Le Esposizioni del 1911. Roma, Torino, Firenze (Treves)

, I LE ESPOSIZIONI DEL r9rr TORINO. IL PITTORE PREMOLI ESEGUISCE LE DECORAZIONI PER IL SALONE DELLE FESTE (fot. Trcvcs) . TORINO ALLA VIGILIA DELL' ESPOSIZIONE. A Torino si respira già un'aria di esposizione. La nobile ci ttà che è sempre così eguale a sè stessa, come una di quelle austere e vecchie case di provincia, dove a distanza di trent'anni si trovano gli stessi mobili, sempre al medesimo posto e con l'identico s trato di polvere, comincia a essere sossopra, a far la sua toilette da ricevimento. In questi ultimi giorni si notano già dei cambiamenti vistosi. Io che vado a Torino di sovente sono rimasto sorpreso l'ultima volta, or è una settimana, da questo rimescolìo e ancor più da certi nuovi aspetti di strade e di botteghe, che io credevo invariabili nei secoli,- che ero abituato a considerare intangibili più di tutti i monumenti nazionali. Si capisce che si prepara qualche cosa di ·grosso, se Torino si decide a una cosl insolita impresa. Chi non ricorda qualche vetusto salotto dove si penetrava da bambini con un senso ·di venerazione opprimente ? Pareva di entrare in chiesa, perchè era buio silenzioso e freddo e perchè quel rigoroso ordine dei suoi arredi pareva sacro, come decretato in eterno dalla Provvidenza. Si sarebbe meglio supposto un sovvertimento di tutta la terra anzichè un solo seggiolone collocato di traverso, · o una custodia di fiori finti, come quelli che piacciono a Guido Gozzano, posata su una tavola diversa dall'abituale. Poltrone e divani erano ricoperti di venerabili fodere stinte, divenute, assai più delle stoffe dell'imbottitura, la vera epidermide di quei mobili. Quando mai noi avremmo osato viol are uno dei lembi della fodera per vedere il tessuto prezioso al disotto? Ci sarebbe parso di commettere una profanazione. Quel tessuto era per la nostra immaginazione qualche cosa di fantastico. Era l'inarrivabile, l'invisibile. Ce ne aveva parlato talvolta la nonna, come dell'ottava meraviglia. Era stato scoper to una volta solo in occasione della visita del vescovo. Chi sa quando mai lo sarà più. Per lo meno ci vorrà un cardinale, la presenza dei Corpi Santi, come si dice nel Veneto, che co i se move, tona i ti"ra lampi·. Torino sta operando, qualcosa di altrettanto inverosimile, sta levando le fodere. L' avvenimento sarà straordinario. Ce ne accorgiamo fino dall'anticamera e cioè dalla. stazione ferroviaria che vi è una rivoluzione alle viste! · Fino da quando, quarant' anni or sono, il primo treno è giunto a Torino i viaggiatori sono scesi · sempre allo stesso punto, sul medesimo marciapiede. Almeno fin dove arriva la mia memoria infantil e io mi vedo sempre smontare dal vagone, fermo nel terzo binario a destra, sulla piattaforma di mezzo, come se non fosse mai cambia~o nè il treno nè il macchinista, nè l'ora di arnvo. Figuratevi ora il mio sbalordimento, quando l'ultima volta, il treno s i è arrestato fuori dell'alta e arcuata tettoia antica, presso una tettoia nuova bassa lunga costruita fra binari novellamente impiantati, e ho dovuto percorrere tutto un nuovo camm)no per avviarmi all'uscita! Non ero ancora rinvenuto per tanto stupore che qui me ne colse un altro ben più acuto. Al posto di uno steccato di legno che da più mesi chiudeva il fondo della stazione, sorgeva un grande padiglione di ferro colorato, qualchecosa come una falsa pagoda in ghisa o un genuino chiosco da tabaccheria o da rivendita di giornali; un vero saggio di architettura metallica, des tinato alla dis tribuzione dei biglietti. Diamine le ferrovie, da che sono passate allo Stato, si son date a proteggere le belle arti! Mi sono arrestato dieci minuti in ammirazione di quell'imprevisto e variopinto edificio. Era forse mezzo secolo che la stazione di Torino restava inalterata, ma bisogna riconoscere che ora_ che si so_n messi a rinnovarla, Io fanno sul seno. Per tutti gli habùites è divenuta irreconoscibile. E vi è ancora chi osa negare i benefici delle Esposizioni! O bene o male tuttavia la Stazione si è -ampliata e mentre da parecchi mesi si giungeva a Torino a Porta Nuova, tra dighe di rottami, tra cumuli di calcinacci anneriti, fra cantieri e travature in costruzione, ecco che in quindici giorni, il terreno è stato sgombrato e rassettato, i binari si sono triplicati allargandosi a ventaglio tra Via Nizza e Via Sacchi, numerosi imbarcaderi coperti da tettoie provviste persino di decorazioni a frangie non so se di zinco o di legno come quelle degli chalets svizzeri s i allineano tra un binario e l'altro. Qui siamo già a buon punto, quasi all'ordine. Non si aspettano che le fo lle. Ed ora entriamo in città. Vi è del nuovo? Ma certo. I buoni borghesi di Torino, tranquilli e abitudinari, casalinghi e parsimoniosi, sono di venuti improvvisamente soler ti , innovatori, frettolosi e audaci. Si sono pos ti all'opera con un accanimento inaudito, hanno certo dispensato più alacrità ed energia nervosa in poche settimane adesso che non in passato durante vari anni. Non soltanto le due rive del Po, tutto lungo il Valentino, per un tratto di tre chilometri si sono completamente trasformate, ma la ci ttà intera, se la si guardi con occhio scrutatore, ha subìto un cambiamento, addirittura ii:icommensurabile, se non altro per la sua estens10ne. A prima vista, per chi arrivi per la prima volta può darsi che questa immensa trasformazione sfugga. Poichè non si tratta di alcunchè di vistoso, di bizzarro, di colossale, di fantastico. Tutto può sembrar forse comè prima, eppure tutto è diverso da prima. Non vi è cosa per quanto piccola, non vi è angolo per _quanto derelitto che siano stati risparmiati. E stato un lavorìo indescrivibile e innumerevol e, un lavorìo minuzioso paziente, compiuto su mille punti differenti, in mille attitudini diverse, da infiniti sforzi isolati. Ognuno si è posto all'opera senza saper dell'altro, da sè, per suo conto, nella sua sfera d'azione, ma tutti in vista dello stesso evento. Qui si è aperto un nuovo negozio, lì si è cambiata una insegna, altrove si è rinnovata una bottega. Qui si è ripulita la facciata di una casa, lì un caffè ha sfoderato un lusso scintillante di dorature e di specchi, altrove un magazzino ha rifatto la sua mostra che non era più stata smossa da dieci anni. Io mi ricordo di una piccola vetrina che serviva di esposizione-réclame a un calzolaio. Quelli stivaletti scomparivano sotto l'o50 années triomphal succés: contre les TOUX usez des Pastilles Marchesini

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