Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

LE ESPOSIZIONI DEL r9rr rr5 mumc1p10, le altre autorità non spiegano fastosità, pompa. Veramente io non ricordo che - all'infuori dell'arrivo del presidente Loubet - sianvi mai stati grandi apparati esteriori per gli arrivi a Roma di Sovrani e missioni straniere . E si che dal 187 r in poi ne ho viste di siffatte cerimonie. Ma a me pare che non v i sia bi sogno di nessun intervento dell'entusiasmo ufficiale del municipio capitolino, o del ministero per gl'interni, quando basta ed è più che eviden te e prorompente l'entusiasmo della popolazione, la cui resistenza a tutto il succedersi di pubbliche manifestazioni, da oltre un mese, è veramente maravigliosa. Il principe di Connaught, tipo calmo, quasi impassibile, che ieri l'altro era a Piazza d'Armi alla destra della Regina, sotto il grande padiglione davanti al Foro delle Regioni, parve impressionato anch'egli al fragore d'applausi che accolse il cor teggio reale al suo arrivo, ed al triplice lnp ! !up! !up! urrah ! con cui gli studenti salutarono i sovrani e il principe. L' hip ! e l' urrah ! sono anti-nazionalisti, ma non bisogna badare pel sottile, trattandosi di fare impressione sull'animo freddo di un illustre ospite inglese. Tutti gli occhi erano rivolti su di lui, non solo perchè un principe straniero, intervenuto in forma ufficiale, nella sua elegante uniforme del reggimento delle · guardie del Re, desta sempre interesse, ma per ch<1: l'Agenzia Stefani av'eva annunciato per errore l'arrivo del duca di Connaught fratello del fu re Edoardo, e nessuno riusciva a capacitarsi come potesse essere cosi giovane il fratello del fu Re d' Jnghilterra, mentre invece si tratta del principe di Connaught, figlio del duca, e non zio ma cugùw di re Giorgio V. In realtà quello che doveva venire ·a Roma era il duca, ma ammalatosi all'ultimo momento, fu sostituito dal figlio. I discorsi non sono mancati - e questo si capisce - nemmeno in Piazza d'Armi, ma non sono stati che tre - quello inevitabile, di prammatica, del presidente generale, conte di San Martino, quello speciale alla Mostra Etnografica, di Ferdinando Martini, e quello del comm. Giordano, presidente della sezione etnografica piemontese. Ferdinando Martini ha parlato chiaro, facile, ma senza quella gustosa ironia che forma il successo cos tante dei suoi discorsi politici a Montecitorio. Eccovi i punti sos tanziali del suo bel discorso: " Alle te rm~ di Diocleziano steri.a di proconsoli e di imperato ri i a Castel Sant'Ai,. gelo storia di pontefici i qui storia del popolo e dell'anima sua. "Primo lo smi surato intell etto del Goethe divinò quanto importasse alla storia lo studio dell 'an ima popolare; studio che in Germania il Grimm, e da noi iniziarono racco - gliendo stornelli e proverbi il Tommaseo ed il Giusti seguiti poi da numerosi infaticati ricercatori di novelle, di leggende, di miti. La letteratura popolare orale e scritta, sussidio va lidissimo, non sempre bas : a a determinare i caratteri etnici delle varie genti d'Italia. È per ciò necessario indagarne, conoscerne ogni uso, ogni costumanza, ogni foggia, tutti quanti gli abiti della vita . " Questi caratteri particolari alle diverse regioni della penisola, nepp ur Roma, universale dominatri ce , riu scì ad unificare i ne estesero pii1 persistente la di sparità le invasioni barbariche e le gelose autonomie dei Comuni i sì che oggi, dove l'inci vilimento non ha peranco compiuta l 'opera propria, e tutto spalmato del suo scialbo colore, perman , gono, ora negli orgogli di un'acconciatura fem111inile, ora nell 'urniltà di un attrezzo domestico, documenti preziosi di una storia remota, che è la storia delle nostre stirpi medesime. " Così il pens iero del Comitato s i tradusse in effetto mediante la dottrina e le cure di Lamberto Loria e Decio Vinciguerra, le fedeli genialità degli ingegneri Gi ustini e Guazzaroni, gli aiuti amorevoli di cittadini di ogni parte del paese : tali i proposit i nostri nel rintracciare, r agunare, esporre le vestigia estreme di secolari usanze e costumi. Gioi elli di fel ice ornamentazione e di squ isita fattura i vesti che nella loro varietà pittoresca paiono significare ad un tempo la indole della gente e la temperie della regione : scure, severe nei paesi dove il clima è rigido fra le brume e le nevi, sfarzose e vivaci nel brio dell e tinte accese, là dove cie lo e terra s i allegrano perennemente della gloria del sole; xilografie sulle quali rozza ma ca lda e ingenua altrettanto si impresse la feue, e amuleti in cui si annida, terribile chimera, la superstizione i insegne di poveri commerci che tuttavia si affidano alla tradizionale facezia paesana, atta forse, sblleticando il sorriso, ad aguzzare_le voglie degli avventori i ceramiche e stoffe ed armi ed arnesi per ogni maniera di lavoro, tutto ciò che uscì dalle mani del popolo nostro o dettò ad esso la fantasia, o servi ai bisogni della sua vita, ci siamo studiati di raccogliere i e da molti di quelli esemplar i son da trarre insegnamenti utili all'educazione e alla economia nazionale . Qua l 'uno ci avverte di un pregiudi zio da combattere, di una mala consuetudine da correg?;ere, là un altro di una industria ignorata da incuorare e diffondere, in cui industrie pii1 r ecenti e pii1 fortunate, possono rinvenire i germ•i di vaghezze originali , sopraffatte, con offesa del gusto, dalla capricciosa mutazione di modelli forestieri ,,. E Martini cosi ha concluso: " Sire. Arnesi, abbigliamenti, costumanze, tutto ciò dovrà pi i1 o meno sollecitamente sparire. Noi non ce ne dorremo. In queste feste cinquantenarie vano sarebbe il ricordare se i ricordi non fossero promesse. S'unifichino pure da Susa a Manduria usi e costumi; ma l'anima popolare palpiti di un palpito solo. Le diverse genti d'Italia confondano le antiche disparità nel comune proposito di essere degne delle nuove fortune e pari ai loro nuovi destini ,, . Un nuovo fragore di applausi, finiti i discorsi, ha indicato che, attraverso le strade irte di ciottoli crudeli e solcate da avvallamenti strabalzanti il corteo se ne andava, e dietro esso tutta l'immensa folla ·di automobili, vetture, carrozzelle, pedoni, alle cui spalle disegnavasi sull'oriz - zonte, circondato da un polverio d'oro, tutto il panorama di torri, pinnacoli, guglie, colonne, antenne, costituenti il profilo terminale di questa interessantissima mostra etnografica - apertasi con una splendida cerimonia, susseguita, l'indomani, da una disgrazia, la caduta della colonna che, all'ingresso principale, sorregge il Leone Veneto, di fronte alla colonna sorreggente la Lupa Romana. La colonna e il leone sono andati in frantumi, e, pur troppo, un operaio ci è morto sotto, ed altri due ne sono rimasti feriti. * Qui le giornate inaugurali sono sempre giornate campali . Si comincia la mattina a buon'ora, e non si finisce che a tarda notte. Il Natale di Roma non sarebbe stato veramente tale senza una qualche solenne cantata in Campidoglio. Quest'anno c'è stato qualche cosa più di una cantata - c'è stata la rivelazione di un nuovo canto - l'Inno a Roma, carme latino, celebrante la grandezza di Roma, pel quale era stato indetto concorso nazionale. La pubblicazione del carme ha avuto luogo in Campidoglio, alle 15, davanti ad una folla risp e ttabilissima, tanto più encomiabile in quanto trattavasi di udire la lettura di un componimento in latino. Non manROMA. Gu AMBASCIATORI TnToNr, BARRÈRE E IL SINDACO NATHAN I:-1 · ATTESA DELLA MISSIONE MILITARE FRANCESE (Fot . Fonta,ia). cava, fra i presenti, l'illustre clinico di Roma, Guido Baccelli, che è stato certamente uno dei pochi che hanno pien'i\mente gustata la le ttura latina, fatta dal prof. Albini dell'Università di Bologna. 11 Sindaco Nathan accortosi dell'ammirazione senza parole onde erano rimaste aperte le bocche della grande maggioranza degl' intervenuti, pregò il prof. Albini a dare la versione italiana del carme, subito concessa, e terminata fra vivissimi applausi. Tutti si chiedevano l'un l' altro: Chi è il poe ta? - Chi è il poeta? - E dalla generalità rispondevasi un nome solo: "Giovanni Pascoli,,. E la vox populi ha colto nel segno. 11 Natale di Roma è terminato colla girandola - lo spettacolo tradizionale di Roma. O la girandola o l'illuminazione a bengala del Foro romano, del palazzo dei Cesari e del Colosseo. Abbiamo avuto quest'anno l'illuminazione del Colosseo, ed anche la girandola. E che girandola!. .. Non a Castel Sant' Angelo, nè al Pincio, come nei tempi andati, ma ni entemeno che a Monte Mario, cosi possono averla goduta anche gli abi tanti di Palo, e, magari di Civitavecchia. E ci fu anche qualche cosa di impreveduto - un razzo che andò ad incendiare il bosco della villa Madama, posseduta su Monte Mario dal conte di , Caserta - figlio, fratello ed erede dei fu re delle Due Sicilie, Ferdinando II, re Bomba, e Francesco I (Franceschiello). Questo incendio non ci voleva, ma non si può negare che non sia commemorativo. Cinquant'anni sono ai Borboni fu incendiato il Regno, cinquant'anni dopo è stato loro incendiato un bosco! Essi penseranno che sarebbe stato meglio, se nel 6o-6r l'incendio avesse avuto la portata di quello dell'altra sera!... Molta parte nell'animazione popolare di questi giorni l'ha avuta la baraonda studentesca dei bravi giovani accorsi da ogni parte d'Italia al congresso goliardico. Essi, ieri, sabato, nel pomeriggio, si recarono in vivace e numeroso corteo al Gianicolo a deporre corone sul monumento di Garibaldi, e dai gradini del basamento rivolse loro altissime parole il vecchio e benemerito patriotta e professore Domenico Gnoli. " O giovani - gridò egli - non date ascolto a dottrine assopìtrici dell'anima . La lotta è la legge dell'universo . La civiltà potrà trasformare un giorno in più umane le armi delle battaglie i ma dove non fer va la lotta degli ideali, ivi fermenta la volgarità degli egoismi sul ristagno della palude. La emulazione dei popoli è forza motrice di umano progresso, e lavora per l'umanità chi lavora per la s ua patria .... " ....Se la gloria di Roma è grande per l'universo, ricordate che essa non tollera piccole cose. La sua grandezza antica non sia il guancia le s u cui posare la testa sonnacch,iosa , 1na pesi sopra di voi, pesi ogni giorno, pesi ogni ora, come una rainpogna, come un rimorso, finchè non abbiate reso alla gran madre una grandezza diversa dalp antica, n1a non minore. "Che varrebbe l'avervi dato una patria, se non sapeste rifarla prospera e grande? Nelle vostr e mani, o giovani , noi l' affidiamo questa patria, per cui i gloriosi morti fe- • cero getto delle loro giovani vite!. .. ,, Acclamazioni ed applausi salutarono queste nobili, ardenti parole del Gnoli, riassumenti l'onda di sentimento che in questi giorni corre per tutta Roma. GIORINO. 50 années triomphal succés: contre les TOU-X usez des Pasti.lle·s· Marche·sini

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