lunghi porticati, tagliate da altre vie ancora più anguste e dense. Qua e là appariscono palazzi di forme originali, merlati, simili a fortezz e, cos truiti di marmi rubati ai gloriosi edifici dell' antichità: s ono le rocche dei guelfi e dei ghibellini, smaniosi di battaglia, che vi passano la vita asserragliati con i parenti e -i famigli, ma sempre pronti a sbucarne per combattere contro i nemici ereditari. Questo mondo smisurato coi suoi colli coronati da chiese solitarie, coi suoi terreni incolti, coi massi di rovine di Roma vecchia e Roma nuova, coi suoi dintorni desolati dalla malaria, sembra un deserto che rappresenti a un tempo la rovina dell'antichità pagana e del medioevo cristiano. "La sola nota di vita che vi apparisca sono le edere che avvolgono i rude ri degli archi trionfali, i muschi che si abbarbicano sulle mura della vecchia cinta di Aureliano. Tale è il commento fatto dalle rappresentazioni grafiche alle descrizioni che Poggio Bracciolini e il suo amico Antonio Lusco lasciavano della ruinosa città medioevale, " corpo gigante, putrefatto e irriconoscibile, già padrone del mondo e ora, privato della maestà dell' irnpero, precipitato nella più bassa servitù ,, . Non molto diverso è l'aspetto di Roma quale ci apparisce nelle vedute panoramiche e nei prospe tti parziali del 1500. Poch e e basse cupole di alcune chiese ci el tempo di Sisto IV interrompono la di sseminazione degli svelti campanili e delJe torri su cui quella delle Milizi e domina sovrana. Ma sul Campidoglio, circondato di nere rupi di tufo; le capre pascolano anch e fra gli orti, fra miseri gruppi di casupole e in mezzo ai ruderi e agli avanzi dei templi. I folti quartieri, che sorgono intorno al Tevere e nel Campo cli Marte con oscure ma ': se di case e con un dedalo di viuzze, si vanno allargando sempre più verso la parte inferiore della via Lata; il Gianicolo si eleva con i suoi giardini; il Borgo mostra l'antico San Pie tro con l'obelisco al suo fianco, la mole imponente del Vaticano il Belvedere, le Torri rotonde delle mura Leonine, l'ospedale di Santo Spirito e Castel Sant'Angelo; il centro della città appare come signoreggiato dal palazzo Orsini, dalla Cancelleria, dalle grandi costruzioni di San Marco, dalla cupola schiacciata del Pantheon e dalla colonna di Marco Aurelio, che era allora senza la sua _ statua alla cima ; il Corso si allunga verso Piazza del Popolo, interrotto tratto tratto da lacune, con alcune chiese , con edifici, con minati archi di trionfo, con molti gi a rdini, formando quasi il con- .fin e della Roma abitata. Poi, al cli là, fino al Pincio e al Quirinale, giardini e qualche piccola chiesa, come quella della Trinità al Pincio, che era ancora in costruzione, e case poche e disp~rse . E uno scenario meraviglioso, quello di questa Roma oscura, irregolare sparsa di ruderi, dis- _seminata di ortì, con· la campagna che si insinua tra. le masse degli edifici, con la sua associazione di vita e di deserto, col suo stupendo aspetto di .città abitata e di mondo di rovine, uno scenario solenne, iu cui dall e traccie di tutti i secoli appare un uguale desiderio cli una immortalità gloriosa, una identica insaziabile braNelle ventiquattro sale tte che fiancheggiano il corridoio la storia edilizia della città si svolge per gruppi, per modo che è tolta ogni mon_otonia alla mostra e ogni stanchezza al visitatore, il quale, tra gli aspetti che non sa più ravvisare, ritrova ad un tratto una forma ben nota e distinta, una s tradetta, una chi esa, un cortile rimasti immutati, una apparizione inattesa a cui si riattacano vaghe rimembranze di giovinezza. E in quella visione del passato ch e continua e ci accompagna, lasciati gli uomini e le cose del nostro tempo, noi ci sentiamo trascinati a risalire ·1e onde invisibili dei secoli e le memorie della storia remota; gli avvenimenti innumerevoli LA VENUTA A ROMA DELL'AMBASCIATORE DI POLONIA (altorili evo dello scultore Prini tolto da un' inc isione del t empo ) (tot. Fino zz i, Colla v i e Argus) .

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